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Come si permettono di bloccare i lavori del Parlamento, sequestare i deputati nelle commissioni, fare violenza sulle persone e offendere le deputate PD?
E ancora, come si permettono di mettere sotto accusa Napolitano, il famoso impeachment, che Grillo ad ottobre aveva definito come gesto mediatico per parlare alla pancia degli elettori?
Se uno apre i giornali, questo è quello che legge. Grillo squadrista.
Ma le cose sono leggermente più complicate di come le raccontano: ieri sera a Servizio pubblico abbiamo potuto ascoltare la versione del Movimento, con l'intervista ai deputati Sarti e Di Maio.
Perché il Parlamento è in realtà bloccato da mesi su discussioni inutili come quella dell'IMU. Le leggi che si approvano sono solo i decreti del governo, saltando la discussione in aula. Lo faceva Berlusconi, lo ha fatot Monti e lo ga ora Letta. Col decreto che regala qualche miliardo alel banche: soldi presi dalla riserva della banca d'Italia.
Ma va detto anche che l'ostruzionismo, le battaglie che travalicano i regolamenti e anche le offese gratuite danno dei risultati solo a breve termine, quando si sa che in Parlamento non ci sono i numeri e i modo per bloccare le leggi. La riforma della legge elettorale fatta fuori dal Parlamento e nella modalità prendere o lasciare.
Il decreto non omogeneo sull'IMU, che riguardava capra e cavoli: la tassa sulla casa e le banche.
Ma anche per l'Impeachment vale la stessa cosa: è un atto politico, quello fatto dal M5S. E' impossibile ravvisare nella condotta del presidente degli atti che hanno violato la Costituzione: si può dire che ha travalicato, che non ha rispettato la prassi, che è intervenuto nella gestione della cosa politica.
Che ha firmato leggi anticostituzionali e imposto governi.
Ma la messa in stato d'accusa è un'altra cosa.
Dopo la consueta copertina e prima di sentire i deputati Di Maio e Sarti, Servizio pubblico ha mandato in onda due spezzoni delle intercettazioni tra Riina e la sua dama di compagnia. Il boss stiddaro Lorusso.
E poi un'intervista "volante" ai magistrati che stanno seguendo il processo sulla trattativa (Teresi, Di Matteo, Del Bene), che si chiedevano come mai a Riina desse così fastidio il processo.
E ricordando il fatto che la mafia può organizzare questi attentati anche ricorrendo ad entità esterne. E qui entra in gioco quella parte dello stato che con la mafia ha trattato.
Il dialogo con la mafia ha rafforzato la mafia stessa, convincendola che la strada delle bombe fosse quella giusta: con le bombe si ottiene qualcosa.
E ora, come facciamo a non prendere sul serio il boss quando dice, riferendosi a Di Matteo "organizziamo questa cosa .. facciamola grossa".
La versione del Movimento.
Di Maio ha giustificato il loro operato parlando di reazione spontanea dopo il decreto su Bankitalia, che hanno cercato di far decadere. Prima che il presidente Boldrini decidesse di mettere la tagliola.
Il rischio politico, se si taglia la voce dell'opposizione, è che la lotta si trasferisca nelle piazze.
Anche in commissione è stata applicata la ghigliottina, non essendoci stato modo di discutere delle legge elettorale.
Alla domanda su fino a dove si vogliono spingere, con questi gesti, i due deputati non hanno risposto direttamente: il loro obiettivo è il ripristino del Parlamento, la fine dei decreti legge incostituzionali, che Napolitano potrebbe non firmare.
Le uniche aggressioni accertate sono lo spintone dell'ex magistrato D'Ambruoso alla collega Lupo e riferendosi alle offese gratuite alle deputate "chi si doveva scusare si è scusato".
Un pò poco.
Vero però che Napolitano non è più arbitro della situazione. Ma giocatore di una partita i cui confini non sono chiari.
La deputata Sarti ha spiegato la trappola nascosta dietro il decreto appena passato alla Camera, i 7 miliardi di aumento di capitale. Soldi che sono presi della riserve della banca, ma il problema sono le azioni in surplus che le grandi banche potranno rivedere ad altri enti, guadagnandoci sopra.
Il rischio che corre ora il M5S è l'isolamento, non portare a casa nessun risultato, di tutto il loro lavoro.
E la possibilità di una collaborazione col PD diventa sempre più difficile, visto il clima che si sta creando.
La trattativa stato mafia.
In esclusiva, Servizio pubblico ha trasmesso gli originali delle telefonate tra Mancino e D'Ambrosio dell'estate 2012.
L'ex ministro preoccupato per le indagini da Palermo, che tornano sempre sullo stesso punto, la richiesta di coordinamento (che tradotto significa bloccare Ingroia e Di Matteo).
In studio erano presenti l'ex pentito Scarantino e il direttore di Panorama Giorgio Mulè.
Chi ha imbeccato e perché Scarantino, che è stato creduto da più magistrati portando a sentenze passate in giudicato.
Tra i magistrati che seguirano quella pista c'erano i vertiti della procura nissena: Palma, Petralia affiancati da Di Matteo. Scarantino ha parlato delle violenze e delle pressioni subite in carcere, è ha incolpato il dirigente della squadra Falcone, La Barbera.
La sensazione, espressa in studio da Travaglio è che sia avvenuto un depistaggio come quello di Piazza Fontana: trovare subito il mostro da sbattere in piazza per placare l'opinione pubblica.
E cercare di fermare le stragi, quelle volute da Riina e portate avanti dai mafiosi rimasti liberi (e che magari se lo sono venduti), quelle per fermare le leggi emergenziali, il 41 bis che diventatava una fabbrica di pentiti.
Bisognava tornare alle vecchie regole, al vecchio patto tra stato e mafia.
Questo il link della puntata di Servizio pubblico, e qui potete rivedere tutti i video.
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