Serbàre
Latino servāre ‘conservare, sorvegliare’; probabilmente derivato di sĕrvus ‘servo, guardiano’.
Anche, antico, servàre nei significati 1 e 2 del verbo transitivo.
Verbo transitivo [io sèrbo ecc.].
1. Mettere da parte una cosa perché si ritiene utile per altra occasione o perché particolarmente cara: serbare gli avanzi del pasto; serbare una lettera.
2. Conservare, custodire nell’animo, mantenere: serbare un ricordo; serbare un segreto, una promessa.
Serbare gratitudine, rancore, odio verso qualcuno: continuare a nutrire tenacemente questi sentimenti.
Serbarla a qualcuno: (raro) tenere a mente un’offesa ricevuta.
3. (letterario) Riservare: eran più dolci / e più nobili cure a te serbate (Parini).
4. (antico) Differire, indugiare.
Serbare fuori: (antico, letterario) eccettuare.
Verbo riflessivo.
Conservarsi, mantenersi, riservarsi: serbarsi puro, onesto; serbarsi per grandi prove.
Sèrbo
Da serbare.
Sostantivo maschile.
Atto del serbare, solo nelle locuzioni: in serbo, (antico) a serbo; mettere, dare, avere, qualcosa in serbo.
Serbo è ben una parola monouso.
Una (parola) giapponese a Roma
Hisba ['izba]
Voce araba.
Sostantivo femminile invariabile.
(storia) Nella città islamica medievale, ufficio di polizia preposto al controllo dei mercati e dei costumi.
Luca Boccia ed Ezio Chiocchetti ci scrivono per farci notare che, nella frase dei telegiornali "Il presidente Ciampi si è recato nella sala delle lapidi, che ospita i tributi ai caduti della Presidenza della Repubblica nella prima e nella seconda guerra mondiale.", la perla consisteva nel fatto che la Repubblica italiana non esisteva né durante la prima guerra mondiale né durante la seconda: l’Italia era una monarchia.
S.P.Q.R.
Sic et simpliciter
Significa letteralmente "così e semplicemente". Viene utilizzata per indicare che una spiegazione fornita deve essere presa alla lettera, e non deve essere chiarito nulla ulteriormente.


