Magazine Cultura

Settembre

Creato il 03 settembre 2012 da Cultura Salentina

di Luca Portaluri

Another day in paradise

©Gianfranco Budano: Another day in paradise

Odiavo settembre, quando andavo a scuola, era il mese che si traduceva in fine delle vacanze e dei pantaloni corti. Fine del sole in faccia, e della spuma dentro e fuori. Ora lo adoro, e lo attendo, non con ansia, ma lo aspetto. E aspettare è anche voce del verbo amare, come si aspetta la nascita di un figlio, o si aspetta l’arrivo dell’amata, che non si vede da tempo. Perché so che il mare è diverso a settembre, ha qualcosa di magico durante il nono mese dell’anno. Sembra quasi che come una qualsiasi mamma in gravidanza, anche Madre natura faccia trascorrere i suoi nove mesi per far nascere il mare più caldo, per partorire il suo piccolo mare. Più protetto. Più silenzioso, e più veracemente amabile. Ben vengano le orde di turisti e gli opprimenti caldi agostani, ben arrivi il guadagno economico indotto per ristoratori e commercianti vari. Ma io aspetto settembre, quando la Baia dei Turchi è un po’ meno dei turchi e un po’ più nostra, magliese e salentina, quando Porto Miggiano è più ” miggiano” e meno porto di attracco per panfili sfavillanti e pomposi.

L’ondata di sudori e file e code di traffico si dissipa, insieme a quell’orgia di corpi scolpiti (più o meno…), di creme abbronzanti  e fluidi esfolianti idratanti emollienti: spunta settembre, coi suoi colori più vivi, e più artisticamente  pastosi. Gli aloni azzurri delle lune sanno meno di polvere, e i raggi solari impregnano di un giallo non antipatico il viso.

Non so se settembre assomigli maggiormente ad un  uomo o ad una  donna, e non so dire quindi se io sia più normalmente gay o diversamente eterosessuale: so solo che sono convintamente innamorato di  questo mese sia quando mascolinamente mostra tutta la sua forza in quei caratteristici giorni di dirompente pioggia, scrosci di grandine e ventate di frescura vera, entusiasta, odorosa; sia quando in modo tendenzialmente femminile  offre quelle mattine di bonaccia, sempre fresche, linde, pulite, come fossero appena uscite da una lavatrice, quando cioè  si può sentire lo sciabordio dell’anima, triste o felice, in ogni caso  umana.

Vi siete mai stesi poi in una pineta in questo mese dell’anno? Le cicale sembrano rilassate, e la loro logorrea si perde più facilmente nel vento, e comunque udirle dopo agosto è beneaugurante se si tien fede ad un proverbio antico: “se la cicala canta a settembre non comprar frumento da vendere” in quanto il loro canto è il segno che la buona stagione si è trascinata e conservata più a lungo, consentendo ai contadini di far le scorte di alimenti per il periodo freddo d’inverno. In ogni caso saranno tutte mie impressioni sognanti, ma mi sembra vivere una felicità sommessa in questo periodo, non scalmanata, e se proprio la parola felicità può apparire esagerata, si può pensare ad una tiepida serenità, né troppo calda, né troppo fredda, tra le righe di un libro  sgualcito e il dondolio di un’amaca raffazzonata. Tra un fischiettio stonato e quindi bellissimo e i primi acini d’uva gustati di nascosto e quindi buonissimi.

I dolci fichi, e le prime castagne, le prime sì forse malinconiche: ecco, anche questo sentimento fa parte di settembre, una ritemprata malinconia, ma anch’essa prerogativa dell’umano sentire. Essenziale. Naturale. Le foglie assumono un colore giallognolo,e le più fragili già cadono, e il crepuscolo arriva ogni giorno che passa sempre un po’ più presto, tutto concorre ad attribuire allegoricamente a settembre l’epiteto di mese dei poeti. Giovanni Papini, ad esempio, scriveva che “i giorni di settembre sono, fino all’ultimo meriggio, ariose e melodiose strofe classiche che all’avvicinarsi della notte diventano troppo buiosamente romantiche”: come sublimare in pochi stupendi versi la propria musica interna….

P.S.: si noti che ho tralasciato appositamente di inserire tra i motivi per cui amo settembre il fatto che ricominci il campionato di calcio, non quello delle amichevoli, ma quello vero, contornato di fantacalci vari e partite divorate in televisione: l’ho fatto per una sorta di galanteria nei confronti di una minoranza rispettabilissima di uomini, ma soprattutto di quelle mogli, fidanzate, amiche che  al contrario detestano ogni goal e ogni fuorigioco possibili, o peggio sono totalmente indifferenti al tifo calcistico. Ora, tutte queste donne, durante il rimbecillimento maschile di fronte ad un pallone, se davvero non vogliono tradire il proprio partner, o non ne hanno bisogno, possono sempre andare a vedersi un film in qualche multisala (forse appena riaperta!) perché, sì, inconfutabilmente, che si guardi un thriller, una commedia, o un horror di serie B, pure il cinema a settembre è più cinema, più godibile, più hollywoodiano anche se prodotto e girato in Italia. Non credete?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine