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Serie A Tim: report della 5a giornata

Creato il 30 settembre 2010 da Gianclint

Serie A Tim: report della 5a giornata

- Gli scazzi dell’Olimpico, la difesa della Juventus, attacco e contropiede alle falde del Vesuvio -

La quinta giornata di Serie A ha visto soprattutto la rinascita della Roma e la prima sconfitta stagionale in Campionato dell’Inter. Non la prima stagionale in assoluto, perché a quello ci aveva pensato l’Atletico Madrid in Supercoppa Europea.
Si sono sprecati commenti, dopo questo “evento”, soprattutto su una statistica: da parecchi anni – non ricordiamo esattamente quanti, ma più di venti – non avveniva che dopo le prime cinque giornate nessuna squadra fosse imbattuta. Conseguenza logica di ciò, secondo gran parte degli opinionisti televisivi e non, sarebbe il grande equilibrio della Serie A di quest’anno.

A noi pare che questa statistica lasci il tempo che trova, dal momento che sarebbe forse più giusto prendere in considerazione soltanto la giornata in cui, in questi anni, ha perso l’imbattilità la squadra che ha dominato il Campionato: l’Inter. Bene, in questa stagione la prima caduta dei nerazzurri è avvenuta alla quinta giornata così come due anni fa e con una sola giornata di anticipo rispetto alla scorsa stagione. Il fatto che nessun’altra squadra oltre l’Inter sia ancora imbattuta dopo cinque giornate non vuol dire necessariamente qualcosa, così come vuol dire poco che tutte le squadre a parte l’Udinese siano comprese in soli cinque punti. Anzi, se vogliamo essere più “disillusi” di Sconcerti (per dirne uno) l’Inter ha dato cinque punti di distacco alla Roma, lo scorso anno seconda classificata, in cinque giornate. Andando avanti di questa media, quindi, la Roma dovrebbe finire il Campionato con trentotto lunghezze di distacco dai nerazzurri. Questa è la riprova di una cosa: fare le statistiche dopo cinque giornate è non solo inutile, ma peggio, fuorviante.

Come detto, i lupacchiotti di Ranieri hanno battuto sabato sera l’Inter di Benitez grazie ad una rete di Vucinic nella ripresa. Vucinic entrato al posto di Totti, Er Principe de Roma, che si è sentito, dopo quest’ennesima sostituzione – per lui più simile ad un’”onta” – , in diritto di andarsene negli spogliatoi senza salutare il proprio allenatore. Non vogliamo essere ipocriti: l’ambiente romano è molto particolare e l’adorazione che hanno i tifosi giallorossi per il loro Capitano è quasi morbosa, è vero, ma se Del Piero facesse una cosa simile con Delneri pensiamo che i supporters bianconeri non si comporterebbero molto diversamente dai loro “colleghi” romani. Sta di fatto che per un osservatore neutrale ed immune dal fascino romanesco del numero 10 capitolino, il comportamento di Totti risulta fastidioso e per giunta incomprensibile, vista la sua età ed il bisogno fisiologico di centellinarsi, oltre il rispetto che va sempre concesso al proprio allenatore ed al compagno che ti sostituisce.
Diverso il discorso di Chivu, protagonista di un “confronto” a muso duro con Benitez: il romeno ha senza dubbio esagerato, ma va parzialmente giustificato per la pressione a cui ogni giocatore è soggetto quando scende in campo. Certo, poteva tranquillamente risparmiarsi la scenata, dal momento che non è il primo e non sarà certo l’ultimo calciatore tecnicamente e tatticamente in difficoltà contro un avversario, o al massimo avrebbe potuto sfogarsi con il mister negli spogliatoi… ma è evidente che Benitez non è Mourinho, quindi quello che per il portoghese non poteva “passare” può essere sopportato dal pacioccone spagnolo.
Passando al match, sicuramente l’Inter non esce ridimensionata dall’Olimpico: soprattutto nel primo tempo la prova dei giocatori della seconda squadra di Milano è stata dignitosissima, con un Stankovic in grande spolvero – soprattutto il suo destro – . Nella ripresa si è poi visto ancora il giovanissimo brasiliano Coutinho, un grande prospetto di calciatore che naturalmente dovrà crescere soprattutto fisicamente, ma che di personalità ne ha da vendere. Complimenti all’Inter per la lungimiranza.
Nella Roma vanno sottolineate le buone prove di Menez – è anarchico e deve essere lasciato libero di giocare, altrimenti farà la fine di Recoba – e Borriello – ogni partita che passa sembra essere più affiatato con i suoi nuovi compagni – . Da segnalare il rientro in campo di Riise, fondamentale pedina della Roma di Ranieri.

Ventiquattro ore dopo Roma – Inter si è giocata a Torino Juventus – Cagliari, la partita dell’erede designato di Nedved, per ora solo somaticamente. Lo diciamo subito, Krasic ancora non ci convince, ma bisogna dargli atto di aver giocato una buonissima partita contro il Cagliari, bagnata da una tripletta – che al netto delle cazzate della difesa sarda è una doppietta scarsa – . Primo gol del serbo molto bello, siglato con un destro preciso che nove giocatori su dieci avrebbero spedito in curva, secondo gol viziato da una dormita clamorosa di Agostini, terza segnatura propiziata da una sfortunata quanto decisiva deviazione di Astori. Le altre reti della serata sono state siglate dal goleador (sia per la Juve, sia per gli avversari) Bonucci e da Matri, imbeccato per due volte dallo straordinario Lazzari, in questo inizio di stagione molto più leader offensivo del suo compagno Cossu.
La Juve pare stia trovando via via che scorrono le partite una sua identità di gioco, almeno offensivamente: difensivamente a nostro parere si fa sentire tantissimo l’assenza di un difensore centrale che comandi la difesa, di un Nesta, per dirne uno, o di un Juan. Chiellini, pur avendo una discreta esperienza in quel ruolo e pur essendo un eccellente marcatore, è ancora troppo “ignorante” tatticamente per comandare l’acerbo e deconcentrato Bonucci, ed i vari Legrottaglie, Grygera, Grosso, Motta e De Ceglie hanno dei limiti difensivi ben evidenti che di certo acuiscono questo problema. Delneri è comunque un allenatore molto pratico e che ha sempre fatto della fase difensiva ordinata ed efficace il suo fiore all’occhiello (anche in squadre messe ben peggio della Juve dal punto di vista difensivo come Atalanta e Chievo), quindi, da questo punto di vista, i tifosi della Juve possono sperare di vedere una difesa meno “colabrodo”.

Il pranzo della domenica è stato allietato da Cesena – Napoli, partita dal primo tempo abbastanza noioso, ma dalla ripresa scoppiettante. Gli azzurri hanno evidenziato quello che sembra essere il problema più grande del Cesena: l’inesperienza ad alti livelli. Infatti, se a Catania i romagnoli dopo essere passati in svantaggio sono stati in grado comunque di creare diverse occasioni da rete per il pareggio, in casa, davanti al proprio pubblico, una volta sotto con il punteggio e con la prospettiva della seconda sconfitta consecutiva, si sono buttati in avanti lasciando troppi spazi al Napoli per il suo contropiede, vero e proprio punto di forza dei partenopei che possono vantare tra le proprie fila forse il miglior contropiedista dell’intero Campionato: Lavezzi.
Dopo la rete iniziale di Parolo e le segnature di Lavezzi ed Hamsik su rigore, il Napoli si è scatenato con lo stesso Lavezzi e Cavani, autore di una doppietta.
Nel report della scorsa settimana dicevamo che probabilmente nel Napoli manca una punta da venti reti che possa risolvere “di opportunismo” situazioni complicate… beh, oggi dobbiamo dire che la candidatura di Cavani a goleador della squadra è sempre più credibile: se nel Palermo era lui il giocatore designato al ruolo di seconda punta e all’occorrenza a coprire, nel Napoli quel giocatore è Lavezzi, il quale libera Cavani da compiti per lui “avvilenti”, lasciandolo libero di svariare per il fronte offensivo e di giocare da prima punta vera. Questa – la disposizione offensiva del Napoli di quest’anno – sarà sicuramente una delle più interessanti chiavi tattiche della stagione.

Al San Nicola di Bari del nostro amico Milannico (ma và? Si chiama Nicola?  :D ) la squadra di casa batte un buonissimo Brescia grazie al risveglio di Barreto e Rivas. Il primo, uno dei punti di forza dei galletti di Ventura dello scorso anno, sarà insieme ad Almiron l’uomo decisivo della squadra: dai suoi piedi passerà il destino del Bari in questo Campionato. Pregevolissima l’azione personale con cui l’ex Udinese si è guadagnato il calcio di rigore da lui poi trasformato, ancora più pregevole l’azione personale – conclusa con un gol – di Kone, alla sua prima realizzazione in A.
Prima di loro il protagonista era stato Rivas, argentino di 27 anni, velocità pazzesca ed ottima tecnica, ma fisico un po’ troppo delicato. Se fosse sano al 100% siamo sicuri che Ventura lo preferirebbe ad Alvarez, così come faremmo anche noi, dal momento che abbiamo ancora negli occhi la sua partita a San Siro contro il Milan dello scorso anno.

Al Cibali nulla di clamoroso, solo un pareggino tra Catania e Bologna, due squadre che, scusate se insistiamo, offensivamente non convincono ancora a pieno. I due gol arrivano infatti con un rigore (Di Vaio) ed un autogol alla KKK (Britos). In ogni caso, nonostante i dubbi che abbiamo riguardo ai rossoazzurri, la classifica è sicuramente lusinghiera per i siciliani, quindi Giampaolo può sorridere, per ora. Otto punti in cinque giornate è un bottino niente male per una squadra che ambisce alla salvezza.

Nuova capolista in coabitazione con l’Inter è l’umile Lazio (per la gioia del nostro idolo Lotito) di Reja. Contro un Chievo oltremodo arrendevole e timido i biancocelesti passano grazie ad una rete di Zarate, redivivo dopo panchine, tribune e prestazioni scialbe. L’uomo in più degli aquilotti è però Hernanes: scopriamo l’acqua calda, è vero, ma eravamo molto scettici su di lui quando veniva accostato al Milan ed ora dobbiamo dire che ci stiamo ricredendo sulla sua effettiva utilità in un Campionato difficile come quello italiano. Sembrava un giocatore solo da ritmi bassi, è invece molto adatto anche a giocare a ritmi più sostenuti, grazie all’elevata tecnica di base di cui è in possesso e che gli permette di liberarsi presto della palla, oltre che di puntare e saltare l’uomo, quando necessario. La presenza contemporanea in campo di Ledesma e di Hernanes permette alla Lazio di fare il gioco più di quanto non facesse con Rossi nell’anno delle otto vittorie consecutive, oltre al fatto che due giocatori del loro spessore conferiscono sicurezza anche a chi gioca al loro fianco, nonostante si chiami Brocchi o Mauri.

Prima vittoria stagionale per la Viola di Mihajlovic, svegliatasi dal torpore delle prime quattro giornate. Di certo i problemi non sono tutti risolti, ma è meglio affrontarli con tre punti in più in saccoccia. Altra rete per il genietto Ljajic, anche se su rigore, ma il giovanissimo serbo si conferma anche contro il Parma l’uomo più pericoloso dei toscani. Ci chiediamo cosa avesse in mente Sir Alex quando non fece valere l’opzione, ormai più di un anno fa, che aveva sul talento ex Partizan.

Al Barbera di Palermo va in scena Palermo – Lecce, per i rosanero la partita delle conferme dopo la vittoria a Torino contro la Juventus. La partita delle conferme per il Palermo si trasforma però nella partita delle conferme per il Lecce, squadra forse troppo bistrattata dopo la prima giornata e che in questo Campionato può mettere in seria difficoltà anche squadre molto ben attrezzate. È stato questo il caso di Palermo – Lecce, infatti, con i salentini avanti per 2-0 grazie a Giacomazzi e Corvia, ma che a causa proprio di Giacomazzi hanno perso l’occasione di lasciare la Sicilia con il bottino pieno. Il capitano giallorosso, infatti, dopo la rete di Pinilla, si è fatto espellere per un fallo tanto stupido quanto inutile su Migliaccio, lasciando i suoi compagni in 10 uomini e quindi esponendoli al gol del definitivo 2-2 di Maccarone.
Il Palermo rimane un’ottima squadra, ma ancora immatura. Dovrà crescere in fretta come Hernandez, giocatore dai mezzi tecnici ed atletici immensi, ma che in questo Campionato è ancora a secco: senza la sua definitiva esplosione sarà molto dura per i siciliani riuscire a centrare obiettivi veramente ambiziosi.

Chiudiamo il report con Sampdoria – Udinese: scialbo 0-0 che permette però a Guidolin di portare a casa il primo punto stagionale. Gli uomini di Di Carlo, invece, deludono ancora: un solo punto in tre partite e secondo pareggio a reti bianche consecutivo. Di certo per i blucerchiati pesa un mercato non certo esaltante, ma i suoi due campioni non sembrano certo in forma, in questa parte di stagione: se per Pazzini però ci può essere l’attenuante dell’infortunio che lo ha bloccato appena dopo l’impegno con la Nazionale, per Cassano di attenuanti ce ne sono molte meno. Il talento di Bari vecchia deve cercare di ritrovarsi il prima possibile, o la Samp sarà costretta a rivedere al ribasso le sue ambizioni per questa stagione.

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