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Serata anni ’80 alla Capannina

Da Discoteche Versilia @discoversilia

Venerdì 30 Agosto tornano alla Capannina i mitici anni ’80

L’ultimo Venerdì dell’Estate 2013 alla Capannina di Franceschi.

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I ♥ 80s @ La Capannina

serata anni 80 capannina

Una notte rievocando il mito, il sogno e le atmosfere degli anni ’80 attraverso la musica.
Una serata revival decisamente da non perdere nel locale che meglio ha saputo interpretare e rappresentare l’epoca in cui tutto era possibile.
Venerdì 30 Agosto, gli anni 80 tornano alla Capannina di Franceschi.

L’essenza degli anni ’80 – Un’intervista musicale sul controverso decennio

di Alessandro Pascale - da storiadellamusica.it

Le domande che seguono sono state rivolte a SDM (rappresentata in questo caso dal sottoscritto) dal periodico In Europa. Ci auguriamo che il nostro ardore nel rispondere sia  materiale sufficiente per un articolo compiuto.

1. Da un punto di vista musicale cosa hanno rappresentato gli anni ’80?

È impossibile definire gli anni ’80 un blocco musicale unico e ben definito. Paradossalmente gli anni ’80 si dovrebbero far iniziare nel 1978, l’anno successivo all’esplosione mondiale del punk, con la nascita di centinaia di gruppi che partendo da una situazione di tabula rasa si diedero a nuove superbe ricerche musicali, cui alcuni hanno dato il nome di new wave o post-punk. Di fatto tutto nasce da qui. Ciò vuol dire che gli 80s sono sostanzialmente un decennio di grande innovazione ed ecletticità, con il tentativo di innovare il verbo del rock sia con la nascita di nuovi generi (come il metal, il punk-core, ecc.), sia con la ricerca di un maggiore legame (e in certi casi di fusione) tra rock e generi tendenzialmente autonomi e quasi ghettizzati (la black music, con il variegato mondo soul, disco e funk; l’affermazione del rap), oltre all’“invenzione” della musica elettronica, con il proliferare dei nuovi verbi techno e house che esploderanno nella seconda metà degli ‘80s. Dal punto di vista commerciale non tutti questi movimenti musicali hanno trovato riscontro a livello popolare, di qui ad esempio il successo del synth-pop (Duran Duran, ABC, Eurythmics, ecc.) e il declino del rock più ruvido, galleggiante nella penombra fino all’esplosione del fenomeno grunge di inizio ‘90s.

2. Quali sono stati i cantanti e i gruppi stranieri che hanno, secondo Lei, segnato in maniera indelebile il periodo?

Difficilissimo dare una risposta, per la proliferazione stessa dei generi e sottogeneri. Cercando di essere il più oggettivi possibili e calcolando l’importanza, la qualità e il successo popolare non si possono omettere nomi come REM, U2, Metallica,Prince, Cure, Sonic Youth, Guns’n’Roses, Smiths, New Order e tanti altri.

3. E i cantanti e gruppi italiani?

In Italia ci sono state realtà importanti di livello internazionale come i primi Litfiba, i Diaframma, i Gaznevada, i CCCP, i Negazione e artisti interessanti come Alberto Camerini e Alice.

4. Il cantautore impegnato degli anni settanta lascia il posto ad un genere più disimpegnato nel decennio successivo. Perché ? quali cantautori italiani hanno segnato il decennio e con quali successi?

Il problema vero è che nonostante alcuni ottimi artisti e gruppi gli ‘80s per l’Italia musicale sono un periodo di decadenza se confrontati con la beatitudine dei ‘70s, decennio in cui potevamo vantare una l’apogeo di una scuola cantautorialeincredibile oltre a un parco di artisti progressive all’avanguardia. La decadenza comunque non è solo musicale ma va di pari passo con quella culturale e politica. In questo senso il venir meno di una certa musica impegnata segue il riflusso tipico degli ‘80s, dovuto alla caduta delle ideologie, l’avanzata neoliberista e la crisi del sogno socialista, l’avvento di Mediaset e di una nuova società ultra-individualista e tendenzialmente apolitica e qualunquista.

5. Gli anni Ottanta e l’uscita dal buio di Sanremo. Perché in quegli anni il Festival venne rilanciato e in che modo? 6. Sanremo e nuovi cantanti esordienti. 7. Sanremo: Albano e Romina, i Ricchi e Poveri, Arbore, il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi, Anna Oxa e Fausto Leali. Questi solo alcuni dei vincitori. Cosa crede che abbiano rappresentato i vincitori di Sanremo per la musica italiana. Citando Bennato “sono solo canzonette”?

Per quanto riguarda Sanremo concentro le domande in una risposta unica in quanto non credo ci sia molto da dire. Parto da un presupposto semplice, trovandomi perfettamente d’accordo con quanto affermato da Silvio Lanaro: il Festival di Sanremo è il prodotto del conformismo politico e sociale del Belpaese. E aggiungerei: conformismo musicale e culturale. Non per niente è il festival di un tipo di canzone vecchia, per non dire antica, che ha trovato i suoi motivi di successo internazionale e di interesse nei lontani anni ’50. Sanremo è questo: il continuare a riproporre un modo di far musica antico. Per quanto abbia tentato o tenti di rinnovarsi non riuscirà a far altro che sembrare un pochino meno ridicolo qualunque sia la scelta degli artisti e dei brani. E questo perché non solo resta ancorato a priori ad un genere musicale asfittico, ma perché vi è una incompetenza di fondo che impedisce di accogliere i veri talenti espressi dalla nostra terra. Può capitare talvolta qualche caso particolare come l’Alice che sbanca nel 1981 con Per Elisa ma se va a scorrere i vari vincitori del festival a partire dalla sua nascita si accorgerà che questo è un caso più unico che raro, mentre i fenomeni alla Marco Carta sono molto spesso la norma. Poi ovvio, tutto ciò va messo in considerazione della musica nella sua globalità, dello scenario internazionale e delle evoluzioni stilistiche spesso sbalorditive e rapidissime. Ma in Italia sono davvero in pochi quelli che oltre ai Pink Floyd e i Beatles hanno sentito parlare degli Husker Du o degli Slint. Questa ignoranza delle masse nei confronti della musica leggera contemporanea è probabilmente il motivo principale di successo di Sanremo. Allo stesso tempo Sanremo è una delle cause per cui l’italiano medio sembra non accorgersi degli enormi passi avanti fatti dalla musica leggera. Insomma, un circolo vizioso quasi perfetto.

8. E secondo lei il pubblico italiano, da sempre, è di “bocca buona” per quanto riguarda la musica ieri come oggi? Perché?

Si sarà capito che non ho una buonissima opinione del pubblico italiano, che molto spesso sembra accontentarsi di motivetti leggeri e facili (sono solo canzonette, per l’appunto) in grado di evaporarsi in breve tempo. E purtroppo ho il timore che questo sia un carattere innato nell’italiano medio, ieri come l’altro ieri, come oggi e probabilmente come domani. In questo senso momenti di mobilitazione collettiva e cultural-politica come quelli degli ‘70s sembrano solo una meravigliosa eccezione. Ciònonostante rimangono sacche di resistenza importanti, sia a livello di produzione che di pubblico. Sotto il bosco dei vari Ramazzotti, Pausini e mummie varie c’è un sottobosco notevole in realtà, ma per diversi motivi non trova lo spazio che meriterebbe.

9. Quali sono state le “meteore” anni ‘80?

Sicuramente i Frankie goes to Hollywood sono i più rappresentativi, passati dal successo all’anonimato in un lampo.

10. Tre pezzi che hanno rappresentato di più il periodo e che sono rimasti nell’immaginario collettivo.

Se dobbiamo guardare all’immaginario collettivo purtroppo mi tocca citare Madonna (Like a virgin), il singolone We are the world (scritta da Michael Jackson e Lionel Richie) e The final countdown degli Europe. Tre brani scelti arbitrariamente che odio profondamente ma che hanno indubbiamente contribuito all’immaginario musicale degli 80s. Un immaginario che in effetti non rispecchia adeguatamente quello che sono stati i “veri” anni ‘80 per la musica. Questo probabilmente è il più grosso problema degli ‘80s: quello di avere una pessima fama kitsch.

11. Anni Ottanta, giovani e discoteche. Che evoluzione c’è stata?

Più che un’evoluzione una rivoluzione, con l’avvento già citato di house e techno. Dal 1986-87 il fenomeno diventa di massa, c’è l’esplosione di Madchester, la Factory, i rave party, l’ecstasy e quant’altro. La differenza principale è che si va in discoteca non per ballare ma per sballarsi, senza necessariamente farsi di droga, ma semplicemente di musica, quasi come in un’esperienza mistica-tribale. In un certo senso è il passaggio obbligato della crisi delle ideologie e del disimpegno imperante sopra citati.

12. Le tendenze e le mode del periodo legate alla musica.

Direi che è quanto di peggio l’umanità abbia mai concepito. Basta ripensare al look dei Village People, ai completi di pelle dei Metallica o al glam-kitch di tutti i seguaci di George Michael. Perfino le capigliature sono le cose più insopportabili mai viste.

13. In quest’ultimo periodo si sta assistendo ad un clamoroso ritorno della musica anni Ottanta. Sabrina Salerno e Samantha Fox due icone sexy di quegli anni, per esempio, ritorneranno con una cover di “Call Me”. Perché secondo lei stanno ritornando di gran moda?

La musica è abituata ad andare avanti voltandosi continuamente su sé stessa. Tendenzialmente questo accade con una distanza di una quindici-vent’anni. Il punk riprendeva le origini del rock’n’roll. Il grunge prendeva un po’ dall’hard-rock un po’ dal punk. In questi ‘00s invece si è guardato molto a quel periodo carico di innovazioni e intrecci particolari che fu la new wave e il post-punk, con tutto il suo intreccio tra musica bianca e nera e con la prima conseguenza di riprendere in mano ormai smessi synths e tastiere tipici del periodo. L’Italia, come al solito arriva nel suo piccolo all’evento, anche se lo fa con il consueto ritardo di uno-due lustri. Tutto nella norma. In ogni caso i due casi citati mi sembrano più un facile tentativo di ritorno sulle scene per tirare su pecunia che una scelta artistica.

14. C’è stata una rinascita degli anni ’80 attraverso la contaminazione della musica di oggi? Come? 

Oggi più che in passato è difficile trovare un tratto comune al decennio che sta finendo. Gli anni ‘00s sono infatti estremamente eclettici e inclassificabili, mentre ad esempio i ‘90s si potevano ricondurre a fenomeni ben visibili come il grunge e ilbritpop. Molti affermano che oggi non sia più possibile inventare nulla e che le tendenze della musica contemporenea, una volta esaurite le sperimentazioni con i nuovi strumenti tecnici a disposizione (la chitarra elettrica nei ’50s, il computer nei ’90s), siano inevitabilmente portate a cercare nuove tracce intrecciando quanto realizzato finora. Il revival wave cui assistiamo oggi, tutto imperniato a rivisitare le tante anime degli ‘80s, va senz’altro visto da questa prospettiva. Ovvio comunque che i progressi avvenuti nel frattempo, oltre ad una diversa sensibilità sociale ed individuale portino a risultati per molti versi nuovi e affascinanti. Non si può insomma affermare che oggi si riproponga musica degli ‘80s in maniera poco originale, anzi è vero il contrario. È possibile che questo eclettismo sia l’unica strada percorribile dagli artisti per non diventare ripetitivi e noiosi. O forse no, chi lo sa cosa ci aspetta il futuro?


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