Il risveglio perfetto
Buio. Silenzio. Calore. Leggerezza. All’improvviso, un insieme di suoni. La melodia jazz mi strappa definitivamente al sonno leggero del mattino. Ad occhi chiusi percepisco vagamente la luce, che mi colpisce dalle ampie fessure della persiana. Il tema musicale prosegue con un clarinetto sornione. Trovo a memoria il cellulare ai piedi del letto e aziono la ripetizione della sveglia, per ricevere altri dieci minuti di coccole dal caldo abbraccio del piumone. Poi decido di aprire gli occhi e, come al solito, lo sguardo si posa vacuo su una tavolozza di confuse macchie colorate. I dettagli non esistono, nel mio primo colpo d’occhio della giornata, così come i contorni, rubati da una grave miopia. Delusa, afferro gli occhiali dal centro del comodino, con la sicurezza di un gesto ripetuto migliaia di volte. Inforco sul naso il prezioso strumento e la stanza prende finalmente forma. Un giorno nuovo; l’identico inizio sfuocato di sempre. Nemmeno la primavera, luminoso archetipo della rinascita, può regalarmi il risveglio perfetto. È un sogno ancora irrealizzabile, il mio. Paradossalmente, lo stato dei miei occhi deve ulteriormente peggiorare per accedere ad un intervento solo parzialmente risolutivo. Ironia in agrodolce. Se avete la vista acuta vi concedo un sorriso, e sorrido con voi di quello che sembra un desiderio puerile. A chi condivide la mia esperienza invece domando: cosa dareste per vedere bene, tutto e subito? Io mi ispiro alla favola della bella addormentata, svegliata dal bacio di un affascinante principe, con cui poi vive cent’anni felice e contenta. Con la differenza che io vorrei metterlo a fuoco, il viso di questo innamorato, non appena apro gli occhi, godendomi immediatamente ogni dettaglio dei suoi lineamenti. E per questo incantesimo sarei disposta a cedere tutte le ricchezze del regno.