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Sesso, Morte e Super-Io, di Ronald Britton, 2004

Creato il 21 agosto 2011 da Psichetechne
Sesso, Morte e Super-Io, di Ronald Britton, 2004
Anno: 2003 Editore: Karnac Book Ldt, London. Tr. it. Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 2004 Traduzione:Gianni Baldaccini Pagine:178  ISBN: 88-340-1450-2  Euro: 15,00."Sex, Death and Super-Ego" di Ronald Britton è un libro per psicoanalisti, o per chi pratica la psicoanalisi professionalmente in vari ambiti in cui tale disciplina trova uno spazio idoneo per essere applicata. Ero dunque indeciso se segnalarlo qui e scriverne una recensione, poi mi sono detto che un libro è un libro, e, dal momento che l'ho trovato molto interessante e mi è piaciuto, ho pensato che non vedevo il motivo di censurare il desiderio di scriverne per i lettori del mio blog. Partiamo col dire che Britton appartiene alla scuola psicoanalitica inglese dei post-kleiniani. Si è formato con personaggi illustri come Herbert Rosenfeld, Betty Joseph, Hanna Segal ed ha elaborato in modo originale il pensiero kleiniano, pensiero che, approfondendo l'insegnamento di Freud (soprattutto l'ultimo Freud, cioè gli sviluppi teorico-clinici freudiani successivi al 1921), si dirige verso l'attualità delle nuove patologie narcisistiche contemporanee. In questo libro Britton espone il suo punto di vista circa la formazione del Super-Io nei suoi intrecci con l'Io, concetto quanto mai complesso, quanto dimenticato anche dalla psicoanalisi contemporanea. Cosa vuol dire Io, soprattutto oggigiorno? Soprattutto all'interno del pensiero psicoanalitico, nel quale un intersoggettivismo totalizzante sembra aver ormai messo in ombra il tema dell'individualità e dell'intrapsichico in quanto tale? E' proprio vero -si chiede Britton- che "tutto è relazione", e che quindi il tema dell'Io è diventato ormai obsoleto? Partendo dal punto di riferimento imprescindibile di Freud, Britton si sposta rapidamente in territorio kleiniano, dialettizzando il fondativo rapporto tra Io e Ideale dell'Io (principalmente costituito dai genitori interiorizzati dall'Io dell'individuo) e ristudiando in termini molto moderni e convincenti l'idea di "scena primaria". Secondo Britton l'Io è una funzione che rimanda al contenimento psichico: "Se le funzioni dell'Io sono integre, l'individuo si sente contenuto in sè stesso" (pag. 84). Ciò significa che per Britton l'Io è una parte dell'apparato mentale in cui ha luogo l'integrazione/contenimento degli stimoli (interni ed esterni) cui l'individuo è continuamente sottoposto. Finalità precipua di tale processo "integrativo", è quella di creare uno spazio interiore, simbolico, mentale, che l'Autore definisce come "l'altra stanza". Un'"altra stanza" che è poi quella in cui avviene l'amplesso tra i genitori, ma che può essere appunto pensata, "collocata", integrata e tollerata, interiorimente, senza che si sviluppino angosce di esclusione o invidie intollerabili. Dall'Io Britton passa ad esaminare il concetto di Super-Io, sempre a partire da Freud, per poi procedere verso gli sviluppi kleiniani e bioniani. Il Super-Io è sempre collegato da Britton - come da Freud stesso- al tema dell'Ideale dell'Io costituito dai propri genitori interni. Interessantissima è l'analisi della sezione biblica dedicata al Libro di Giobbe, che mette in scena un Super-Io divino il quale mette alla prova la fedeltà di un Io sadicizzato e annichilito. L'analisi di Britton evidenzia che il Giobbe biblico risulta infine in grado di mettere i  discussione il suo Dio, cioè di non cedere comunque al sadismo intrinseco della parte maligna del Super-Io stesso, dis-identificandosi cioè dal Super-Io, pur non rinnegandolo, capacità importante per l'Io, secondo Britton, in grado di dargli forza e di aumentare le sue capacità esplorativo-conoscitive. La parte finale del libro è particolarmente interessante, sul piano psicoanalitico, poiché affronta il tema (oggigiorno molto attuale) del narcisismo, inteso come forma clinica molto diffusa e spesso confusa con altre patologie come quelle borderline. Sul piano diagnostico, lo psicoanalista inglese evidenzia due tipologie di paziente narcisista, uno con "la pelle spessa" (si tratta di individui prevalentemente schizoidi e anaffettivi, che tendono a tenere a distanza emotiva elevata l'analista, nella stanza dall'analisi), l'altro con la "pelle sottile" (che tende invece ad identificarsi in modo iper-dipendente con analista, riempiendo di sè come un "blob" senza confine la stanza analitica e la relazione terapeutica). Entrambi i pazienti fanno vivere all'analista esperienze controtransferali penose e di difficile elaborazione. Un'ultima parola sull'ultimo capitolo del libro, "Problemi narcisistici nella condivisione dello spazio", che ho trovato di grande potenza seggestiva e metaforica, ad esempio in questo suo paragone (cui spesso la mia mente era andata in modo associativo, anche prima di aver letto questo libro) tra l'analisi e la vita matrimoniale, situazione in cui la condivisione dello spazio fisico è anche (e prima ancora) condivisione di uno spazio psichico, che diventa poi appunto uno spazio fisico abitato dall'immaginario fantasmatico-emotivo interno dei due abitanti (moglie/marito-analista/paziente). Lo stile di Britton è asciutto, anglosassone, simile a quello del suo collega John Steiner, di cui segnalo il fondamentale volume "I Rifugi della mente" (1993). Ma questa "asciuttezza" non è sinonimo di restringimento, ma al contrario di ampliamento del pensiero e delle modalità di funzionamento del mondo interno e dell'Inconscio di ciascuno di noi.

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