SERBIA: La Russia vuole destabilizzare i Balcani?

Creato il 21 marzo 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 21 marzo 2014 in Balcani Occidentali, Russia with 2 Comments
di Christian Costamagna

Le elezioni politiche di domenica scorsa, in Serbia, sono state vinte dall’SNS di Aleksandar Vucic. Il partito, sorto dagli ex Radicali di Seselj, ha ottenuto 157 seggi parlamentari su 250, ottenendo così una vittoria schiacciante. In attesa della formazione del nuovo esecutivo, prevista per il 1° maggio, iniziano a sorgere dei dubbi non infondati su una possibile involuzione in chiave semi-autoritaria del nuovo governo.

La Russia e il partito progressista (SNS)

Nel 2011, l’allora ambasciatore russo a Belgrado, Aleksandr Konuzin, di fatto supportò pubblicamente l’SNS durante un meeting del partito a Nis, affermando che “l’SNS è diventato uno dei principali indicatori dell’umore dei cittadini serbi”. Questo episodio inusuale nelle sue modalità, fece seguito ad una precedente esternazione di Konuzin durante un forum a Belgrado, in cui sostenne che i serbi “non stanno difendendo sufficientemente gli interessi dei loro compatrioti in Kosovo”. In seguito, ancora nel 2012, non cessarono le speculazioni sull’ingerenza eventuale di Mosca verso la politica della Serbia.

La Russia e la Serbia

Al di là degli stereotipi sulle affinità elettive tra il popolo serbo e quello russo, oppure sulla dipendenza della Serbia dalle fonte energetiche della Russia, un rapporto speciale lega i due paesi cristiano-ortodossi. Certo, i volontari cetnici giunti a Sebastopoli in soccorso dei fratelli russi contribuiscono al mito. Non è dunque una casualità il fatto che Aleksandar Vucic (e forse anche Ivica Dacic) si trovi attualmente in viaggio a Mosca: Belgrado cerca di emulare la politica estera della Jugoslavia di Tito, sospesa tra l’oriente e l’occidente. Tuttavia, in un contesto internazionale fluido, in primo luogo per la crisi in Siria, e in secondo luogo in Ucraina, la Russia, non da ora, sta cercando di consolidare la propria influenza nei Balcani.

Già nel 2009, in tempi forse non sospetti, apparvero alcuni articoli a proposito di una nuova base russa a Nis, in Serbia, definita come un “centro congiunto serbo-russo per la reazione a situazioni di emergenza” (una sorta di protezione civile). Sebbene il centro sia stato designato per intervenire in situazioni di catastrofi naturali, dagli incendi boschivi ai terremoti, le speculazioni sulla possibile conversione del centro in base militare russa sul suolo serbo, non si sono fatte attendere. Sotto un profilo logistico, il centro potrebbe facilmente divenire uno snodo per truppe aviotrasportate da Mosca direttamente nei Balcani. Inoltre, geograficamente, la presunta base russa, non dista molto dalla base militare americana in Kosovo, Camp Bondsteel. Nel 2011, l’accordo tra la Russia e la Serbia venne infine firmato.

La Bosnia

Secondo l’ex Alto rappresentante internazionale in Bosnia, Lord Paddy Ashdown, la Russia si sta immischiando nelle questioni interne della Bosnia ed Erzegovina. Nel frattempo, Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, saluta con favore la secessione della Crimea dall’Ucraina, cercando così di legittimare la più volte paventata secessione dell’entità a maggioranza serba dalla Bosnia. Dal canto proprio, l’Ambasciata statunitense di Sarajevo si affretta a mettere in guardia contro ogni eventuale parallelismo tra la Crimea e la Republika Srpska. In altri termini, la Bosnia ed Erzegovina è indivisibile e gli accordi di Dayton devono essere rispettati.

Una domanda sorge spontanea: la Russia può, e soprattutto ha interesse a destabilizzare i Balcani, come ritorsione per le sanzioni Occidentali? Il lento cammino dei Balcani occidentali verso l’Unione Europea favorirà la creazione di nuovi stati cuscinetto tra l’EU e la Russia? La Republika Sprska diverrà un’arma di ricatto nelle mani dei Russi? La Serbia diverrà una nuova Jugoslavia, sospesa tra l’Oriente e l’Occidente? Il nuovo governo di Belgrado quale interesse avrebbe ad abbandonare il percorso europeo? Difficile e rischioso, come sempre, azzardare delle previsioni, tuttavia il rapporto di forze sul campo, consente quantomeno di ipotizzare una crisi nei Balcani come un’opzione non necessariamente impensabile.

Tags: Balcani, Christian Costamagna, Crimea, crisi ucraina, Russia Categories: Balcani Occidentali, Russia


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