Magazine Cultura
"Separiamoci" è il grido che dovrebbe essere lanciato da tutti i Meridionali che vogliono perseguire il loro vero interesse. In 152 anni di unità d'Italia il Sud è stato progressivamente spogliato dei suoi beni e abbandonato a se stesso. Ci si vergogna quasi a ricordare i primati che il Sud possedeva fino al 1860 (quando l'ex Regno delle Due Sicilie fu invaso militarmente dai piemontesi) nei campi della scienza, dell'arte, dell'industria, del rispetto dei beni comuni, delle conquiste civili. Nel 1860 il PIL del Regno era uguale a quello medio della penisola italiana; i lavoratori dell'industria erano in proporzione più al Sud che al Nord. Negli anni il sistema bancario del Sud è stato assorbito da gruppi del Nord: il Banco di Napoli dalla torinese Banca Intesa Sanpaolo, il Banco di Sicilia dal gruppo milanese Unicredit. Dopo le banche il Mezzogiorno si è fatto sfilare anche i giornali. Scrive Esposito: «Se un Paese commette tanti errori e, nonostante l'evidenza del declino, non pone rimedi è perché quel medesimo Paese si osserva e si giudica tramite una lente deformata». La sua classe dirigente non è in grado di correggere gli errori che l’hanno portata in quello stato. La palla al piede non è il Mezzogiorno, come superficialmente si dice, ma è l'incapacità di vedere lontano nel tempo e nello spazio, è la manifesta inadeguatezza politica e culturale della classe dirigente del Nord. In questa situazione diventa logico chiedersi se non convenga a tutti, e certamente al Sud, di separarsi e ritrovare la propria indipendenza. Solo così il Sud potrebbe riannodare il filo spezzato della sua storia. Nell'ultimo capitolo del libro Esposito sembra pentirsi di questa conclusione, come avviene in una coppia dopo una vita di comunione matrimoniale. Ci si scopre ancora innamorati: «L'Italia potrebbe tornare a innamorarsi di se stessa, tutta intera». Ma ritengo sia un pentimento retorico, se le condizioni poste sono le seguenti: istituzione di un giorno della memoria per tutte le vittime dell'invasione e della repressione piemontese, ritorno in Patria delle ossa dei briganti custodite nel museo Lombroso a Torino, intitolazione di una via Pontelandolfo in ogni capoluogo di Provincia, riscrizione di tutte le regole sul federalismo, chiusura nel Sud delle discariche di rifiuti tossici provenienti dal nord con relativo disinquinamento. Marco Esposito fornisce anche dettagliate istruzioni pratiche per l'attuazione della separazione. Pur restando nell'ambito dell'attuale Costituzione, ricorrendo alla procedura dettata dall'articolo 138, la Repubblica può cambiare la sua natura da unitaria a federale e persino i suoi confini possono essere rivisti. Percorso stretto ma non inaccessibile. E poi l'Italia è campione dell'interpretazione delle leggi. L'unica preclusione è data all'uso della violenza fisica, perché eticamente inaccettabile. Quel che conta è la spinta popolare, anche se «il momento del disgusto popolare nei confronti di un'Italia diventata matrigna per larga parte della penisola [il Sud] forse è ancora lontano, ma i segnali non mancano» Senza alcuna modifica costituzionale, facendo ricorso all'articolo 132 della Costituzione, per ridare al Mezzogiorno una sua centralità si potrebbe creare una macroregione meridionale. Secondo Esposito dovrebbero entrarne a far parte le regioni del Sud continentale: Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Io ci aggiungerei anche la Sicilia, più parte dell'odierno Lazio meridionale ed orientale. Altri vorrebbero aggiungere anche la Sardegna. La popolazione di questa maccroregione sarebbe superiore a quella di nazioni come Grecia, Portogallo o Svezia. La sua Giunta, con il presidente eletto direttamente dai cittadini, avrebbe un peso politico specifico tale da condizionare l'attività del Governo italiano. Tale macroregione potrebbe rappresentare una via intermedia tra l'attuale Italia unita e la totale indipendenza futura del Sud. Fra le varie opzioni in campo Esposito individua e sceglie anche nome, capitale, bandiera, moneta, che il Sud indipendente potrebbe avere. Nome: Mediterranea, capitale: Napoli, bandiera: giallo e rosso, moneta: euro. Certo, scrive Esposito, far nascere un nuovo Stato richiede convinzione nei propri mezzi e anche una certa dose di spregiudicatezza, capacità di osare. Ma forse è proprio questo che serve: credere in se stessi, tornare a sognare. Pino Aprile nella prefazione al libro scrive: «Separiamoci elenca tutte la ragioni che potrebbero rendere inevitabile il ritorno a un Sud indipendente; e spiega come farlo bene, se quelle ragioni continueranno a essere ignorate»
Marco Esposito è napoletano, classe 1963. Ha lavorato come giornalista per Milano Finanza, la Voce, il Messaggero, la Repubblica, il Mattino. Dal 2011 è assessore al Commercio e alle Attività produttive del Comune di Napoli.
Rocco Biondi
Marco Esposito, Separiamoci, prefazione di Pino Aprile, Magenes Editoriale, Milano 2013, pp. 165, € 12,00
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