Il presidente serbo professa alla Ashton la sua fede europea. Ma Belgrado non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo
di Mauro Manzin per “II Piccolo” qui solo in Rassegna - TRIESTE. Il presidente serbo Tomislav Nikoli„ a Bruxelles smentisce se stesso. O meglio, va a Canossa e davanti ai leader dei Ventisette sciorina un “te deum” nei confornti degli ideali europei. A dire che in campagna elettorale il discorso è uno, quando poi sei al potere vince la realpolitik e tutto si ridimensiona, o meglio, torna nell’alveo della ragion di Stato che, nel caso della Serbia, non è certo un rinnovato e rinvigorito afflato nazionalista, bensì il più liberale e dialettico spirito comunitario.
Su un punto però Nikoli„ non ha fatto marcia indietro. E quel punto si chiama Kosovo. «La Serbia – ha ribadito a chiare lettere all’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Cathrine Ashton – non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo». Ha riconosciuto che si tratta di un grosso problema anche perché gli accordi fin qui raggiunti vengono valutati in modo difforme a Belgrado, a Priština e a Bruxelles. Il neo-presidente ha anche garantito alla Ashton l’impegno della Serbia per cercare di risolvere il nodo gordiano dell’ex provincia autonoma e la volontà di evitare un lievitare dello stato di tensione che mini la sicurezza della regione soprattutto nell’area del Nord del Kosovo (dove vive la minoranza serba).
La Serbia, secondo Nikoli„, farà di tutto per ottenere il entro la fine del 2012 il via ufficiale dei negoziati per l’adesione. Comunque dovrà subire un sorpasso storico. Il Montenegro, infatti, inizierà il percorso per diventare una stella d’Europa già alla fine di questo mese. Il capo di Stato ha anche affermato che a Belgrado serve quanto prima un nuovo governo perché «quello che potevamo fare ieri oggi non possiamo più farlo e quello che possiamo fare oggi domani, forse, non saremo più in grado di attuarlo. Il tempo ci scivola come sabbia tra le dita». Una situazione, a detta di Nikoli„, che fa il gioco di quanti nel Paese hanno idee diverse da quelle dei serbi. E alla Ashton ha garantito che la Serbia non ha alcuna scelta alternativa all’Ue.
Il neo-capo di Stato ha incontrato anche il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il commissario all’Allargamento, Stefan Füle, i quali hanno “bacchettato” Nikoli„ per le sue recenti affermazioni su Srebrenica (non ci fu genocidio) e Vukovar (da sempre serba) spiegandogli chiaramente che con certi slogan in Europa proprio non si entra.