oggi facebook con quel perverso tools dei ricordi mi ha catapultata alle ore di chiusura della tesi dottorale. sento ancora la sensazione di totale rapimento di quelle lunghissime 56 ore, senza dormire, continuando a scrivere, aggiustare, modificare, completare "la cosa". sento ancora la sensazione di sospensione che accompagnava un tempo che non aveva minuti e ore, ma solo una scadenza. le sensazioni infinite che ci sono dietro un lavoro di anni con tutte le passioni che conserva e che nasconde in ogni riga, in ogni nota letta e riletta, scritta, cancellata, riscritta e controllata millemila vote. i ringraziamenti, poi, loro descrivono mondi, universi paralleli di relazioni intime invischiate con lei. lei, la cosa, che descrive me. un altro mondo, un 'altra vita. lei nata tra cassino e madrid, io che lì in mezzo ci sono cresciuta. posso dire di essere rinata in quegli anni. tante fini ed altrettanti inizi e quello che resta sono io ora. chi resta è il filo di un discorso che ne la cosa trova una grammatica che ora, non senza fatica, cerco di non dimenticare. ora che il palcoscenico non è più così popolato di certezze e le mie sicurezze sono messe a vario titolo a dura prova, ma senza che possa più verbalizzarlo senza apparire anacronistica o intempestiva. il tempismo, d'altronde, non è il mio forte. e il mio più bel lavoro non è scritto, ma sta scrivendo la mia vita mettendomi alla prova in modi diversi, anche se poi nemmeno così tanto. dedizione, passione infinita, le costanti. tutto il resto sono altre storie. e stanotte, una notte strana che rubo al sonno per potermi fare un po' compagnia, come non succede più così spesso. un po' mi manco, lo confesso. ma fa parte del gioco, credo. e quinnipack, serve anche a questo. ritrovarmi quando mi perdo un po'.
ma solo di notte e solo da sola.
senza dirlo a nessuno.
Magazine Talenti
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