Servizi sociali sottomessi alla cooperativa Nazareth:pensiero unico, vietato discutere, assessore “non autonomo” emalumore tra i dipendenti. La controcultura regressivadell’elemosina ai bisognosi ormai si è imposta senzaalternative

Creato il 15 marzo 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

A cremona non c’è bisogno degli osanna in basso
sotto i cieli tempestosi della recessione.


Il nuovo papa impera con furore leonino e un
torbido-dolciastro sorriso elemosiniere e l’assessore Luigi Amore
già da tempo con l’aiuto del brillante don Pierino ha già
messo d’accordo tutti. Un trionfo, un successone. L’opposizione non
riesce a dire più nulla, se non su cremona Solidale. Amore nominato
“dal vescovo”, come molti riferiscono da anni, strapazza
politicamente tutti gli ex avversari.
La cultura cattolica dell’elemosina non ha avversari. Il
gigante Amore vince sempre, tutti tacciono. Anzi
qualcuno c’è a profferire un discorsetto interessante, anche
nella zona dei servizi sociali e infatti parla, coperto
dall’anonimato. Rara eccezione, solo per esprimere un’idea
diversa. contro lo strapotere dominante che vuoi fare?
Tanto lo sai che non conti nulla.

Non cercate lo spirito pioneristico
al servizi sociali. Non viene valorizzato, tantomeno è
incoraggiato. Anzi. Se l’assessore Luigi Amore viene considerato da
un’ala critica di dipendenti degli uffici “buona persona, anzi
bonaccione, e se vedi che non è autonomo e che rende conto ad altri
ci resti male”, l’effetto dell’Amore è la pax romana: il dominio e
il silenzio. Se fai una critica e cerchi di dare un apporto
diverso, c’è chi grida allo scandalo: vieni zittito, se dai
fastidio anche sostituito. Ha trionfato il pensiero unico, senza
possibilità di confronto interno.

Così trapela da una fonte che vibra passione per i servizi sociali,
che anzi nel palazzo di Corso Vittorio Emanuele II s’incardina ed è
capace di divincolarsi nei labirinti interni. Vero è pure che
attorno all’imponente, curiale figura dell’assessore Luigi Amore
regna un consenso incontrastato sia all’esterno di palazzo Ala
Ponzone che all’interno. Chi elabora un pensiero differente non lo
fa però in modo ostile. Non ci sono guerre fredde né congiure
nell’ombra. Semplicemente alcuni coltivano idee diverse. Sembra ed
è quanto di più ovvio, eppure non se ne parla mai se non
negativamente, come quando l’assessore Demicheli disse che tra i
dipendenti dei servizi sociali ci sono molti “comunisti”. Qualche
discussione dietro le quinte si fa, lamentando la qualità dei
servizi.

I minori italiani vengono
portati in comunità, se c’è qualche problema, non
alla casa dell’accoglienza, dove finiscono i minori
stranieri. ci sono scuole di pensiero diverse
sul concetto di minorenne italiano e minorenne straniero, ad
esempio marocchino, rumeno o afghano. Il minorenne italiano è il
noto bamboccino che diventerà un bamboccione, il
suo coetaneo afghano la sa lunga, è più scafato di un guappo e
insomma autonomo. Inutile trattarli allo stesso modo. Il risultato
però è che i minori stranieri in affido, per quanto più
autonomi, vengono assegnati a famiglie meno qualificate. L’esempio
è che il ragazzino può avere solo un paio di pantaloni e
nemmeno possa presentarsi ai servizi sociali con abiti
differenti.

con questo modo
di affidare i minori stranieri si risparmia, ma la qualità? I
minori italiani vengono affidati a
famiglie certificate con una valutazione psicosociale
dell’Asl, gli stranieri no: si usano criteri meno cauti,
sottolinea la nostra pregiata fonte. La quale non intende gettare
discredito sui servizi sociali, come se lavorassero male. E’
la cultura dominante il problema. ci
sono operatori che si sforzano di tenere alto lo standard
delle garanzie e delle tutele. Il sistema però in generale non
funziona bene come potrebbe – questa la critica – perché
si è imposto un pensiero unico con il dominio
della cooperativa Nazareth. Signoreggia la cultura
dell’elemosina, che fa sì che non insegni nemmeno a fare
un piatto di pastasciutta. Il bisognoso riceve la carità ma
non viene fatto progredire. E chi disturba la Nazareth viene
emarginato, allontanato, anche sostituito. Basta
domandarsi: come ha fatto la cooperativa cattolica a
diventare un gigante in così poco tempo? Quei bravissimi
ragazzi, dipendi e volontari della coop bianca, pieni di
ideali, di entusiasmo e di spirito di sacrifizio si sono resi
disponibili a tutte le ore, anche quando gli uffici
sono chiusi. così hanno guadagnato spazi e alla fine si
sono resi indispensabili, al punto che paradossalmente vedi
gli operatori comunali al servizio dei dipendenti
della cooperativa. Ma guarda! E’ la potenza mirabile della
fede! “Non è che li sfruttano quei ragazzi?” “No, la loro è
purissima virtù”. La Nazareth è stata
avvantaggiata, casualmente, dalla crisi del Nord Africa.
Nel periodo precedente cremona rappresentava un’anomalia:
l’ente titolare del progetto Sprar (per i profughi, finanziato dal
ministero) era titolare e anche gestore, mentre anche in altre
realtà il gestore è solitamente una cooperativa. così si
è fatta avanti la Nazareth, con un progetto non adatto.
Approvato ma ritenuto non finanziabile dal ministero. Questo
l’emergenza delle migrazioni bibliche maroniane ha fatto
sì che il progetto dapprima respinto venisse finanziato. La
Nazareth è subito partita, dotata com’è anche di appartamenti
in zone centrali. Le case per i profughi ci sono il
progetto parte la cooperativa trionfa. Ma la qualità?
In cooperative siffatte sei un po’ lavoratore e un po’
missionario: lavoriamo insieme e indi ci vediamo a messa e ci
vogliamo tutti bene. Uno spirito difficile da capire
per chi invece pensa che i profughi abbiano semplicemente
dei diritti umani, e che debbano pretenderne il rispetto.
Diritti umani? Ma no, c’è Amore, anzi l’amore divino e anche
don Pier milletrovate. così addio benefiche discussioni.
Infatti è probabile che un sereno confronto fra persone
di idee diverse potrebbe dare qualche risultato utile, come
auspica la persona che fornisce informazioni. Ma non succede.
Ha dato il la Demicheli, nei primi tempi del mandato
elettorale, con la celebre uscita sui
“dipendenti comunisti dei servizi sociali”. Ma quanti saranno
i comunisti nel palazzo di corso Vittorio Emanuele II? Ne
seguì un incontro sindacale poi la richiesta di sicurezza da parte
dei dipendenti, che spesso restano soli di fronte
all’utente che chiede assistenza economica. Dopo aver
presentato domanda, se la pratica – che va risolta entro trenta
giorni – prende una piega negativa, l’utente per legge ha
diritto di essere avvisato per lettera, in modo da presentare
eventualmente altri documenti a sostegno della sua richiesta. Ma le
lettere non partono. così dopo il trentesimo giorno è il
dipendente a dover dire all’utente: no, niente soldi per te,
esponendosi a reazioni pericolose e persino ad aggressioni, com’è
successo varie volte. L’utente, sentito il no, può persino
rivolgersi a un superiore e ottenere il sì, e poi vendicarsi sul
dipendente. Il protocollo per la sicurezza? Non c’è.

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