Da “Nove” n. 23, Periodico di attualità, politica, cultura e sport in distribuzione gratuita a Scicli.
It’s only Rock ‘n’ Roll…and I like it!!!
Sesta Puntata “I Blues Jeans”
Bisognava cercare immediatamente un batterista ed un bassista , fu così che, appena il giorno dopo, mi chiamarono nella band: suonavo il pianoforte.
Li vidi giungere in spiaggia come due Dei, dietro i loro eterni sunglasses, proprio mentre, chissà per quale assurdo motivo, dalle casse dello stabilimento balneare, passavano We can’t be beaten (link) dei Rose Tattoo. Ed erano sul serio imbattibili – i Dioscuri (ma anche i Rose Tattoo) – con le sigarette sempre in bocca, i capelli lunghissimi e danzanti su di un leggero venticello che forniva un effetto scenico non indifferente. Due Dei sembravano, appena scesi dall’olimpo del rock per bersi una birra tra i mortali. It’s a long way to the top, if you want rock ‘n’ roll, è proprio il caso di dirlo.
Sì, per dovere di cronaca, ci sarebbe da dire che ad un certo punto Castore, non avendo il piede abituato alla sabbia ardente, cominciò a saltellare goffamente, ma velocemente, tra i bagnanti incazzati, sino all’umida battigia. Polluce lo seguì appena qualche attimo dopo, con movenze del tutto simili. Ma non voglio approfondire per non intaccare l’aura mistica che promanava dalle loro persone semidivine. E poi, comunque, io li stimo lo stesso, checché se ne dica. Non si giudica la gente dalle piante dei piedi.
E poi ancora, chi lo sa, poteva anche essere una mossa, un diversivo, per confondere le masse, a non so quale pro. Non tutti possiamo capire. Atto di fede!
Andiamo avanti: mi ritrovai dinanzi Polluce, che stava con gli occhi fissi sulla mia umile presenza corporea. Che onore!
«Tu!» – mi disse, imponendo poi una interminabile pausa da attore consumato. E aspettai una maideniana Rivelazione (link)di “qualcosa” per un bel pezzo. Infine diede seguito:
«Tu non suoni mica la batteria?».
«O mio signore supremo, veramente no – risposi – sono un modestissimo strimpellatore di pianoforte.» – e chinai il capo, contrito e disperato.
«Perché?» – chiese ancora Polluce, visibilmente irritato per il fatto che lo avessi contrariato. Si aggiunse Castore, che arrivava con piede pacato, lisciandosi la fluente barba:
«Ok, puoi suonare con noi, te lo concedo!» – e mi concesse anche uno sguardo tra lo schifato ed il magnanimo. Io mi chinai e gli baciai i piedi, a tutti e due (quattro piedi in tutto). Ringraziai rimanendo prostrato per almeno un paio d’ore, o forse più, tanto che tornai a casa con la schiena completamente spellata dal sole. Mia mamma si sarebbe incazzata? Ricordai, giunto nella mia camera, le ultime sibilline parole che mi aveva lasciato Polluce:
«Ora trovaci un batterista ed un bassista, ci vediamo alle 17.02 per le prove, oggi. E porta l’hammond!».
Mi chiesi per un bel pezzo – me ignorante che ero – che cosa fosse un ammond…ma alla fine mi parve di esser giunto alla soluzione dell’enigma. Passai dunque, per prima cosa, a cercare Gianni. Chi è Gianni e da dove spunta fuori? Niente paura, è solo un vecchio compagnetto di catechismo, soprannominato “Bonzetto” da Don Zeppelino Zoso, parroco di San Faustino la Chitarra.
Lo trovai all’oratorio che provava Moby Dick (link) e le altre parti di batteria per la messa di domenica. Non sapendo come iniziare il discorso, partii da lontano:
«Ciao Gianni, come va con gli esercizi spirituali?».
«Mah, devo dire non male. Anche se per il momento sto un poco trascurando la cura dell’anima. Sai, ho un grande progetto: diventare una persona seria!».
«Oh, interessante.».
«Già, sai mi sto impegnando parecchio, prima bisogna passare per il grado di noioso e pesante, anziano anzi-tempo e così via. Roba dura, credimi.».
«Lo credo, lo credo…».
«Già, bisogna essere utili alla società.».
«Come no!».
«E poi ho quasi compiuto sedici anni, devo pensare alla famiglia.».
«Ti sei sposato?» – sgranai gli occhi.
«Chi io? No. Ma lo fece mio padre ed in virtù di quell’evento io fui generato!».
«Senti Gianni, non mi fraintendere…anzi, facciamo così, che ne penseresti di rimandare questo tuo edificante progetto, almeno di qualche anno?».
«Beh, no, non posso, l’età avanza.».
«Ma dai, suoni ancora la batteria?».
«Sì, ma solo perché me lo chiede don Zeppelino, e con grande senso di colpa, credimi. So che potrei finire all’inferno. Lo sai che è stato emanato di recente un comunicato, da ambienti vicini alla Santa Sede, in cui si impone di non ascoltare più i Blue Oyster Cult (link)? Sono satanici…».
«Non lo metto in dubbio, ma qui si tratta di suonare coi Dioscuri…».
Alla fine Gianni, detto bonzetto, cedette e fu accorpato ai Blues Jeans. Per quanto riguardava il bassista, invece, non sapevo proprio dove sbattere la testa, nessuno conoscevo. Ero terrorizzato dal non saper come giustificarmi dinanzi ai miei due idoli, Castore e Polluce.
Gaetano Celestre