Magazine Cultura
Chiacchieriamo per qualche minuto e quello che viene fuori sono soprattutto due cose. Una è che sono dei romantici. Nell’epoca del ghiacciato digitale, loro hanno registrato un 45 giri, con la copertina bianca col buco in mezzo, come una volta. E lo hanno fatto in Giamaica. Romantici appunto. L’altra sta racchiusa tutta nella frase con cui Danilo ed io ci congediamo. Rispondendo alla mia affermazione:« Siete proprio bravi, davvero!», lui mi guarda, beve un altro po’ di birra, inarca uno scettico sopracciglio e:« Non lo so, però ci divertiamo, si divertono tutti» dice e le erre che arrotola su divertiamo e divertono danno ancor più valore a quel modo di essere. Ci salutiamo, ma il miracolo di aver unito allegria e malinconia mi trascina per il bavero e non mi lascia andare a casa. Naturalmente incontro un mio amico, a Savona ci conosciamo un po’ tutti, che mi chiede se ho voglia di andare con lui ad Albissola a bere qualcosa, “offro io!”, aggiunge. Primo, non ho voglia di andare a casa, secondo, non mi ricordo di aver mai rifiutato da bere gratis. Accetto. Montiamo sulla sua Kawasaki e ci buttiamo sull’Aurelia e quando passiamo sotto la Torre Leon Pancaldo, la “Torretta”, so dove sono, come sempre. Quando torno da un viaggio, mi rendo conto di essere a casa solo quando vedo la Torretta, perché la Torretta è Savona. Scendiamo dalla moto e attraversiamo la piazzetta più artistica del paese degli artisti: piazza Concordia. Quando stiamo per affrontare le scalette che ci porteranno ancora tra altri caruggi, la musica mi sbatte di nuovo in faccia. Questa volta il ritmo è suadente ed affascinante, come la voce che la incarna. È musica nera, è Motown, è Chain of Fools in una versione ammaliante e accattivante, che mi fa suo in un nanosecondo. Non c’è bisogno di parlare per essere d’accordo sull’andare a vedere a chi appartiene quella voce così seducente, tra me e il mio amico basta uno sguardo e quando siamo di fronte a lei, avremmo bisogno di puntellarci le mascelle.
Chantal non è solo bella, non ha solo una bella voce, lei ha classe, lei è espressiva, ipnotica, incatenante, armoniosa, coinvolgente, suggestiva e quasi quasi apro il dizionario dei sinonimi e ce li metto tutti gli aggettivi che indicano la meraviglia che scatena in me. È padrona del palcoscenico, come se glielo avessero costruito intorno. Sono Chantal & The Chain Gange resterei a guardarli e sentirli per sempre. Il soul rivive attraverso la voce di Chantal Saroldi e gli strumenti di Nicola Arecco (batteria), Davide ”Puccio” Canepa (chitarra), Davide Medicina (basso) e Tommaso Delfino (tastiera) che passano da Sam Cooke a Stevie Wonder, da Bill Withers a Marvin Gaye con l’incoscienza dei fuoriclasse. Quando attaccano Ain’t Too Proud To Beg quasi mi commuovo e mi sembra di essere in The Big Chill di Lawrence Kasdan e quando le note di Rehab luccicano nell’aria, lo spirito di Amy Winehouse è certamente presente tra il pubblico, perché un’interpretazione così di sicuro non se la vuole perdere. Mi è andata bene. Sì, quella sera è stata proprio una gran sera. Non ho solo riscoperto il fascino della mia città, ma ho scoperto anche che in lei batte il cuore di musicisti veri, non di gente da karaoke, fatti di carne, passione ed allegria, ammalianti e viscerali come i sentimenti scaturiti da un bel ricordo, che hanno scelto di fare un tipo di musica di non facile ascolto per tutti, mettendo la loro tecnica e il loro estro al servizio di un pubblico di appassionati. Appassionati di musica, come loro e per questo vanno trattati con cortesia e riverenza. Après vous The Blue Young Monkeys et Chantal & The Chain Gang, merci et au revoir.
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