Uno di molti problemi di chi intende intervenire sul proprio organismo per raggiungere livelli ottimali di salute e per raggiungere (o superare) le aspettative di vita medie, e' la difficolta' nel monitorare i propri progessi. Ora, uno studio basato su ricerche epidemiologiche, in particolare sul Framingham Heart Study, indica sette relativamente semplici biomarker che permettono di pronosticare le proprie aspettative di vita e di misurare quanto rapidamente stiamo invecchiando (come lo traduco biomarkers? Parametri biologici? Biomedici?) E a noi longevisti lo studio in questione suggerisce anche sette aspetti della nostra salute a cui dedicare particolare attenzione. E sia ben chiaro che anche gli autori dello studio sottolineano come la seguente lista non sia esaustiva (i primi altri che mi vengono in mente e che potrebbero essere ulizzati come parametri per monitorare l'invecchiamento sono i livelli ormonali, in declino dalla mezza eta' - ormoni sessuali, melatonina, ormone della crescita, etc).
I biomarker in questione sono (i seguenti collegamenti sono in italiano o, quando inevitabile, in inglese):
- indice di massa corporea
- pressione arteriosa distolica (o "minima")
- pulse pressure (il rapporto fra pressione arteriosa sistolica e distolica, calcolato sottraendo quella distolica, o minima, a quella sistolica, o massima- ringrazio in anticipo chi mi sapesse suggerire come si dice in italiano...)
- frequenza cardiaca
- glicemia
- ematocrito (qui c'e' una complicazione: in inglese hematocrit fa riferimento alla percentuale di globuli rossi nel sangue, ma in italiano ematocrito sembra a volte fare riferimento alla percentuale di tutti gli elementi corpuscolati nel sangue. Dato che sto traducendo dall'inglese, mi sembra logico dedurre che il temine faccia riferimento solo e specificamente alla percentuale di globuli rossi).
- colesterolo
A questo punto molte domande vengono spontanee. Fino a che punto possiamo influenzare questi aspetti dell'invecchiamento con interventi che vanno dalla semplice modifica dello stile di vita (con l'esercizio fisico regolare, per esempio), agli interventi nutrizionali (dieta e integratori) o farmacologici (per esempio con la metformina per ridurre la glicemia)? E se riuscissimo a mantenere questi valori stabili a partire dai 40 anni di eta' (o magari anche da piu' giovani), che impatto avremmo sulla longevita'? Sembra logico supporre che avremmo un impatto positivo su buona parte delle malattie e dei disturbi tipici della terza eta', il che dovrebbe innalzare le aspettative di vita media (e per gran parte in buona salute), ma che impatto avremmo sulle aspettative di vita massima? Potremmo tutti raggiungere il record di 122 anni di Jeanne Calment, prima dell'arrivo delle terapie SENS di Aubrey de Grey o di qualche altro biogerontologo?
Come suol dirsi, chi vivra', vedra' (una frase che mi sembra particolarmente adatta in questo caso...)
L'intero studio e' online: Dynamic Determinants of Longevity and Exceptional Health
Immagine: i sette biomarkers