Mark Lawrence
Mark Lawrence è un ricercatore scientifico, si occupa principalmente di intelligenza artificiale. Vive in Inghilterra. Il principe dei fulmini, che inaugura una trilogia, è il suo primo romanzo.
The Broken Empire Trilogy
- Il Principe dei Fulmini (isbn:9788854136281)
- Il Re dei Fulmini (isbn:9788854147560)
- Emperor of Thorns (Ace Hardcover – previsto per agosto 2013)
Titolo: Il Principe dei Fulmini
Autore: Mark Lawrence (Traduttore: L. Leonardi)
Serie: The Broken Empire Trilogy, vol.1
Edito da: Newton Compton (Collana: Vertigo)
Prezzo: 09.90€
Genere: Fantasy, Grim Fantasy
Pagine: 352 p.
Voto:
Trama: A otto anni ha visto uccidere la madre e il fratello. A tredici guidava una banda di fuorilegge assetati di sangue. Ora che ne ha quindici è intenzionato a diventare re…
In un mondo da incubo, in cui la violenza è all’ordine del giorno e l’unica legge possibile è quella del più forte, il principe Honorius Jorg Ancrath ha coltivato la propria ira e meditato vendetta, fuggendo dal palazzo reale e diventando il capo di una spietata banda di fuorilegge. Nella sua vita non c’è più spazio per la paura: quando non si ha niente da perdere, la morte non è altro che la fine del gioco. Dopo anni di incursioni e razzie nei villaggi del regno, per Jorg è finalmente giunto il momento di tornare al castello di suo padre e riprendere possesso di ciò che gli spetta di diritto. Ma ora che è un ragazzo senza passato, ritagliarsi un futuro può rivelarsi più difficile e doloroso del previsto. Per chiudere una volta per tutte i conti con gli orrori della sua infanzia, il principe dei fulmini dovrà sconfiggere una schiera di oscuri nemici i cui poteri superano ogni immaginazione…
Recensione
by Cerridwen
«Dimmi tutore» dissi. «La vendetta è una scienza o un’arte?»
Mark Lawrence è stato accostato a scrittori del calibro di Martin o Abercrombie. Il Principe dei Fulmini, primo volume della Broken Empire Trilogy è, infatti, quello che si può definire un grim fantasy cioè un fantasy crudo, cinico e violento. Un tipo di narrativa fantastica che, in controcorrente rispetto la tradizione, trasuda puro realismo e si discosta dai canoni classici del genere per mostrare il lato dark del fantasy, molto spesso arricchendolo anche con una buona dose di humour nero che più nero non si può.
Protagonista indiscusso è il quattordicenne principe Jorg di Ancrath, testimone del brutale omicidio della madre e del fratello per mano di un nemico del padre e salvato fortuitamente allo stesso destino perché nascostosi in un groviglio di rovi (questo spiega il titolo originale del romanzo – The Prince of Thorns, il principe di spine). L’esperienza segnerà il giovane principe sia nel corpo sia nell’anima, tormentandolo e perseguitandolo all’interno di un ciclo in cui rabbia, dolore e senso di colpa per essere sopravvissuto creeranno una miscela esplosiva.
Inizialmente il romanzo si presenta come una classica storia di vendetta ma, man mano che la trama procede, appare chiaro che l’obiettivo del principe cambia e si sposta dall’originario proposito per inseguirne uno più grande: quello di poter indossare la corona imperiale.
Jorg è il principale elemento di forza del romanzo e, allo stesso tempo, il motivo per il quale potreste chiudere il libro e non riaprirlo più. La caratterizzazione del suo personaggio, su questo non ci sono dubbi, è eccezionale: sbirciare i pensieri e i meccanismi della mente del principe è come rimestare nel fango. Jorg è freddo, spietato, calcolatore. Non è semplicemente crudele. È astutamente crudele. Ogni sua azione è pianificata con una cura e un’attenzione maniacali. Aver a che fare con una figura del genere può lasciare interdetti, soprattutto durante la lettura delle prime sconvolgenti pagine. Il lettore, subito catapultato in un mondo fatto di sangue e violenza, è faticosamente costretto ad abituarsi alla logica feroce del principe e alla sua totale mancanza di scrupoli. Contemporaneamente, però, non può non ammirarne la ferrea forza di volontà, la determinazione, l’astuzia, il coraggio sputato in faccia alla paura misto a insolenza e sconfinata arroganza. Bisogna tenere presente che Jorg non è un antieroe. La sua non è una malvagità apparente, se di malvagità si può parlare. È il suo modo di essere. Per il principe, infatti, il fine giustifica sempre i mezzi. La vita per Jorg è un gioco e come tale va giocato per il solo gusto di farlo:
Le spine mi hanno spiegato le regole del gioco (…) Puoi vincere il gioco solo se capisci che si tratta di un gioco. Fate giocare un uomo a scacchi e ditegli che ogni pedone è un suo amico. Fate che ritenga sacri gli alfieri. Che ricordi i giorni felici all’ombra delle sue torri. Che ami la sua regina. E guardatelo perdere tutti.
L’autore inframmezza la narrazione con diversi flashback rivelando, in parte, il percorso che ha portato il giovane a diventare quel che è diventato. Sono fotogrammi utili per comprendere la natura del principe e sembrano suggerire che la terribile esperienza vissuta da bambino non sia l’unica causa della sua trasformazione. Forse, e Jorg stesso lo dice, quegli eventi hanno solo aperto una porta e portato in superficie la sua vera essenza. Nonostante sia divorato dal desiderio di vendetta, un desiderio talmente potente da averlo spinto ad annullare qualsiasi possibilità di redenzione, il giovane conserva tuttavia ancora alcune tracce di umanità. In questo primo volume, sono tracce appena accennate, sporadiche e ingarbugliate fra loro, ma non per questo meno importanti. S’intuisce che saranno proprio questi barlumi di luce a costituire, in futuro, la sfida più grande per l’ambizioso principe.
I Fratelli di Jorg (la banda di tagliagole e assassini di cui è il leader) sono una riuscitissima accozzaglia di pendagli da forca ma, fatta eccezione per il Nubano, non sono caratterizzati bene quanto il protagonista. Jorg sovrasta tutti e ingloba ogni cosa. L’uso della prima persona, in questo senso, privilegia il suo personaggio e mette necessariamente in secondo piano gli altri. Siamo nella testa del principe tutto il tempo ma ci si abitua in fretta e, alla fine, non si può evitare di tifare per lui. L’unica pecca del personaggio può forse essere riscontrata nell’eccessiva giovane età del principe: quattordici anni sembrano davvero pochi per giustificare l’abilità guerresca e strategica di Jorg. Qualche anno in più non avrebbe tolto nulla alla riuscita del romanzo, anzi.
Il world-building creato dall’autore presenta tratti originali e, in un certo qual modo, suggestivi. Quello in cui si muove Jorg è un mondo medievaleggiante dove la magia trova un suo posto particolare eppure non è un mondo così estraneo e nuovo come si potrebbe pensare. Jorg legge Plutarco e Nietzsche; la geografica ricorda molto quella dell’Europa che conosciamo; il paesaggio è disseminato di castelli e villaggi ma, accanto a questi, si ergono silenziose costruzioni di ferro e metallo erette da coloro che Jorg chiama i Costruttori. Gli indizi sparsi lungo il romanzo fanno pensare che si tratti di una sorta di mondo post-apocalittico ma la questione, non approfondita, è probabilmente rimandata al secondo volume, King of Thorns. Il background della politica del regno, purtroppo, non è curato con la stessa attenzione: manca di complessità e di intrighi. Trattandosi del primo volume di una trilogia, però, il peccato può pure essere considerato veniale.
Lo stile di Lawrence, bello e agile, fa ricorso a immagini molto forti ma anche molto azzeccate. Le scene d’azione sono ben descritte ma alcuni dialoghi non convincono del tutto.
Il Principe dei Fulmini è un esordio notevole e, nonostante piccole imperfezioni, possiede tutte le premesse per evolversi in una trilogia di alto livello.