di Rina Brundu. Adesso si può anche morire: finalmente un esponente autorevole dell’intelligentsia di sinistra fulminato sulla via di Damasco! Sarà perché è un filosofo, sarà semplicemente perché si è rotto le balle pure lui delle tante panzane sentite, sta di fatto che durante l’ultima puntata di Servizio Pubblico, Massimo Cacciari è venuto fuori insolitamente critico contro i vertici del PD da un lato e contro il suo Segretario dall’altro. Certo si potrebbe obiettare che l’ira-funesta sarebbe stata più appropriata durante l’infausta-sceneggiata delle Primarie, quando non si sentiva una mosca volare mentre i “compagni” si scambiavano pacche sulle spalle in forma di “accesi” dibattiti, ma meglio tardi che mai… pardon, meglio Renzi che Bersani.
Questo lo ha dato ad intendere, ieri sera, Cacciari, individuando, (col “senno di poi”), nella soluzione-Renzi l’unica via valida che avrebbe permesso di veicolare positivamente il malcontento della base a sinistra, ovvero di quella stessa base che sarebbe infine andata a votare Grillo (per inciso, 3 milioni e mezzo di persone). Ma Cacciari lo ha anche detto fuori dai denti: “l’Apparato non voleva Renzi!”. A questo proposito, straordinario il filmato mandato in onda da Santoro e relativo alla riunione d’emergenza dell’Apparat… pardon, del vertice PD post-débâcle, laddove, proprio come accadeva enne anni fa durante le riunioni del Politburo, sono sfilati in rigoroso silenzio-stampa e davanti al telecronista in vana attesa di confidenze, D’Alema, Franceschini, Veltroni, Fassino, Bersani, Finocchiaro, Violante, Letta, Bindi.
Mancava solo Cofferati che però, fortunatamente, ero nello studio di Servizio Pubblico. Il quale Cofferati, pur continuando ad interagire dialetticamente (si fa per dire), soprattutto con Cacciari, a suon di “Massimo” e “Sergio” (e dunque per lo più ignorando Mara Carfagna ed Elisabetta Gualmini, anche loro ospiti della puntata), risultava un tantino pallido e preoccupato dalla furia rottamatizzante dell’ex-sindaco di Venezia. Nel dubbio si è tenuto vago, specialmente quando un operaio disoccupato di Carbonia, Alessandro, gli ha chiesto le ragioni dell’abbandono delle ragioni delle sue lotte da parte del PD: è colpa di Monti, ha detto infatti l’ex Segretario Generale della CGIL. E tutti noi gli abbiamo creduto subito, anche lo stesso Alessandro che quindi ha pensato bene di prendersela con la Carfagna e di additarla come l’effettiva responsabile del malcontento a sinistra.
Naturalmente, sempre secondo Cacciari, la sconfitta PD non è stata determinata solamente dell’arroccamento del vertice intorno alle sue obsolete ragioni, ma specialmente dal suo “strabismo totale”, dal suo essere andato a spasso un giorno con Vendola e uno con Monti, dalla sua mancanza di strategia e di focalizzazione su questioni importanti quali, per esempio, la questione settentrionale (quella meridionale, no?). Come uscirne? Secondo il filosofo occorre un gesto di modestia da parte del Partito. Il suo segretario dovrà presentarsi da Napolitano conscio della diminuita importanza e qualora Grillo lo chiedesse dovrebbe farsi da parte. Di sicuro, dice Cacciari, il PD dovrà mandare al tavolo della concertazione un suo esponente gradito a Grillo (vai a trovarlo!), e dovrà tentare di raggiungere un accordo con l’ex-comico, anche perché quest’ultimo non potrà evitare a lungo di assumersi le proprie responsabilità, di dare delle risposte politiche convincenti, pena il malcontento della base grillina che nessuno – ha assicurato sempre Cacciari - smuoverà dagli scranni di Montecitorio fra un paio di mesi: neppure a calci!
Che a ben guardare per raccontare tutto questo non serviva un filosofo, ma si sa, un filosofo fa più figo e non si può pretendere che una data sinistra e la sua tradizione culturalmente segregatrice sparisca d’un botto (questo, secondo Dario Fo, avverrebbe solo qualora Bersani optasse per il “governissimo” con Berlusconi). Sullo sfondo di quello che a dire il vero è risultato essere il solito dibattito mediatico inconcludente (in questo caso finanche privato del suo interlocutore privilegiato, Grillo), risuonava comunque strana e molto, molto vera, l’eco deleddiana delle lacrime dell’operaio Alessandro in quel di una Carbonia dimenticata dai figli di Berlinguer ma soprattutto data in pasto da Dio ad un futuro senza speranza. Lo stesso futuro senza speranza che oggidì si respira nella Sardegna tutta e a cui non basteranno centomila “grilli” per farle sentire un canto diverso.
Featured image screenshot da Servizio Pubblico in Rete.