L’erezione dello struzzo
Questa è una triste storia: la storia dello struzzo e della sua erezione.
Per lo struzzo raggiungere l’erezione è facile: vede una femmina che lo ispira ed è subito pronto. Il problema vero è mantenerla, perché dura letteralmente pochi secondi.
La povera signora struzzo, quindi, deve fare in fretta in fretta e cogliere l’attimo (è il caso di dirlo) fuggente. Spesso non fa in tempo ad accorgersi delle avances del compagno che è già tutto finito. Figuriamoci poi accampare pretese riguardo ai preliminari: meglio non perdere tempo con qualche bacetto, magari anche distratto perché lui è tutto preso dall’impresa di mantenere lo status quo. Ci si sbriga e si prende quel pochissimo che viene.
In verità la signora struzzo già può ringraziare l’evoluzione della specie, perché la maggioranza degli uccelli non ha l’uccello il pene. Fanno eccezione due ordini: i Paleognati (cui appartengono emu, kiwi e tinami) e i Galloanseri (galline, fagiani, oche). Peccato però che i peni di questi uccelli, al contrario di quelli dei mammiferi e dei rettili [i rettili hanno il pene? e dove? e com’è?] che usano il sangue per dare vita al loro membro, si ergono utilizzando il fluido linfatico che il corpo mantiene a una pressione minore di quella del sangue. E questo spiega tutto.
Dal che si evince che la Natura si preoccupa in primis della continuazione della specie e poi del piacere del maschio quand’anche debba accontentarsi di poco. Della gratificazione della femmina se ne parla, eventualmente, alla prossima reincarnazione. Se va bene.