Il 2012 è stato l’anno del disvelamento, la scoperta e l’accettazione che il nostro mondo versa in un profondo stato di crisi. É una crisi che viene da lontano e contro la quale per lungo tempo sono state somministrate solo cure palliative per mascherarne la natura e la gravità.
Per gli antichi greci la crisi era il momento della scelta, della separazione di una fase da un’altra. Il verbo che loro utilizzavano faceva riferimento alla capacità di determinazione dell’uomo di modificare la propria vita e per questo motivo la crisi poteva avere valenza sia positiva che negativa. Nella nostra epoca la parola “crisi” si è autonomizzata, essa accade da sé ed a volte sembra che porti con sé anche le soluzioni, che l’uomo dovrebbe applicare senza metterci del suo. E, invece, servirebbe ancora metterci del nostro, per attraversare questa frattura e decidere sul nostro destino.
Il cinema non ha la possibilità di indicare strade. Più semplicemente può provare a tracciare una mappa delle esperienze e un film può essere un appunto di viaggio, da guardare ancora, con nuovi occhi, per ritrovarsi nel buio dello smarrimento.
Anche questa rubrica nella sua più completa e consapevole immaterialità intende dare il suo contributo contro la crisi. Può farlo a suo modo, ripensando e riguardando alcuni appunti di viaggio per accendere traccianti nella notte.
Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica
Verità. È la prima conquista da fare, saper guardare la realtà per quella che è, senza illusioni, senza inganni, sfuggendo dai racconti consolatori. Noi conosciamo chi ci ha rubato gli strumenti di lavoro. Non sappiamo come ritrovarli ma sappiamo di dover metterci in viaggio.
Million Dollar Baby (2004) di Clint Eastwood
Determinazione. Se la meta è lontana e difficile da raggiungere dobbiamo lottare con tutta l’ostinazione di cui siamo capaci, mettendo in gioco la vita, che è sempre la posta in palio, anche quando non siamo noi a deciderlo.
Il figlio (2002) di Jean-Pierre e Luc Dardenne
Amore. Non quello melenso e facile che inseguiamo per essere felici. Ma quello incerto e inaspettato che ci insegue mentre proviamo a sfuggirlo.
The Take (2004) di Avi Lewis e Naomi Klein
Insieme. Provare a ripartire, farlo insieme, in modo nuovo. Un documentario sull’occupazione e l’autogestione delle fabbriche argentine dopo il fallimento delle politiche liberiste. Emozionante e affascinante come solo la realtà sa essere.
Lista d’attesa (2000) di Juan Carlos Tabío
Fantasia. Non è il contrario della concretezza ma ne è il motore, lo sguardo e l’intelligenza. Essenziale per superare gli ostacoli “insuperabili”.
Sciopero! (1925) di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn
Rivoluzione. Le crisi economiche del capitalismo sono segni della sua incapacità ad adattarsi ai reali bisogni della gente. Finora è sempre riuscito a reinventarsi ed adattarsi ma infine, alla sua ultima crisi, dovrà cedere il passo ad altri sistemi. Fino a quel momento mai dare tregua a chi trae profitto da questo stato di cose e oppone ogni resistenza al cambiamento.
Louise-Michel (2008) di Gustave de Kervern e Benoît Delépine
Vendetta. Se proprio non si riesce a modificare in meglio la propria vita e la rivoluzione non sembra essere dietro l’angolo, allora che almeno ci si vendichi dei torti subiti. Non migliorerà la condizione materiale ma almeno l’umore si.
Pasquale D’Aiello