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Senza peso. La storia_2.

Creato il 19 maggio 2015 da Gianlucaweast @gianlucaweast

Senza peso. La storia_2.

© 2015 weast productions


Ma cosa fai ancora sveglia e, soprattutto: cosa ci faaai ancora qui?La stava prendendo alla larga, mentre teneva d'occhio l'ombra di Lî (meglio usare l'accento circonflesso, è meno cattivo) avanzare lungo la parete e staccarsi, con una grazia non anticipabile, e saltellare ora non molto diversa da una danseuse con in mente chissà cosa e quanto. Il corpo della ragazza emetteva sottili onde magnetiche. Dalla finestra entrava a stento una luce gialla che portava odore di fumo raffreddato, di nicotina depositata sulle superfici della minuscola stanza dentro la quale si era concesso una pausa. Dall'ira e dalla paura. Mia dolce Lî, lo sai che non mi piacciono le sorprese e nemmeno le improvvisate, non mi piace quando prendi l'iniziativa, non mi piace quando ti metti in testa di essere bella e ti avvicini, detesto dovere ammettere che provo compassione, tristezza nel guardarti, nel guardarti messa così, mi fa male. Non stava, tuttavia, utilizzando entrambi gli emisferi del suo cervello. Ce n'era uno che andava per conto suo. E trovava, in una esaltata contraddizione con i dati di fatto (ma quali, esistevano?), la via d'uscita dalla rassegnazione e giudicava così, in fondo al fondo, Lî nemmeno troppo malandata. A dire il vero, addirittura appetitosa. L'altro emisfero andava avanti da solo: e pensava che la solitudine gioca brutti scherzi, e probabilmente la malattia fa la stessa cosa. Infatti: lui era solo e malato. Per entrambe le circostanze non aveva alcuna responsabilità. Non cessava di ripeterselo, anche quando Lî non si faceva vedere per giorni interi. Ne era sicuro. Lui non c'entrava. Quando i pensieri non trovavano via d'uscita dalla testa, finiva col raccontarsi un sacco di balle. O con lo spaccare tutto. Lî era ormai vicinissima. E pensava, senza peso, che tutto questo stava accadendo senza necessità. Succedeva così. Sozusagen, alla cazzo. Lucida com'era, aveva la trasparente consapevolezza che la storia non era ancora iniziata. Nemmeno un po'. C'era, in tutto questo, uno zero di consolatorio. Figurarsi di rassicurante.  

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