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Senza gli altri non valiamo nulla. La teoria del mosaico.

Da Ciraolo

La teoria del mosaico.

Da soli non valiamo nulla.

Da neonati eravamo come uno spazio bianco, tutto da riempire per mano di altri. Poi, crescendo, abbiamo iniziato a riempire questo spazio da soli, a scegliere per conto nostro, ma non potevamo che prendere spunto fuori di noi: seguire esempi, insegnamenti, regole. Ancora oggi la vita ha senso, anche se alcuni non vorrebbero ammetterlo, in virtù delle persone che ci circondano.

Lo spazio bianco è da riempire con un mosaico. I tasselli sono le persone, più o meno importanti, che nella vita ci hanno dato qualcosa. Il risultato dipenderà dalla nostra capacità di mettere insieme i pezzi che ci sono stati concessi. Ed estrarne un opera d’arte.

Ogni aspetto della nostra personalità dipende, in qualche misura a volte oscura, da altre persone. Certo, quando nasciamo possediamo già un corredo cromosomico ben formato, ma non dimentichiamo che questi geni ci sono dati da due persone (i genitori) che a loro volta lo hanno ricevuto da altre quattro (i nonni) e così via. Anche, nei casi peggiori, quando non si conoscono i veri genitori essi fanno parte a pieno titolo del nostro mosaico così come ne fanno parte i nostri antenati.

Conosci te stesso.

Chi, come me, ritiene che il motto socratico sia una premessa indispensabile nella ricerca della felicità, non può fare a meno di ricercare ogni tassello del proprio mosaico nel tentativo di definirne la provenienza e, dopo molti anni di introspezione, forse giungerà ad una prima conoscenza di ciò che è. Spesso un tassello preso singolarmente non vuol dire niente, assume significato solo se posto vicino ad altri. Come l’occhio non è in grado di vedere la propria pupilla anche noi, per osservare il nostro mosaico, dobbiamo compiere un difficile lavoro di allontanamento da noi stessi.

Ogni tassello ha peso, dimensione, colori differenti. Potremmo tentare di eliminarne uno, ma credo sia molto dura, se non impossibile. Quando un tassello sembra essere venuto male, possiamo guardarne i lati positivi. Quando un tassello è proprio doloroso, forse accanto ad altri tasselli può assumere un altro colore: se Stephen King non avesse avuto un’infanzia difficile, sarebbe oggi “The King”? Quando un tassello proprio non funziona, stona, è del tutto dannoso e non riusciamo a trovarne alcuna utilità, possiamo tentare di sistemare altri tasselli in modo da sostenerlo, di sorreggerlo perché quella parte di mosaico non crolli. Sfruttiamo i tasselli forti per sorreggere quelli deboli.

Anche noi siamo tasselli, nel mosaico di altre persone.

Questa è una responsabilità enorme. Siamo grossi tasselli per le persone a noi care, grossissimi per i nostri partner, immensi per i nostri figli, e piccoli tasselli per una miriade di altre persone, anche quelle lontane o addirittura quelle sconosciute (si pensi ad alcuni blogger, che diventano amici importanti dei lettori del proprio blog). Non fuggiamo da questo impegno.

Quanti incontri casuali con persone sconosciute e mai più riviste hanno in qualche modo segnato la nostra vita? Per altri, noi potremmo essere quella persona: concediamoci senza interesse, senza chiedere niente in cambio e un giorno forse qualcuno si guarderà indietro e ci riconoscerà come tassello importante, seppur piccolo, della propria vita. Piantando il seme, questo germoglierà per conto suo.

Essere grati.

A volte le persone che stanno dietro un tassello sono evidenti, altre volte sono nascoste ma questo non deve permetterci di dimenticare la gratitudine, che è un ottimo esercizio psicologico. La sera potremmo fare una breve lista mentale delle persone a cui siamo grati. Anche in età adulta il mosaico non può considerarsi finito: dalla persona più importante al passante che ci urta in metropolitana, non stanchiamoci di farci costruire.

Foto | Flickr


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