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Sette generi letterari che (dicono) non vendono

Creato il 05 febbraio 2014 da Mcnab75

Clochard 2

A novembre ho postato un articolo molto cliccato: generi letterari che vendono.
Nessuno si è sognato di smentire quell’elenco, anzi, semmai è stato ampliato e allungato con altre voci. Oggi faccio il percorso opposto, ovvero vi elenco alcuni generi che, a dire degli editori tradizionali italiani, da noi non vendono. Non vendono, e quindi non vengono pubblicati. Spesso pregiudizialmente, visto che ho il sospetto che molti “esperti” di marketing al servizio delle case editrici non sia esattamente aggiornati sulle attuali tendenze di mercato.
Che poi il discorso si ricollega idealmente alla faccenda dell’editoria digitale che deve/dovrebbe coprire le nicchie che l’editoria tradizionale snobba, almeno finché incidentalmente non fiuta l’affare. Inciampandoci sopra.
Ma veniamo a noi.

Sette generi letterari che (dicono) non vendono

  • Fantascienza supereroistica. Che in America vende bene, mentre qui da noi stenta a sdoganarsi. “I supereroi non fanno parte del DNA italiano e bla bla bla“. Cose sentite mille volte. Una spiegazione vera non l’ho ancora sentita, forse perché non esiste.
  • Il thriller con elemento esoterico. Va bene se è d’importazione – di solito americano o inglese – ma non se è italiano. L’editore vuole gialli standard, quelli col famoso “commissario Sticazzi”. Standard, rassicuranti nel loro schema noto e familiare. Realistici.
  • Il fantasy-non-fantasy. Ossia quello che rompe gli schemi e evita i cliché (predestinato-mago mentore-signore delle tenebre-nani-elfi-orchi). Un fantasy-non-fantasy può essere quello sui draghi di Pern, o il ciclo di Videssos di Turtledove, tanto per capirci. Figuriamoci cose ancor più complesse, come Il Mastino della Guerra.
  • Horror con elemento fantastico. Sì ai paranormal romance – romanzetti rosa in cui vampiri e mostri sono solo pretesti narrativi, no a tutto il resto. Anche qui, al limite si pubblica solo roba d’importazione. E nemmeno poi molta, a dire il vero.
  • Fantascienza ucronica. Il filone trova qualche spazio nella piccola editoria, mentre nella grande distribuzione è quasi sparita. E dire che nei paesi anglofoni ha interi settori a esso dedicati.
  • Space opera. Ok, forse faremmo prima a dire che nessun sottogenere della fantascienza viene giudicato pubblicabile, ma le space opera in particolare vengono viste come fumo negli occhi.
  • Libri pulp. Ossia, generalizzando molto, storie d’avventura old style. Cussler, Rollins e Steve Berry sì, ma qualcosa di più classico no. Specialmente se ci sono di mezzo dei “vendicatori mascherati” o simili eroi pulp. “Qui non funzionerebbero mai“. Per il resto, vedi il punto uno.

Ma sarà vero che questi generi “da noi non vendono“?
Questa frase l’ho letta e sentita decine di volte, e ogni tanto la uso anch’io, soprattutto nei momenti di scoramento.
Io vi conosco, cari lettori di Plutonia Experiment, e so che porvi una domanda del genere è superfluo. Soltanto qui dentro, in un piccolo angolino del web italiano, siamo in parecchi. Là fuori siete molto più numerosi, e sono pronto a scommettere che leggereste volenti una space opera, un fantasy in stile David Gemmell o un buon horror senza liceali innamorati come protagonisti.
Che poi era roba che una volta, vent’anni fa o poco meno, veniva regolarmente pubblicata anche in Italia. Ai tempi in cui i libri vendevano.
Per dire, eh.

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