Nato a Cagliari nel 1961, nel quartiere Castello, quartiere che influenzerà non poco la sua infanzia, Maurizio Manzo ha iniziato a scrivere fin da giovanissimo. Il suo primo poemetto, “Coreografia del ghetto storico” racconta il “delirio” di quattro donne ai margini, ambientato nelle stradine di Castello, e mostra, nonostante la giovane età, una forza stilistica già matura. Il poemetto scritto nel 1981 è stato pubblicato nel 1985, Edizioni Castello, con la presentazione di Tonino Casula. Dopo molti anni da questa prova e grazie alle possibilità offerte dal web, Maurizio Manzo pubblica diversi testi e lavori raccolti in ebook nei vari Litblog, testi che raccontano il disagio sociale senza retorica: “Le anamorfiche”, “Le assistenziali”, “All’ombra dei pixel”, ”Distorsioni a occhi nudo” con un’attenzione particolare all’aspetto metrico-ritmico e al suo farsi suono-immagine-senso.
Con il racconto Il Mutamento è stato finalista alla II edizione del premio Ulteriora Mirari, sezione prosa, Edizioni Smasher.
Premiato con Menzione alla Ventottesima Edizione del premio Lorenzo Montano, sezione Raccolta Inedita, con la raccolta Anamorfiche e altre Distorsioni.
Sette terribili ostriche e una perla è la sua seconda raccolta.
RIGUARDI
Quando sto immobile
penso che qualcun’altro
è più fermo di me
come quando mi brucio
è impensabile il dolore
di chi si spegne
alleato con la fiamma
così è questo strano potere
che mi fa smettere
d’immaginare il dolore
altrui come un riguardo
che non capisci bene
per chi.
***
NODO
Il senso della corda
non era il segno
lasciato rosso a girocollo
legame con il posto
disperso come resto
della vita né quel tenerti
allineato alla tua ombra
a consumarsi prima del sole
ma il nodo cresciuto più stretto
dell’urlo più largo di quanto
hai potuto vedere.
***
SPASMO
È lo stomaco
amaca che dondola il tempo
che si attorciglia
anemoscopio del vivere
che resta contorto
anche quando i venti
siedono sfiniti.
***
MOTO
Si azzarda
finché poi vivere
si adatta
e ogni aspetto ti disconosce
discopatie da inchino
le flosce orecchie
del tuo cane tirate
indietro
perché poi vivere
è un moto
peristaltico guasto
un blocco emozionale
un’esplosione
di merda.
***
MI RIFERISCO A ME STESSO: SE PUÒ BASTARE
Mi riferisco a me stesso
quando penso è avviata
male l’umanità
probabilmente peggio
e se al pensiero segue la detonazione
alla detonazione segue
la ricostruzione
non ti ricordi di aprire
gli armadi
far uscire gli scheletri a passeggio.
Mi riferisco a me stesso
quando trovo ingiusta
la mia vita sospinta
da quello che m’inducono a desiderare
nella sofferenza che non tutto
si potrà avere
come sobillano all’orecchio
e mi dicono di resistere
mentre una parte esiste
e resiste sulla tua fine.
Mi riferisco a me stesso
quando devi sottostare
perché la vita ha i suoi
passaggi e li devi assaggiare
e se qualcosa intasa
la gola e ti strozza
dicono che dovevi metterlo
in conto come quando sbatti
contro il muro con la macchina
a cento all’ora come a cinquanta.
Mi riferisco a me stesso
quando penso quello
che mi dicono
e mi dicono quello che pensano
possa impinguarli
fino al trabocco sordo
e non mi sento pensare
ad alta voce
proferire il naturale disgusto
ferire ogni dio.
Mi riferisco a me stesso
quando sgomina lo sguardo
la pelle a brandelli
le vene del collo esplose
nei giorni in cui ci si brucia
e ci s’impicca prima
della fine della disponibilità
dei mezzi per potersi anche uccidere
e un battito di ciglia sbaraglia
cambia canale profuma l’odore.
Mi riferisco a me stesso
quando pensi alla felicità
se pur mai incontrata
la tieni stretta allontanando
e temendo un contagio
schivi ogni parte che pare
infelice senza sapere
perché tieni stretto ogni
tuo avere
e non senti doveri.
Lepisma Edizioni – Collana La cicala diretta da Dante Maffia – 154 pagine €. 13,99
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