Le dichiarazioni su Srebrenica, come quelle su Vukovar, “città serba nella quale i croati non dovrebbero tornare” e quelle sul sogno della “grande Serbia” accantonato solo perché oggi i confini non possono essere modificati, sono stati altrettanti passi falsi ai quali, per dissipare la diffidenza internazionale, l'entourage di Nikolic ha cercato di rimediare con la solennità dei festeggiamenti, “inaugurati al suono dell'inno serbo e dell'inno dell'Unione europea”, e con la presenza a Belgrado di un ospite di riguardo come il Commissario europeo all'Allargamento, Stefan Fuele, che, prima della cerimonia di insediamento, ha avuto un faccia a faccia con il neo presidente. “Abbiamo parlato del processo di dialogo tra Belgrado e Pristina che dovrebbe porci nella condizione di risolvere il problema”, ha dichiarato Nikolic dopo il colloquio. Fuele è il primo alto rappresentante dell'Ue ad incontrare il presidente serbo dopo l'elezione e lo stesso presidente compirà la sua prima visita all'estero recandosi il 14 giugno a Bruxelles. Una scelta che non può essere casuale dopo le incaute parole di questi giorni.
L'ex presidente Tadic aveva centrato gran parte del suo mandato presidenziale sulla fine dell'isolamento con la prospettiva dell'integrazione europea (e nel 2008 prevalse su Nikolic anche grazie all'assist che gli fornì Bruxelles con lo sblocco dell'Accordo di stabilizzazione e associazione pochi giorni prima del voto). Dopo quella sconfitta Nikolic, negli ultimi anni, ha abbandonato le posizioni ultranazionaliste del passato, ha lasciato il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj (di cui era stato a lungo il principale collaboratore) approdando a posizioni nazionaliste moderate con la fondazione del Partito serbo del progresso, favorevole all'adesione all'Ue, ma non fino al punto di rinunciare al Kosovo in nome del suo sogno europeo. Nei giorni scorsi Fuele, con un'intervista al quotidiano Vecernije Novosti, aveva voluto mandare un messaggio rassicurante confermando l'intenzione di Bruxelles di “proseguire le buone relazioni tra l'Ue e la Serbia”, ma i problemi restano e non sono pochi, complicati anche dal fatto che cinque Paesi membri dell'Ue continuano a non voler riconoscere l'indipendenza di Pristina.
In una conferenza stampa congiunta con il neo presidente, Fuele ha ribadito che il miglioramento delle relazioni con Pristina è la principale condizione da soddisfare se la Serbia vuole ottenere l'apertura i negoziati di adesione, aggiungendo di sentirsi “molto incoraggiato” dal colloquio avuto con Nikolic. Ieri, raccontano le cronache, gli ospiti internazionali della cerimonia di insediamento del nuovo presidente sono stati accolti con una rakija, la tipica grappa locale, prodotta in Sumadija, la regione centro meridionale della Serbia da dove proviene Tomislav Nikolic. Grappa che, chiamandosi “Tominu rakija” è stata già ribattezzata “grappa del presidente”. Il brindisi ha sicuramente contribuito a distendere il clima, ma non è certo riuscito anche a far digerire i problemi. Almeno per ora. [RS]
Il servizio di B92