Nel 2012 Bossi e i suoi riuscirono a liberarsi dei dissidenti interni al movimento padano in una sorta di notte dei lunghi coltelli riedita in versione polenta e salsiccia, camicie verde padano contro camicie verde fosforescente. Il piano cominciò a prendere forma e la Lega Nord mosse i primi passi della secessione armando i propri fucilieri. Il 21 dicembre 2012 tutti capirono cosa intendevano i Maya con la loro “fine di un ciclo”: in una sola notte Bossi lanciò la propria blitzkrieg, piazzò i propri uomini sul confine meridionale di Marche, Umbria e Toscana e mosse la cavalleria verso nord, conquistando in pochi giorni Austria, Svizzera e tutta la Baviera, che si arrese diplomaticamente lasciandosi annettere alla macroregione indipendente per non subire gravi perdite tra la popolazione e raid aerei notturni.
Nel 2013 nacque lo scudo, moneta unica della Padania, mentre il Po venne deviato artificialmente in più direzioni in modo da toccare tanto Ancona quanto Ginevra, tanto Aosta quanto Monaco. A scuola divenne obbligatorio lo studio dei dialetti locali e l’ora di religione prevedeva approfondimenti sulle divinità celtiche quanto su quelle germaniche che narrano le vicende di Odino e Thor. Di quest’ultimo venivano distribuite intere collane di fumetti porta a porta in una sorta di nuova epoca de La torre di guardia. Gli stranieri vennero cacciati tutti in sud Italia e in Francia, le moschee date alle fiamme, i film di Carlo Verdone furono tutti sottotitolati in dialetto milanese, lingua principale della nuova nazione.
Nel 2014 divennero fortissime le esportazioni di Grana Padano, panettoni e pandori mentre venne bandita la vendita di prodotti stranieri tra cui la cassata e il Nero d’Avola. Gli Irish Pub vennero chiusi e sostituiti da birrifici dove si vendeva solo birra della Baviera. Lo scudo venne quotato in borsa, i padani vinsero la disoccupazione rioccupandosi nei lavori più umili che per anni erano stati lasciati alle mani degli extracomunitari. La gente era felice, si amava, i divorzi sparirono, le risse allo stadio un lontanissimo ricordo. I Carabinieri non esistevano che in Italia, al nord vi era la Guardia Padana. La polizia municipale fu sostituita dalle ronde padane, i servizi segreti dalle GMV (Giovani marmotte verdi). Non esisteva più la Croce rossa ma solo quella verde. I programmi televisivi furono rapidamente sostituiti da quelli regionali e da pochi varietà tramessi su scala extra-provinciale. Imperdibile la selezione estiva delle padanine, una mora e una bionda, diverse in ogni edizione.
Nel 2015 gli Stati uniti imposero l’embargo al Regno delle Tre Padanie, proprio quando le dinastie venivano ridisegnate all’interno della nuova Costituzione monarchica. Bossi fu eletto Re Umberto I di Padania e incoronato la notte di natale dal vescovo di Varese. Il figlio divenne Trota I principe di Baviera. Per non soccombere alla crisi creata dall’embargo appoggiato dall’ONU Bossi i carrarmatini verdi del Risiko Padano (versione brevissima di quello originale con pochissime regioni da invadere) all’invasione di Marte concludendo in pochi mesi la straordinaria impresa. Attraverso un ponte di neutrini gli ingegneri svizzeri riusciranno a far giungere l’acqua del Po anche sul Pianeta rosso per la gioia degli ominidi del posto che da subito si dedicarono allo studio dei dialetti nostrani.
Nel 2030 il Regno lanciò il proprio primo satellite nello spazio senza un vero motivo. Mandò il primo uomo su Giove senza alcun vero motivo. Fece partire alla conquista di nuove frontiere spaziali la Green Star Trek a dimostrazione del proprio dominio tecnico-scientifico, ma anche qua non se ne capì davvero il motivo. La gente spalava nelle latrine e si abbuffava di Parmigiano-Reggiano, discuteva amorevolmente in dialetto ma non capiva il 90% delle pagine internet. Non c’erano più nemici dentro quelle mura, erano tutti fuori e li guardavano con aria strana, senza capire, senza vedere motivi. Non c’erano più palazzi da costruire e monete da scambiare, lo scudo valeva meno di niente e lo accettavano giusto dal tabaccaio sotto casa. I regnanti pensarono di tornare al baratto. E nessuno capiva il motivo. Poi, nel natale di quell’anno, la gente non aveva di che temere, ottennero tutti spumante e panettone a spesa del ministero del welfare e fecero le loro preghierine ringraziando il signore che a casa loro non vi fosse tutto il male che occupava il mondo: il comunismo, i negri, gli zingari e i musulmani. Senza le diversità le loro vite erano così serene tra un goccio di grappa e un piatto di linguine al pesto. Poi, senza che vi fosse davvero un buon motivo, un ragazzino decise di uscire dal Truman Show. Cominciò a picconare il muro che divideva il regno da un qualche stato confinante, un altissimo muro invalicabile che aveva per anni impedito agli stranieri ladri e truffatori di venire a occupare e sporcare le loro terre.
Si sa, i ragazzini sono curiosi. E così, piccona e piccona, il giovane padano aprì una falla nel muro. La prima cosa che vide fu la luce del sole, quello vero, quello che scalda e dà il senso dell’infinito. Poi vide gente nuova. Posti nuovi. La curiosità e la voglia di sapere lo avrebbero spinto oltre il muro per poi raccontare tutto ad amici e familiari. Non c’erano solo i musicisti di Correggio e Zocca là fuori. Né i film di Massimo Boldi e Renato Pozzetto erano gli unici considerati grandi classici del passato. Il muro divideva ancora i corpi, ma non più le anime. Il Regno delle Tre Padanie cominciò così la sua triste fine, inseguita dalla voglia della gente di scoprire e imparare. Di unirsi.
Nel 2031 il regno non esisteva più. La sua nazionale di calcio non era nemmeno riuscita a vincere un mondiale prima della fine e questo per i vecchi ancora legati al regime è rimasto il rimpianto più grande. Senza che vi sia un vero motivo.
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