Certo, è impossibile e pure intellettualmente errato considerare la Serie A già terminata dopo appena quattro giornate, ma l’ultimo turno ha confermato, una volta di più, l’assoluto dominio della Juventus sulle altre squadre. Mediocri, con qualche individualità interessante, ma alla lunga perdenti. Sempre che i bianconeri tengano questo ritmo fino alla fine, considerando anche l’impegno europeo. Fino ad ora, comunque, pare netta la superiorità della Vecchia Signora, che schianta a domicilio il Chievo per 2-0 grazie ad un super Fabio Quagliarella, sempre più lanciato verso una maglia da titolare per le prossime partite. Che i piemontesi abbiano trovato il top-player tanto agognato? Questo lo dirà solamente il tempo, ma è doveroso sottolineare come l’azzurro, spesso fermato da guai muscolari, ha sempre svolto egregiamente il proprio compito quando chiamato in causa, sia con Del Neri che con Conte l’anno scorso.
Juventus senza rivali, dicevamo. Sì, perchè il Napoli non centra il quarto successo di fila, impattando 0-0 a Catania nonostante la superiorità numerica che ha condizionato il match dal primo minuto. Definire i partenopei già tagliati fuori dalla lotta scudetto, ovviamente, è sbagliato e si sfocerebbe nel giornalismo ‘occasionale’, ma ciò che si è visto a Catania deve porre il tecnico Mazzarri sull’attenti. Agli azzurri, infatti, manca la cattiveria agonistica e l’esperienza delle grandi squadre di vincere anche contro un avversario totalmente impostato sulla difensiva: arriveranno con l’avanzare della stagione queste due qualità? In caso di risposta affermativa, guai a non considerare Cavani e compagni una delle maggiori pretendenti al titolo. Chi esce, momentaneamente, dal lotto delle favorite è la Lazio, che paga la stanchezza dell’Europa League (nella quale, a differenza del Napoli, hanno giocato molti titolari) e viene sconfitta in casa da un ottimo Genoa, organizzato e cinico al punto giusto. Petkovic torna sulla terra, ma questa situazione non potrà che giovare ad un club che necessita della massima tranquillità per esprimersi al meglio.
La domenica appena conclusa passerà alla storia come una delle peggiori per il calcio milanese. Inter e Milan, infatti, crollano rispettivamente a San Siro contro il Siena e a Udine, uscendo dai propri match con le ossa rotte e tantissimi punti interrogativi. Primo, il mercato è stato veramente all’altezza delle piazze? Secondo, i due tecnici, giovani e dalle ottime speranze, non stanno riuscendo ad imporre il proprio credo calcistico, subendo troppo in difesa e, al contrario, creando pochissime palle gol nell’arco dei novanta minuti. Se i nerazzurri possono inveire contro la sfortuna materializzatasi in un super Pegolo, la sponda rossonera deve invece fare i conti con l’ennesima prestazione buia del reparto offensivo, guidato da un Boateng ombra di se stesso, da un Pazzini isolatissimo e da un El Shaarawy al quale manca ancora la giusta cattiveria per sfondare.
La Roma torna da Cagliari con tre punti in tasca, ma senza scendere in campo. E’ arrivata qualche ora fa, infatti, la sentenza del Giudice Sportivo, che ha punito con il ko a tavolino i sardi a causa del comunicato del presidente Cellino attraverso il quale invitata i tifosi di recarsi all’Is Arenas nonostante il match dovesse disputarsi a porte chiuse. Il calcio italiano, dunque, esce da questa vicenda ancora una volta con le ossa rotte ed urge un cambiamento repentino il prima possibile. Gli stadi di proprietà garantirebbero maggior sicurezza, maggior pubblico e di conseguenza più introiti: la Juventus l’ha capito e sta dominando, le altre devono adeguarsi o dovranno abituarsi allo strapotere (anche economico) dei bianconeri.
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OA | Francesco Caligaris