Sergnano, metanodotto che passa sotto le case!

Creato il 01 luglio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Pubblico a puntate il resoconto dell’incontro pubblico di Pianengo, dedicato alla centrale di pompaggio e allo stoccaggio del gas di Sergnano. Desidero riferire in modo esauriente per l’importanza del tema.

Metanodotto che passa sotto le case, documenti adottati dal consiglio comunale ma inesistenti o introvabili se non allo stadio di bozza, progetti di turbazioni Eni che non trovi neanche a piangere, assurdità, stravaganze, astrusità burocratiche ma soprattutto ostacoli politici, trappole per comitati che vogliono sapere per tempo e non chiedono opere di privata utilità imposte da ministeri ed enti locali compiacenti come fossero atti di beneficenza. Succede a Sergnano, dove l’amministrazione sembra preferire le opere di compensazione (economica, per loro natura sempre insufficienti, e non ambientale, impossibili visto quanto inquina la combustione del metano e la sua dispersione nell’atmosfera). Capita a Sergnano ma se n’è potuto discutere a Pianengo, dove il Comune è coinvolto dai rischi del vicino stoccaggio con centrale del gas, mostrando sensibilità al bisogno di capire, sapere, anche protestare dei cittadini che sul territorio vivono ed esprimono un interesse esistenziale.
Eppure per la centrale di pompaggio di Sergnano la Valutazione d’impatto ambientale non è stata fatta e nemmeno per il metanodotto di cui non si trova il progetto (intervento di Giacomo Cangini).

All’incontro pubblico presso la palestra di via Convento, a Pianengo, assistono decine di persone, con diversi notevoli interventi dal pubblico, che riporteremo.

Il prof. Tira, primo a ricevere la parola dal conduttore Paolo Loda, ci fa notare che la valutazione d’impatto ambientale si fa considerando diverse alternative. Si considera un’opera secondo diversi progetti: se ce n’è uno solo, resta “l’alternativa zero”: se non ci sono le condizioni l’opera non si realizza, sottolinea Tira.

La valutazione va fatta su alternative, che non sempre esistono. Allora si pone l’aternativa zero, cioè non fare. Con quali criteri? Considerando la pianificazione esistente, il Piano territoriale provinciale (Ptcp), oltre al Pgt comunale e la pianificazione regionale.
Chi ha la pazienza di leggere la delibera della Regione sul Pgt di Cremona, qui pubblicata, si rende conto di quanto sia complicato inserire un’opera in un contesto programmatorio a più livelli.
Il professore sottolinea anche che il monitoraggio costa e spesso non si fa con la dovuta qualità, anche se servirebbe a correggere eventuali problemi; e per questo Tira fa l’esempio di un gruppo di Comuni del Bresciano, che secondo un progetto pilota hanno deciso di fare il monitoraggio insieme. Esempio virtuoso. D’altra parte gli effetti dell’impatto di un’opera non si vedono sempre immediatamente e nemmeno nelle sole vicinanze.
Altra differenza da valutare è quella tra compensazione e mitigazione d’impatto. La compensazione è solo economica, ma non ripara il guasto all’ambiente. La mitigazione dovrebbe ridurre il danno. Visti alcuni boschi filtro però si resta delusi.
“La valutazione strategica ambientale? Si risolve spesso – ha aggiunto il prof Tira – in un bollo in più: non serve a niente”. Infatti occorrerebbe valutare strategie già approvate, come l’idea di stoccare e immettere in circolazione nei metanodotti gas da esportazione.
Dunque da vendere, per pura speculazione.


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