Magazine Cultura

“Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli: la scienza spiegata a chi è profano in materia

Creato il 26 febbraio 2015 da Alessiamocci

“Da ragazzo, Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte, cosa che i genitori degli adolescenti purtroppo dimenticano spesso”.

Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli, il fisico e saggista nato a Verona nel 1956 che attualmente lavora in Francia, è un breve trattato scientifico, pubblicato nel 2014 dalla Piccola Biblioteca Adelphi. È un libriccino di piccole dimensioni, che compendia un modo diverso di fare fisica, “brevi lezioni” semplificate quanto più possibile, in modo da permettere di approcciarsi a questa materia anche a chi di scienza moderna sa molto poco.

La fisica è da sempre una materia ostica, ma tutto dipende da come viene insegnata. I concetti presi in esame dovrebbero trascendere il loro aspetto “formale” e sintetizzarsi in esempi pratici, di cui tutti possiamo avere più o meno un’idea. Niente è più vero del fatto che la scienza ci doni gli strumenti per comprendere il mondo, ma metta in evidenza anche quanto di esso ancora ignoriamo. E soprattutto, cosa che nessuno sospetta, quanto le leggi della fisica siano sempre in relazione a qualcosa, e quasi mai assolute. In realtà, ci si stupisce di quanto essa utilizzi le probabilità.

Queste lezioni condividono una serie di articoli pubblicati dall’autore nel supplemento “Domenica” del “Sole 24 Ore”, a testimoniare come scienza e cultura rappresentino un connubio ben affiatato.

La prima lezione è dedicata alla teoria della relatività generale di Albert Einstein; la seconda alla meccanica quantistica; la terza è dedicata al cosmo, ovvero all’architettura dell’universo che abitiamo. La quarta alle particelle elementari; la quinta alla gravità quantistica; la sesta alla probabilità e al calore dei buchi neri. Infine, l’ultima lezione ritorna a delle riflessioni sull’uomo.

Ciò che questo libro lascia è l’idea di fare parte dello spazio e dell’intero universo, dove tutte le cose sono in realtà concatenate, e nessuna vale per se stessa. Nessuno può sussistere da solo. Si respira un’aria di libertà, di dubitare, sperimentare e prendersi i propri tempi, perché niente è assoluto, e non esiste nulla, nessuna teoria che non sia stata confutata, rielaborata, e magari rivalutata. Spesso gli scienziati hanno collaborato ad uno stesso progetto e sono stati rivali per una vita intera, legati però da quel profondo senso di voler ricercare la verità, e soprattutto, di voler capire come sia fatto l’universo. Come la rivalità storica fra Einstein e Bohr, fino all’ultimo caratterizzata dalla voglia di confrontarsi e alimentata costantemente dal dubbio.

Einstein ci ha insegnato che il tempo non è universale e che lo spazio s’incurva. E indimenticabile sarà l’esempio della pallina che rotola nell’imbuto, per spiegare il fatto che non esiste un campo gravitazionale diffuso nello spazio, ma come Einstein ha scoperto, il campo gravitazionale è lo spazio stesso. Non ci sono insomma forze misteriose generate dal centro dell’imbuto, ma è la natura curva delle pareti a fare ruotare la pallina. E così, i pianeti girano intorno al Sole e le cose cadono perché lo spazio s’incurva.

Il saggio procede chiamando in causa i due pilastri della fisica del Novecento, la relatività generale e la meccanica quantistica. La “teoria dei quanti” ha portato ad applicazioni che hanno cambiato la nostra vita quotidiana. Si scopre che la materia è pregna di energia distribuita in maniera discontinua, e i salti quantici, coi loro “balzi”da un’orbita all’altra, sono in pratica il loro solo modo di essere reali. L’autore ci spiega che i “buchi neri” che vediamo nel cielo altro non sono che stelle, collassate, che rimbalzano al rallentatore. Nella meccanica quantistica infatti ciò che esiste non è mai stabile; il tutto non è che saltare da un’interazione all’altra. L’universo nasce come una piccola palla e poi esplode fino alle attuali dimensioni cosmiche. Il mondo non è che un pullulare continuo e irrequieto di cose, entità che vengono alla luce e spariscono di frequente.

Impariamo che una sostanza calda è una sostanza in cui gli atomi si muovono più veloci, e che il calore passa sempre dalle cose calde a quelle fredde e non viceversa.

L’uomo è l’unico essere consapevole della propria fine e di quella della sua intera specie. Per natura, è curioso e vuole saperne sempre di più. E continua ad imparare. La sua conoscenza del mondo continua a crescere.

Ci sono frontiere dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura e del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato”.

Lo aveva detto, da subito, Carlo Rovelli. Per comprendere la scienza ci vuole un po’ di impegno e tanta fatica. Il premio sarà la bellezza e nuovi occhi per vedere il mondo.

 

Written by Cristina Biolcati

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :