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Serie Stephanie Plum di Janet Evanovich [agg1°libro]

Creato il 25 settembre 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

JJ.Evanovichanet Evanovich

Nata a South River, New Jersey, il 22 aprile 1943. Ha studiato arte e ha deciso di diventare scrittrice all’età di trent’anni. I primi libri, di genere romantico, li ha pubblicati con lo pseudonimo di Steppie Hall, iniziando a usare il vero nome solo con la serie di Stephanie Plum (personaggio ispiratole dal film Prima di mezzanotte).

Sito: http://www.evanovich.com/

 

Serie “Stephanie Plum”

Bastardo Numero Uno (isbn:9788884518200)
Due di troppo
Tre e sei morto
The Last Peep (racconto incluso in Mary Higgins Clark presents The Plot Thickens)
Non dire quattro
Batti il cinque
Sei nei guai/Cacciatrice di taglie
Colpo al cuore
Hard Eight
Visions of Sugar Plums
To the Nines
Ten Big Ones
Eleven on Top
Twelve Sharp
Plum Lovin’
Lean Mean Thirteen
Plum Lucky
Fearless Fourteen
Plum Spooky
Finger Lickin’ Fifteen
Sizzling Sixteen
Smokin’ Seventeen

 

bastardonumerouno
Titolo: Bastardo numero uno
Autore: Janet Evanovich
Serie: I Casi di Stephanie Plum, 1
Genere: Umoristico, Thriller
Edito da: Teadue
Prezzo: 8,60 euro
Voto:
Serie Stephanie Plum di Janet Evanovich [agg1°libro]

Serie Stephanie Plum di Janet Evanovich [agg1°libro]
 
Serie Stephanie Plum di Janet Evanovich [agg1°libro]

Trama: Stephanie Plum è carina, solida, spiritosa, cresciuta nel pittoresco quartiere chiamato il Borgo di una città del New Jersey che, invece, di pittoresco non ha nulla. Quando malauguratamente si ritrova disoccupata, finisce col fare l’agente di recupero per conto del cugino che le affida il caso di Joe Morelli, dongiovanni fascinoso e canagliesco nonché poliziotto in fuga accusato di omicidio. Munita di pistola, spray antiaggressione, incoscienza e sfacciataggine, Stephanie si improvvisa una sorta di cacciatrice di taglie.

 

Recensione:

Recensione di Hydra

Stephanie va ormai per i trenta e la sua vita è ancora un caos totale: una casa che pare quella di uno studente, abitudini alimentari disastrose, familiari ingombranti e adesso anche il licenziamento. La ditta di biancheria intima per la quale lavora è stata acquisita da un’altra azienda e lei è tra il personale in esubero. Ci sono le bollette e lo shopping da pagare, così Stephanie per disperazione si rivolge al cugino nonché maniaco sessuale, Vinnie, che nella vita si occupa di prestare soldi per le cauzioni. Stephanie, però, di fare l’archivista non ne vuole sapere e riesce a convincere il cugino a farle fare l’agente di recupero, ovvero colui che provvede a consegnare al tribunale i clienti di Vinnie che non si presentano all’udienza rischiando di fargli perdere i soldi della cauzione. In realtà, si tratterebbe di un mestiere poco adatto a una donna, soprattutto ad una assolutamente impreparata come Stephanie che pensa di cavarsela con uno spray al peperoncino, tanta buona volontà e la scelta dei casi più facili. Ovviamente finirà col scegliere il cliente sbagliato e ritrovarsi in mezzo a omicidi, attentati alla sua persona, e disastri vari.

Bastardo numero uno è il primo romanzo con protagonista Stephanie e, rispetto ai capitoli successivi, si sente che l’autrice è ancora un po’ in rodaggio col nuovo progetto (prima la signora Evanovich si dedicava a romanzi rosa, ben dodici), anche se vien fuori comunque una storia divertente con dei personaggi davvero simpatici che, però, non daranno il meglio di sé. Nonna Mazur, ad esempio, s’intuisce subito che sarà una potenziale fucina di situazioni comiche, ma alla fin fine compare ben poco e senza combinare grossi danni (godetevela, invece, in tutta la sua potenza in Due di troppo).

Chi cercasse un poliziesco ironico, probabilmente, rimarrebbe deluso; a parte forse nel secondo episodio, l’intrigo non è mai poi molto complesso. Il bello sta tutto nel seguire le assurde tecniche d’indagine di Stephanie e i guai in cui si caccia. In Bastardo numero uno il suo obiettivo è Joe Morelli, sciupa femmine che rischiò di morire investito tra le ruote della Buick di casa Plum (alla guida c’era la nostra eroina e il gesto era intenzionale), ancora adesso un bel manzo nonché poliziotto che si è dato alla macchia. Per la gioia del pubblico femminile il duello con Stephanie verterà anche su questioni romantiche (oddio, sempre con taaante frecciate e battute di mezzo, niente melensaggini), che alla Evanovich il genere rosa piace si nota eccome.

Anche se non è il miglior episodio della saga, se si vuole affrontare quest’ultima, la lettura è obbligatoria: sarebbero romanzi autoconclusivi e ogni volta l’autrice si perita di aggiungere le nozioni base per presentare i vari comprimari, ma a leggere tutto in ordine c’è più gusto. In ogni caso, ritengo che si tratti di una storia molto piacevole e veloce, su cui è sufficiente non farsi troppe aspettative. Molti commenti in rete sono un tantinello troppo entusiastici e uno rischia di immaginarsi chissà quale capolavoro d’ironia.

Il motivo principale per cui consiglio questa saga, oltre ovviamente alla piacevolezza della lettura, è che si tratta di una di quelle storie che si portano dietro non solo storia e personaggi, ma anche la descrizione di tutta una cultura che un italiano non avrebbe modo di conoscere, a meno di soggiornare per un po’ nel New Jersey. Stephanie viene da Trenton, città poco allettante per un turista, dotata di un’intera zona a dominio d’italoamericani: il Borgo, dove Stephanie si muove, che sembra un mondo a parte (e che di sfumature della Penisola ne ha conservata ben più di una). S’impara qualcosa anche di prettamente americano, come il cibo allucinante o la facilità con cui ci si ritrova una pistola per casa o si cambia automobile. Lo stesso lavoro di agente di recupero, una sorta di cacciatore di taglie in salsa moderna, non ha un corrispettivo italiano ed è buffo sbirciare un po’ nel settore.

Non saprei dire quanto tutto questo possa piacere ad un pubblico maschile: il libro è sicuramente divertente e, a suo modo, didattico ma si nota parecchio che l’autrice è una donna (le descrizioni puntuali degli orrendi capi che si mette addosso Stephanie non mancano mai, per dirne una), quindi se non si apprezza un punto di vista femminile così invadente forse è il caso di evitare.
Per tutti gli altri, invece, non vedo alcuna controindicazione.


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