Titolo: Senza perdono
Autore: Sabine Thiesler
Editore: Corbaccio
Anno: 2012
Jonathan è un uomo al quale il destino sembra aver riservato molte fortune.
E’ un fotografo di successo, ricco e appagato, e la moglie Jana è una prima ballerina che incanta i teatri di tutta la Germania condividendo con lui l’ebbrezza di una vita perfetta.
L’esistenza ha però dimensioni più profonde e imperscrutabili del quotidiano piacere di un salotto ben arredato, e una rimescolata di carte da parte del destino trascinerà Jonathan sul fondo. L’incidente mortale che gli strapperà via l’adorata figlia Giselle cancellerà ogni legame con l’equilibrato benessere del suo passato, e gli farà perdere –insieme all’amore della sua vita- anche il contatto con la realtà.
Incapace di superare il lutto per la morte di Giselle, Jonathan abbandonerà tutto e tutti per fuggire in Toscana, dove proverà a cancellare con un colpo di spugna la dolorosa macchia del suo passato, e darà inizio a una nuova vita con Sofia. Ma ci sono dolori che aprono un baratro troppo grande dal quale sfuggire, e il desiderio di trovare vendetta avrà una voce troppo amata per riuscire a resisterle…
“O Fortuna, velut Luna”, dicevano i Carmina Burana: “O sorte, simile alla luna”, perché il caso ci tiene tra le sue mani, e a suo piacimento le stringe o ci lascia andare, con i cambiamenti continui e capricciosi di un astro che talvolta appare e talvolta si nasconde nell’oscurità del cielo.
Sabine Thiesler questo sembra saperlo profondamente, perché ci regala una vicenda complicata e terribile come solo la realtà sa essere, in cui ognuno dei molti personaggi porta con sé il proprio carico di sofferenze e segreti, e si muove perché spinta dalla forza dell’inevitabilità dei grandi sentimenti.
E in “Senza perdono”, di grandi sentimenti ce ne sono molti.
Innanzi tutto amore, di quello tiepido che Jonathan prova per la moglie Jana e che gli consente di mantenersi in equilibrio sulla realtà, di vivere la tanto agognata vita perfetta, socialmente composta, che tutti gli invidiano. Ma soprattutto amore viscerale per la figlia Giselle, quel genere di amore che quando ti viene strappato porta con sé tutto, ogni altra ragione di vita, ogni forma di senno, ogni vittoria faticosamente costruita. Ogni altra bellezza.
E poi terrore, sgomento, rabbia, odio.
“Si trascinò fuori come un vecchio, senza sapere cosa fare del proprio odio.”, si dirà ad un certo punto della storia, quando Jonathan vivrà il culmine del suo dolore, quasi come se l’odio fosse il nero dei sentimenti, quel sentimento che racchiude ogni altro, capace di scolorire con il tempo e di declinarsi in altre forme che già conteneva tutte in sé, mescolate le une alle altre. Capace di trascendere anche nell’ostinata follia di una vendetta.
Nella convinzione di potersi liberare dai propri sentimenti il protagonista si allontanerà fisicamente dalla sua vecchia vita, dall’amata Berlino, da una moglie ormai estranea alla sua interiorità, dal suo vissuto. Eppure non siamo padroni di decidere quando chiudere il conto con il passato, e questo potrà ripresentarsi al nostro portone a chiedere udienza finché ne avrà voglia, anche per sempre.
A fare da sfondo alle umane passioni, poi, una Toscana alla quale indifferente bellezza la Thiesler –con descrizioni delicate e suggestive – rende tributo, regalando per un attimo al protagonista la speranza di un posto colmo di calore nel quale ricominciare. Perché “La vita sa essere davvero semplice”, a volte. Ma anche mutevole e capricciosa come la Luna.
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