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Senza Troisi non ci resta che piangere

Creato il 05 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Massimo Troisi è un attore, un regista, uno sceneggiatore napoletano di San Giorgio a Cremano ( 1953), ma soprattutto un mito, che supera le barriere dello spazio e del tempo ed erige un monumento più duraturo del bronzo. A venti anni di distanza dalla sua morte (4 giugno 1994) non ci resta che piangere l’artista più spontaneo, naturale, autentico che io abbia mai conosciuto. Proveniente da una famiglia assai numerosa di diciassette persone, di umili origini, non si è mai dissociato da quell’umorismo appreso in famiglia, dove i nonni erano per lui due veri capocomici. Ecco perché spiccato è il senso della convivialità e della condivisione: profondamente radicato nella sua famiglia di origine, trasferisce nel mondo tutto quel sano sentimento di appartenenza non rinunciando mai al dialetto, anche se talora diluito per problemi di target. Diplomatosi geometra a Torre del Greco contemporaneamente scrisse poesie in dialetto ispirandosi a Pasolini, rispetto al quale si sentiva un moscerino, anche per via della sua congenita timidezza che diventò un’arma vincente sullo schermo rivelando una naturalezza disarmante. Esordì nel 1969, ma col gruppo La smorfia si distinse insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro; un nome assai calzante perché la smorfia è la metafora della vita quotidiana e dei sogni notturni a cui Napoli affida la risoluzione dei guai, traducendo il tutto in numeri. Grande filosofo della vita, intriso di spirito tutto partenopeo, mise in rilievo miseria e nobiltà della sua città, debolezze, pregiudizi e punti di forza, portando Napoli in tutto il mondo.

massimo troisi in scusate il ritardo

Insignito dei massimi premi, come attore, regista e sceneggiatore, mai perse quella umiltà delle origini , la naturalezza; intrinsecamente nobile nell’anima e nel corpo ebbe donne affascinanti e di successo, attratte dalla fibra dell’uomo e dalla timidezza , che diventa il suo tratto più affascinante, perché proprio suo, innato. Detto anche “Pulcinella” perché napoletano e internazionale, lavorò a fianco di Benigni, Arena, Verdone, Scola, Mastroianni, per citare i più famosi. Tutti i suoi film ebbero successo strepitoso, per via di alcune gag che sono passate alla storia del cinema internazionale, per le quali si è ispirato alla sua famiglia di origine, da cui apprese anche un sano spirito religioso che fu pure oggetto di ridicolizzazione rispettosa. Tifoso del Napoli, fu amico di Maradona; quindi napoletano verace eppur universale ha portato la sua città nel mondo, tanto è vero che tutto il mondo compiange ancora intensamente la sua prematura scomparsa per via di una cardiopatia congenita. All’ultimo film “ Il postino” egli consegna il suo testamento spirituale, film che volle interpretare nonostante i gravissimi problemi di salute che lo portarono alla morte subito dopo la fine delle riprese, durante le quali fu a volte sostituito da una controfigura. A chi gli consigliava il trapianto rispose: No, questo film lo voglio fare con il mio cuore”; infatti in esso c’è tutto l’uomo Troisi che supera la sua timidezza grazie alla Poesia. Massimo, non finiremo mai di ringraziarti per quanto sei ancora vivo tra noi e scusa il ritardo con cui ti ho commemorato.



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