Decidere in un rapporto di non fare più sesso estremo, anche se prima si era consenzienti, si può.
L’assenso dunque, dato al partner, non è illimitato nel tempo, anzi nel caso in cui, nonostante il dissenso dell’altro, si continui nelle modalità non gradite, si configura lo stupro.
E’ quanto ha deciso con una sentenza la Corte di Cassazione che ha confermato la condanna a 3 anni e mezzo di reclusione inflitta a un 35enne dalla Corte d’Appello di Ancona.
L’uomo era finito sotto processo per violenza sessuale continuata commessa con violenze fisiche e minacce nei confronti di una ragazza, con la quale aveva una relazione “erotico-sentimentale”. Così conclude l’Alta Corte nella sentenza “In relazione a ‘certe pratiche estreme – conclude l’Alta corte – non basta il consenso espresso nel momento iniziale. L’atto diventa lesivo se il partner manifesta di non essere più consenziente al protrarsi dell’azione alla quale aveva inizialmente aderito, per un ripensamento od una non condivisione sulle modalità di consumazione dell’amplesso’.
Non è dunque reato il vivere, il rapporto erotico-sentimentale in base al canone vittima-carneficotto.e, ma se c’è ripensamento il sesso estremo va interrotto.