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[Serie Tv] La comedy da non perdere: Brooklyn Nine-Nine e Hello Ladies

Da Strawberry @SabyFrag

BROOKLYN NINE-NINE

Ancora comedy. Si, so che dovrei parlarvi di serie più succulente, ma sinceramente a me la comedy piace, mi dà quei 20 minuti di leggerezza di cui tutti abbiamo bisogno, e se poi la comedy è fatta anche con criterio, quale serie televisiva migliore ci può essere se non una comica?

Dopo avervi parlato di due serie legate a nomi noti del cinema e della tv, al momento dall’andamento piuttosto incostante, in questa prima metà di stagione televisiva mi sono lasciata davvero conquistare da due comedy a mio parere tra le migliori sfornate quest’anno dalle varie emittenti televisive americane. Due serie che puntano su una comicità solo all’apparenza superficiale, rivelandosi, invece, argute e molto ironiche. Imperdibili.

 

Brooklyn Nine-Nine

Brooklyn-Nine-Nine-Season-1-

La nuova comedy “single camera” della FOX è partita il 17 settembre con mille aspettative. I suoi autori, Dan Goor e Mike Schur, sono gli stessi di Parks and Recreation, un piccolo classico per i cultori del genere, e l’idea di un bis in termini di successo creava non pochi timori. Ormai infondati. Brooklyn Nine-Nine è anche una delle poche comedy di quest’anno ad avermi convinto a partire dal pilot. Un episodio pilota che travolge soprattutto per la presenza sempre sopra le righe di Andy Samberg, nei panni del detective di talento ma anche idiota fino al midollo Jack Peralta. Andy Samberg è una seconda garanzia, dopo gli autori, per questa serie, non solo per la sua presenza in Parks and Recreation ma anche per essere stato nel cast del Saturday Night Live per ben sette stagioni e gli americani con il SNL non scherzano mica.

BROOKLYN NINE-NINE
Dicevamo del pilot. La storia è ambientata in un distretto della polizia di New York, a Brooklyn appunto. Il detective Peralta lavora con una combriccola di colleghi quanto mai surreale: c’è l’arrivista e sua partner Amy Santiago, la cazzutissima detective Rosa Diaz il cui fascino da bad girl non lascia incolume il nevrotico e neanche troppo sveglio detective Charles Boyle, c’è la sardonica, matta, geniale Gina (al momento il mio personaggio preferito), lo spaventatissimo ed esilarante Sergente Terry e per finire il severo e rigidissimo (sto usando troppi –issimo?) Capitano Holt, il cui compito è quello di tenere in riga la sgangherata baracca. In ogni episodio, infatti, Peralta ne combinerà una delle sue, ovvero un’idiozia dietro l’altra, che per effetto domino metterà sottosopra l’intero distretto – e in momenti come questi nasceranno delle vere e proprio perle – fino a quando il capitano non riuscirà a sistemare tutto e a impartire al detective una lezione (di vita o meno poco importa).

Come schema, lo ammettiamo, non pecca di originalità, ma all’interno di questa impostazione abbastanza canonica, la serie riesce a tirar fuori dal cilindro, come vi ho già anticipato, delle vere e proprie chicche, spruzzi di una comicità frizzante e trovate surreali al punto da apparire geniali, un’ondata di nonsense che ridicolizza i personaggi dello show al punto giusto, facendoci ridere senza banalizzarne i contenuti, ma rivelando una ricerca nei dialoghi e nelle situazioni proposte da non sottovalutare. Il paragone più vicino che mi viene in mente è Scrubs, sebbene le punte raggiunte da JD, il dottor Cox e compagnia bella siano ineguagliabili, ma lo ricorda nelle trovate sciocche e fuori da ogni logica e nel suo farsi parodia di un genere televisivo molto lontano dalla commedia, in questo caso il crime.

Brooklyn Nine-Nine si presenta come una commedia fresca, vivace e leggera, appartenente a quel nuovo corso di show che hanno detto addio alle risate fuori campo e si rifà a uno stile già ampiamente apprezzato nel già citato Parks and Recreation o in The Office o Modern Family, senza la parte delle finte interviste, ma nel ritmo e realizzazione delle riprese e inquadrature simili. Uno stile che incontra il gusto del pubblico, visto che Brooklyn Nine Nine è risultata essere una delle migliori comedy prodotte quest’anno: ben due nomination ai Golden Globe TV rucevuti e la FOX, dopo i primi 13 episodi ordinati, ha richiesto la stagione completa, facendo ben sperare per un proseguo della serie.

In pratica sembra di essere per 20 minuti in compagnia di idioti epici…e il più delle volte è così. Ma lo sanno fare così bene, gli idioti, da diventare la carta vincente di Brooklyn Nine-Nine e, quando arriverete all’episodio dedicato al Giorno del Ringraziamento, mi ringrazierete per avervi consigliato questa serie.

Brooklyn-Nine-Nine-Season-1-

Hello Ladies

hello ladies

A proposito di The Office. La serie britannica che ha rivoluzionato il modo di concepire la vita di ufficio e, soprattutto, il modo di fare comedy, ruotava attorno a un duo creatore adoratissimo da migliaia di fan: Ricky Gervais e Stephen Merchant. Gervais era dei due quello “che si lanciava di più”, quello che pensando a The Office è impossibile non ricollegare il tutto subito a lui. Poi eccolo, arriva anche Merchant, il suo fedele braccio destro. Appunto.

Dopo aver creato The Office, seguito da Extras e Life’s too short, i due prendono strade diverse e cominciano a lavorare su progetti personali. E così che Stephen Merchant approda a Hello Ladies, serie televisiva che si rifà al suo stand up show omonimo. La HBO vede lo spettacolo di Merchant e crede nelle sue potenzialità, decidendo così di produrre una prima stagione di 8 episodi, andata in onda a partire dal 29 settembre 2013. Le bruciante domanda era questa: Merchant senza Gervais fa ridere lo stesso?

La mia risposta è si, senza dubbio. E vi dirò di più: fa ridere anche, e forse di più, chi The Office UK non l’ha mai visto e non sapeva assolutamente cosa fosse fino a cinque minuti fa. Ma bisogna fare attenzione, non si tratta di una comicità classica, a cui abbandonarsi con facilità. Si tratta di una comicità cattiva, sottile, caustica e sarcastica. Fan dello humor britannico, questa serie fa sicuramente per voi. Ma andiamo per gradi.

Hello-Ladies-merchant
Stephen Merchant è Stuart Prichard, web designer inglese, alto, biondiccio, pallido come solo gli inglesi sanno essere, dinoccolato, faccia da nerd che tenta di confondersi tra la folla fingendo di essere cool, partito dalle coste inglesi per insediarsi a Los Angeles, la città dove tutto è possibile. Ciò che Stuart spera possibile è trovare una fidanzata bella e affascinante, attrice o modella, proprio come quella che è sul cartellone pubblicitario che domina il paesaggio mentre Stuart torna a casa dopo una serata di caccia andata a male. Eh già. Perché Stuart Prichard ci prova sempre a trovare la sua ragazza perfetta. Con il suo “Hello Ladies” parte alla conquista… e puntualmente si ritrova solo al supermercato e poi a casa sua davanti alla tv a mangiare alette di pollo. Nel mezzo avremo assistito a scene di un imbarazzo tale che il disagio è palpabile e la comicità si stempera dapprima in incredulità e poi in un misto di compassione e pietà, mentre si fa spazio nella mente il pensiero che “ma questo è proprio una gran testa di c****”. Eh già. Perché Stuart Prichard non è proprio una personcina a modo. Tutt’altro. Stuart è una carognetta, in realtà, che tratta male i suoi amici, non si cura minimamente degli altri, subdolo come pochi cerca di ottenere ciò che vuole senza curarsi dei sentimenti altrui, oltre a essere acido, snob, perfido, menefreghista, pallone gonfiato, taccagno, bugiardo. In poche parole è uno stronzo.

C’è da dire che il ragazzo è anche parecchio sfigato. Oltre a essere una persona desolatamente normale in un città dove tutti sono favolosi o si atteggiano come tali, le sue uniche compagnie stanno messe peggio di lui. C’è Wade l’amico mollato dalla moglie e incapace di andare avanti e voltare pagina, che si aggira afflitto e sconsolato per la serie trascinandosi alle serate il collega paralitico Kives, che è uno tosto, nonché l’unico a portarsi qualche ragazza a casa, diventando perciò l’odiata nemesi di Stuart. Senza contare Jessica, la coinquilina di Stuart, attrice trentenne che non riesce più a trovare uno straccio di parte, persa in un mare di ragazzette arrivate da chissà dove nella città degli angeli per sfondare a Hollywood, molto più giovani e fresche di lei. O il suo manager, un belloccio insensibile che sta antipatico fin dalla sua prima apparizione.

Il mondo di Stuart Prichard è quanto di più lontano si possa immaginare in una città come Los Angeles, così glamour e tutta luccichii, mentre Stuart e compagnia sembrano muoversi nell’ombra, impacciati e sconnessi, in assoluta dissonanza con lo splendore del bel mondo e del jet set californiano che, per contrapposizione, appare più scintillante che mai. Nel tentativo di camminare come vincenti sul red carpet, i nostri anti-eroi finiscono puntualmente aggrovigliati in esso.

hello-ladies-hbo
Ripeto, il disagio. Eppure, mentre il brivido dell’imbarazzo corre lungo la vostra schiena, vi accorgerete che il mondo di Stuart vi ha conquistato e che non potrete più fare a meno dell’ironia cinica e corrosiva di Hello Ladies né della malinconia che si insinua lentamente nella serie, puntata dopo puntata, la quale riesce in qualche modo a rendere Stuart, in fondo, un tenerone. Perché dopo tutto, chi non ha mai desiderato qualcuno accanto e fatto di tutto per ottenerlo?

Hello Ladies si rivela essere una serie dalle molteplici sfaccettature, una comedy dal retrogusto agro, che induce alla risata ma mai sguaiata, perché sarebbe come sparare sulle Croce Rossa, ma piuttosto a un riso amaro, dove ci si diverte ma ci si immalinconisce anche un po’. E mentre le note così anni ‘80 di Alone Too Long di Hall & Oates vanno durante la sigla, si prova l’irrefrenabile desiderio di sedersi accanto a Stuart per mangiare con lui alette di pollo fritto.

Una serie nuova e originale di cui, una volta assuefatti all’umorismo acido di Merchant, non potrete più farne a meno.

[Serie Tv] La comedy da non perdere: Brooklyn Nine-Nine e Hello Ladies

(voi ci uscireste con uno come Stuart vero?)


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