A queste e moltissime altre domande prova a rispondere il libro "Senza sapere - Il costo dell'ignoranza in Italia", scritto dal Professor Giovanni Solimine e pubblicato da Saggi Tascabili - Editori Laterza.
L'insieme di mancate conoscenze è, infatti, un difetto nazionale che rischia di ripercuotersi su una enormemente grande varietà di settori: dalla politica all'economia, dalla società all'ambiente, dall'istruzione al sociale, [...].
Quante di queste voci possono essere attribuibili o migliorabili (almeno in parte) con incrementi di cultura e consapevolezze? L'intento del testo è chiaro sin dalla sintesi specifica esposta a corredo dell'opera:
"[...] L'Italia sembra non rendersene conto: tutte le statistiche ci ricordano il basso livello di competenze degli studenti e della popolazione adulta, lo scarso numero di laureati e diplomati che il nostro invecchiato e gracile sistema produttivo non è capace di assorbire, la deble partecipazione dei nostri cittadini alla vita culturale. Un Paese povero di risorse materiali e in ritardo dovrebbe investire in formazione più degli altri Paesi.
Invece continua a non avere una politica della conoscenza, fondamentale per la costruzione del nostro futuro: gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l'ignoranza. Questo è il paradosso di un'Italia senza sapere. [...]"
I meccanismi che hanno per troppo tempo alimentato le scarsità di informazione e conoscenza hanno nel tempo prodotto una serie di risultati controproducenti e negativi per lo stato di salute dell'intera Italia: svalutazione del capitale umano, cortocircuito politico precipitato in un degrado socio-culturale senza quartiere, meccanismi economico-finanziari percepiti come impossibili da comprendere e districare, informazione latente e/o latitante sulle più svariate questioni. Tutto e/o quasi rischia di essere "bruciato", sia in termini di mancati benefici che di futuro bruciato.
Può, alla luce di queste e numerose ulteriori possibili questioni, essere possibile definire l'ignoranza come il vero nemico dell'Italia?
L'autore del testo ha un'opinione molto chiara relativamente a questa eventualità:
"[...]Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi volumi che denunciano il dilagare dell'ignoranza, anche con particolare riferimento al nostro Paese.
I dati ci descrivono un'Italia priva di conoscenze e di competenze, un Paese 'senza sapere'.
Siamo talmente ignoranti da non comprendere [...] quanto sia grave e pericoloso il nostro livello di ignoranza, e da non correre ai ripari.
Ciò che inquieta di più è che anche i nostri governanti [...] non sembrano occuparsi o pre-occuparsi del problema, non rendendosi conto del prezzo che quotidianamente l'intera società italiana è costretta a pagare per i guasti provocati dall'ignoranza.
Socrate era saggio perchè sapeva di non sapere. Noi siamo a uno stadio precedente [...] perchè non ci siamo accorti neppure di quanto grave e profonda sia la nostra ignoranza. [...]"
Ragionare e discutere sull'ignoranza dovrebbe presupporre la necessità di strutturare fondati dibattiti attorno ad origini, soluzioni e rimedi di questo tremendo male collettivo e non certo facilmente estirpabile. Le argomentazioni complessive si definiscono attraverso la strutturazione di un dibattito attorno a tematiche fondamentali ed al tempo stesso tremendamente sottovalutate nell'attuale contesto nazionale:
- Ben-essere della conoscenza: investire su nuovi modelli di crescita, ricercando l'uguaglianza delle opportunità collettive al fine di riabilitare un potenziale ben-essere della società;
- Rete come contesto: razionalizzare la conoscenza, investendo su nuove strade ad oggi non ancora completamente percorse. Emerge spontaneo, su questo piano, il richiamo alla rete e alle infrastrutture digitali;
- Circolazione delle conoscenze e forme del sapere: cultura come patrimonio ed interazione su cui ricostruire le fondamenta di una nazione, concentrando le attenzioni sull'entità e sulla qualità dei contenuti da divulgare ed immettere nel dibattito nazionale. (Ri)organizzare il passato per migliorare il futuro, bilanciando con attenzione i servizi di mediazione ed accesso alla conoscenza finalizzata a far incrementare e migliorare il contesto nazionale;
- Politica per la conoscenza: quali proposte concrete potrebbe/dovrebbe essere possibile promuovere, al fine di trasformare l'Italia dell'ignoranza in un Paese dove la conoscenza abbia un ruolo più rilevante?
Lo spread culturale dovrebbe essere un valore a cui prestare maggiori attenzioni, in un contesto già globalizzato e (radicalmente) incrinato come quello caratteristico di questa Italia. Attraverso questa voce, forse, si potrebbe contribuire a risollevare il Paese da una crisi socio-economica-culturale complessiva senza alcun precedente.