Tutti ridono.
Noi soprattutto.
Post ad alto rischio di insulti e trollaggio. In fondo, che me ne importa? Tanto so già che là fuori ho molti amici. Spero di incontrarne presto qualcuno per parlare di infodump e show don’t tell faccia a faccia. In modo da mostrare loro quanto li apprezzo.
Perché a volte bisogna essere molto immersivi nel mostrare ciò che si pensa. Così dice uno di questi mentecatti linguacciuti.
Ma non è solo di questi amici che voglio occuparmi oggi. Sarebbe fin troppo generoso dar loro quel minimo di visibilità che anelano, perciò li lascio a fondo articolo, senza link né altro. Che poi il mio è un discorso generico, non mi interessa citare qualcuno nello specifico. Per fortuna certi blog stanno morendo di stenti (e spero che soffrano atrocemente nella dipartita), inutile perfino ricordarli.
Ma in realtà questo post parte da un’altra prospettiva.
Tutto comincia da una considerazione: dall’acquisto del Kindle in poi le mie letture sono esclusivamente limitate a romanzi e antologie in lingua inglese. Pescare nello sconfinato catalogo di Amazon è sempre una delizia per gli occhi e una tortura per la carta di credito.
Sta di fatto che sono mesi che non compro più nulla in libreria, uscendone, al contrario, sempre più schifato. Nei giorni scorsi in molti mi hanno chiesto perché non sono andato al Salone del Libro. La risposta è: perché sarebbe stato come entrare in dieci megastore Feltrinelli riuniti sotto un unico tetto. Roba da brividi…
No, guardate, passo. Tanto non avevo nulla da comprare.
I soldi che prima spendevo per costose e inutili edizioni rilegate li ho destinati quasi totalmente all’acquisto di fumetti. Del resto per comprare tre o quattro buoni ebook mi bastano circa 10 euro al mese, senza contare gli autoprodotti di qualità (alla faccia dei tizi come coso, mr.Bukkake o come diavolo si chiama, che dall’alto della sua competenza da bamboccio saccente li ritiene tutti illeggibili. Credibile uno così, no?)
Di conseguenza seguo con molta attenzione quei blog che propongono recensioni di libri disponibili solo in lingua originale, come Strategie Evolutive, Minuetto Express, Midian o come quello gestito da Angelo Benuzzi. Nulla contro gli scrittori italiani, chi mi conosce sa che li sostengo da sempre, specialmente quelli al di fuori dai soliti circoli e circoletti della grande editoria (grande come visibilità e solo per quello, specifichiamo). Anzi, direi che proprio dalle autoproduzioni arrivano spesso le note liete, i tentativi coraggiosi di svincolarsi dalle autocastranti leggi di mercato che nessuna casa editrice italiana si sogna mai di sfidare.
Il punto è che in metà catalogo di un editore di media portata inglese o americano trovo più materiale e più varietà che non consultando l’intero catalogo Mondadori degli ultimi dieci anni. Facile sparare contro Mondadori? Ok, cambiate il nome, la sostanza rimane quella.
Il problema non è però che gli editori italiani pubblicano cose brutte. La stessa cosa succede ovunque, perché i lettori “deboli” hanno dei gusti di mer*a – e qualcuno deve pur dirlo. Il punto è che qui da noi non propongono null’altro. Non esiste praticamente nessun lavoro di scouting capillare. Un esempio pratico riguarda i generi di cui sono appassionato: horror, fantascienza, fantastico. Sugli scaffali c’è tutto il peggio reperibile sul mercato e, in più, le ennesime riedizioni di Asimov, King, P.K.Dick.
Tipico editore medio/grande italiano.
Siamo fermi di almeno vent’anni nel passato e gli scorci di presente che ci mostrano attraverso i libri fanno pensare a un’umanità colpita da una lobotomia di massa. Individuo la colpa di tutto ciò nei sepolcri imbiancati che stanno tignosamente attaccati ai posti di responsabilità in molte case editrici. Vecchi non di carta d’identità (anche se spesso…) bensì di testa, di idee, di mentalità. Tizi che non hanno la minima idea delle correnti che vanno per la maggiori al di fuori di questo triste paese, ma che giocano a fare gli intellettuali che la sanno lunga.
Per contro, come già accennato, l’alternativa sarebbero questi cialtroni, sottospecie di grillini della blogosfera che si credono “la novità” solo perché conoscono un nutrito repertorio di insulti e un’innata capacità di stroncare ogni esperimento narrativo indipendente, dall’alto della loro esperienza da recensori masturbatori. Esperienza che di solito corrisponde a un racconto pubblicato ogni cinque o sei anni, perché prima devono studiarsi maniacalmente i manuali e infamare a destra a manca, per illudersi di essere fighi e belli. Salvo poi – così mi dicono voci ben informate – tremare come mammolette ogni volta che si trovano faccia a faccia con coloro che hanno infamato via Web. Il classico compertamento da codardi che caratterizza tutti i bulletti di quartiere.
Questi sono anche peggio dei sepolcri imbiancati, sono l’alternativa nazista alla Repubblica di Weimar.
Noto con piacere la crescente voglia dei lettori di prendere a calci nel culo entrambe le categorie. La gente si è frantumata i testicoli di avere a che fare con estremisti e talebani, quindi adesso lo spazio ce lo prendiamo noi. Sbagliando, per carità. Sperimentando, accusando anche tonfi clamorosi tra concorsi non riusciti, racconti incompleti e autopubblicazioni di alternante qualità. Pur sempre meglio però che non fare come questi teppistelli della Rete, che stanno davanti a un monitor a masturbarsi sui manuali di scrittura senza mai produrre un cazzo se non livore.
Per “noi” intendo persone con pareri spesso antitetici, mosse spesso da profondi contrasti di vedute, ma pronte a collaborare onestamente quando ci sono i presupposti per farlo. O almeno a ignorarsi con altrettanto rispetto se proprio non si va d’accordo. Cosa che là fuori se la sognano.
- – -
NB.: Flame e insulti verranno cancellati seduta stante dai commenti. Non ho tempo da perdere con stronzi e troll, se non per sporgere querela nel caso ce ne fossero gli estremi.
Filed under: libri, riflessioni, scrittura