Irlanda. Scoperti 2 scheletri del VIII secolo con sassi infilati in bocca
Un team di archeologi ha dissotterrato, in Irlanda, due scheletri risalenti all’Ottavo secolo, sepolti con dei sassi infilati in bocca. Si pensa che questa pratica fosse stata utilizzata per evitare che i morti tornassero in “vita”; solitamente, i corpi identificati come possibili “morti viventi” appartenevano a forestieri.
Questi scheletri, di uomini vissuti in piena epoca medievale, sono stati recentemente riportati alla luce in Irlanda e gli archeologi hanno constatato con notevole sorpresa la presenza di due grandi sassi infilati nelle rispettive bocche: a detta degli studiosi, questa pratica veniva utilizzata quando si pensava che i morti potessero risorgere dalle proprie tombe come morti viventi.
È senza dubbio molto interessante l’analogia con una scoperta avvenuta a Venezia qualche anno fa e relativa, come in questo caso, a un defunto nella cui bocca spalancata era stato posto un sasso.
Gli scheletri, che si sono visti in un documentario inglese andato in onda qualche settimana fa, sono stati riportati alla luce nel corso di una lunga stagione di scavi che si è protratta dal 2005 al 2009 a Kilteasheen, vicino a Loch Key in Irlanda, da un gruppo di archeologi capitanati da Chris Read dell’Institute of Technology di Sligo, Irlanda, e da Thomas Finan dell’Università di St. Louis. Questi scavi hanno riportato alla luce un totale di 137 scheletri, anche se gli studiosi sono convinti che ci siano, ancora sepolti in quello stesso sito, qualcosa come altri 3.000 scheletri risalenti a un periodo compreso tra il 700 e il 1400. I due scheletri con il sasso in bocca appartengono a due uomini che sono stati seppelliti in epoche diverse nel corso del Settecento. Uno dei due doveva essere un uomo di età compresa tra i quaranta e sessant’anni mentre il secondo doveva essere un po’ più giovane e di età compresa tra i venti e i trent’anni. I due uomini sino stati ritrovati fianco a fianco e ognuno dei due aveva una pietra delle dimensioni di una pallina da tennis infilata a forza nella bocca.
Uno dei due era sdraiato con lo sguardo rivolto verso l’alto, e aveva un grosso sasso nero infilato a forza in bocca, mentre l’altro aveva la testa piegata di lato e aveva una pietra ancora più grossa dell’altra infilata in bocca con tanta forza da rischiare di dislocare la mandibola.
Inizialmente Read e i suoi colleghi hanno pensato di aver trovato un’area sepolcrale strettamente connessa al periodo della Peste Nera; altri resti di individui sepolti verso la fine del medioevo con sassi infilati in bocca, infatti, hanno anche fatto pensare a qualche rituale utilizzato all’epoca contro i vampiri. Esisteva infatti la credenza che questi presunti vampiri avessero la capacità di diffondere la peste semplicemente mordendo il proprio sudario funebre dopo la morte. In un’epoca in cui si era ancora lontani dall’avere una conoscenza medica tale da anche solo ipotizzare la presenza dei germi, dei virus e dei batteri, infatti, si pensava che fosse sufficiente utilizzare il trucchetto del sasso in bocca per bloccare il diffondersi della peste. Ma dato che il fenomeno dei vampiri non si manifestò nel folclore europeo almeno fino al 1500, gli archeologi hanno escluso che la motivazione del sasso in bocca fosse questa anche per gli scheletri risalenti all’Ottocento. In questo caso, infatti, pare che il sasso in bocca fosse utilizzato come una barriera per evitare che i morti ritornassero alla vita uscendo dalle loro tombe, ha spiegato Read agli inviati di Discovery News.
Sempre secondo Read, solitamente i morti viventi (oggi li chiamiamo zombie) erano persone che vivevano ai margini della società, e i due uomini irlandesi di cui è stato rinvenuto lo scheletro con il sasso in bocca probabilmente erano considerate persone pericolose, ad esempio nemici, assassini o stupratori, così come potevano essere semplicemente persone comuni decedute in seguito qualche strana malattia o vittime di un assassinio. Qualsiasi evento straordinario, infatti, avrebbe suscitato nella comunità dell’epoca la paura che queste persone avrebbero potuto ritornare dal regno dei morti per tormentare i loro cari o, ancora peggio, per vendicarsi di coloro con cui avevano qualche conto in sospeso. E l’organo chiave che permetteva al loro corpo di mettere in atto questa trasformazione era proprio la bocca. Secondo Read, infatti, la bocca era il portale principale utilizzato dall’anima per abbandonare il corpo dopo la morte. Di conseguenza, l’anima (o qualsiasi altro spirito maligno estraneo) avrebbe potuto rientrare nel corpo e rianimarlo passando proprio dalla bocca; da qui la necessità di ostruire il passaggio con qualcosa di pesante, ad esempio un sasso.
Secondo quanto affermato da Kristina Killgrove, un’antropologa biologa dell’Università del Nort Carolina, la datazione delle tombe è un elemento particolarmente interessante in quanto sembra anticipare di qualche secolo le prime testimonianze della credenza nei morti viventi. La dottoressa si è anche dichiarata particolarmente stupita dal fatto che i due uomini non sono stati sepolti nello stesso momento ma erano semplicemente stati sepolti uno di fianco all’altro in un modo davvero inconsueto, ossia con un sasso in bocca, cosa che suggerisce che non si tratti di un evento accidentale.
Fonte: Archeorivista.