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Il loro incontro avviene quasi per caso: Luminita cerca di uscire dal giro di taccheggio di cui lei stessa è vittima, poiché deve risponderne ai suoi compatrioti "strozzini"; la fuga e la rottura avvengono tramite un'azione che la porterà prima contro la propria comunità e poi contro la propria coscienza. Antonio è costretto dalla malattia all'ennesimo ricovero in ospedale, dove è soccorso e curato alla bell'e meglio da infermieri dalle maniere sbrigative e indelicate.
L'incontro fra i due all'inizio è acerbo e violento, la ragazza agisce senza mezze misure nei confronti dell'uomo anziano, lo sequestra e ne occupa l'appartamento, spoglio ma accogliente. Qualcosa di grave, subito dopo, succede; la rassegnazione della ragazza fa sì che lui la possa riconoscere oltre le apparenze, perdonare e aiutare, nella più dolce delle sindromi di Stoccolma. All'inizio attonita, Luminita capirà che l'aiuto di Antonio sarà l'unico rimedio per porre fine all'errore commesso, pur dovendone pagare care le conseguenze.
Un film che riflette lo stile Dogma danese e svedese e riduce al minimo le musiche, le inquadrature e gli effetti speciali per concentrarsi sulle persone e sulle loro azioni, cruente a volte, ma umane e reali, dimostrando come ciò che conta, ciò che è vivo e autentico possa celarsi in ogni persona; Luminita e Antonio, in questo, sono loro stessi, ma sono anche tutti noi. Una pellicola che chiarisce che la sintesi e l'unione di due persone è sempre maggiore della mera somma delle due parti. Una ripresa per chi ama l'inaspettato e la vita delle persone in ogni loro aspetto.
Pulchra vobis;)
LuciusDay
Per il ciclo "Verso Sud. Festival del Cinema italiano a Francoforte" vedi anche: - Scialla, stai sereno
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