Grazie ad una ricerca italiana di qualche anno fa il punto G del piacere femminile ha una sua collocazione organica ben precisa. Si tratta di un tessuto ricco di fibre muscolari, terminazioni neurali e vasi sanguigni, quindi molto sensibile. La zona si trova a circa 6 centimetri dall’ingresso vaginale.
Pare che non tutte le donne sottoposte alla ricerca presentino questo ispessimento del tessuto in corrispondenza del punto G e che, quindi, esista una differenziazione congenita. Il riferimento a questo punto del piacere femminile risale agli anni ’50, grazie alle ipotesi del ginecologo Ernst Grafenberg (punto G, proprio dalla lettera iniziale del suo cognome).
Già nei tempi antichi, nella visione tantrica veniva descritto un punto specifico del piacere femminile che poteva essere raggiunto attraverso alcune specifiche posizioni assunte dal corpo femminile e maschile (posizioni sessuali della meditazione tantrica).
La presenza di questa zona, in molte donne, potenzia il piacere dell’orgasmo clitorideo. E oltre alle differenze di sensibilità personali, le due modalità di piacere sessuale presuppongono anche differenti approcci. Ossia, la stimolazione del clitoride, essendo esterno è sempre e comunque raggiungibile dalla donna stessa, mentre la stimolazione del punto G presuppone una “ricerca”, una scoperta che, per molte donne, è anche un modo per conoscere ulteriormente le potenzialità e sensibilità del proprio corpo.
Per l’uomo, nel caso di una relazione di coppia, la ricerca delle zone erogene della partner può costituire un’avventura nell’avventura che pone anche le basi per scoprire similitudini e differenze tra piaceri sessuali maschili e femminili. Come spiego nel mio ebook SessualMente sono tanti i modi per scoprire il piacere che è parte della nostra vita.
Modi che se non si conoscono possono essere appresi abbastanza facilmente, basta volerlo!