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Settembre 1970:Reggio brucia!Quarantuno anni fa Reggio Calabria era infiamme.La Rivolta per il capoluogo hagià segnato giornate cruente di scontri tra i dimostranti e le forzedell’ordine.Ha già fatto la sua prima vittima: Bruno Labate,ferroviere pacifico iscritto alla CGIL; in due mesi la città è statamilitarizzata, le scuole trasformate in caserme, lo scontro si è radicalizzato.L’estrema destra, inizialmente titubante, ha rotto gli indugi schierandosi con la piazza.Un’intera città è ribelle alle scelte governativeche vogliono Catanzaro capoluogo di regione, “l'ultima grande lotta popolare del nostro Mezzogiorno, la prima lotta"etnica" di fine secolo”, com’è stata giustamente definita daTonino Perna, è all’acme dello scontro.A partire dalla fine di agosto la guerriglia urbanasi è polarizzata nelle due periferie cittadine del tempo.Santa Caterina a nord, Sbarre a sud, oltre l’Annunziatae il Calopinace, i due confini naturalidella città, sono le roccaforti principali che saranno espugnate solo nelfebbraio del ’71 con l’intervento dimezzi blindati.Alla fine del viale Galileo che conduceallo stadio, il deposito di locomotive delle ferrovie brucia. Una molotov ha colpito le cisternedel combustibile.Inutili sono i tentativi di passare deivigili del fuoco, che presi in mezzo agli scontri, riusciranno solo il mattinoseguente a domare le fiamme.Gli scontri vanno avanti dal primopomeriggio, all'imbrunire il cielo sopra la zona sud della città semprel’inferno dantesco; le fiamme raggiungo in altezza i vecchi riflettori dellostadio, il cielo è rosso sangue.Ne sono testimonianza le foto che la coraggiosaAgnese Donato scatterà per L’Europeo. Al muro del deposito almeno un centinaio di ragazzi.Per loro la rivolta, inizialmentevissuta come un gioco, diventa sempre più una scelta consapevole.Arrampicati guardano l’imponenteschieramento di forze dell'ordinerinculato dentro sulla difensiva.Per paura di un’ esplosione il commissario ordina una carica per tentare di uscire da quellasituazione non certo facile.Avanzano divisi su due file, da un latoi poliziotti dall'altro i carabinieri subito bersaglio di una fitta sassaiola; Tra i dimostranti si scatena un fuggi fuggi generale.Si odono indistintamente degli spari.Dalla prima traversa che incrocia il rione Pescatori una pattuglia dicarabinieri è rimasta isolata.Le successive perizie accerteranno chegli spari provenivano da un moschetto militare in dotazione all’Arma e da duediverse direzioni.Quando i rinforzi si fanno largo e i dimostranti sidisperdono, nel dedalo di viuzze che porta fino alle Sbarre Inferiori, subitoci si rende conto della tragedia.Quattro feriti gravi e un morto: Angelo Campanella,centrato al collo da una pallottola mentre riposava nella veranda di casa suadopo una giornata di lavoro.La notizia si propaga rapidamente: “Una strage! AlPescatori c’è stata una strage!!”, è la prima voce che giunge alle orecchie di una città che esplode, si arma e si dirige condecisione verso la questura, al tempo situata in via Correttori, la primatraversa verso il mare di fronte al Duomo.Solo la fermezza del questore Santillo, che ordinerà ai suoi uomini di nonrispondere al fuoco, e la mitezza convincentedi mons. Ferro, presule della diocesi, riusciranno a non fare sfociarequell’alba in una mattanza.La mortedi Angelo Campanella è la prima vera cesura della rivolta reggina.La nottedel suo assassinio, è la notte della grandepaura, degli arresti preventivi dei leader.Franco, Perna e Matacena vengono arrestati.L’assassino di AngeloCampanella, padre di sette figli, che nulla aveva a che vedere con la rivolta egli scontri, non ha ancora un nome.Lorenzo Messineo,anche lui di rientro dal lavoro e ferito gravemente quella notte, unapallottola gli forò il polmone, non venne ascoltato al tempo per il processo penale,e neanche per il primo grado del processocivile, che vede il Ministero degli Interni sotto accusa; la famigliaCampanella ha fatto causa perrisarcimento danni. Tra qualche giorno riparte l’appello, nella speranza chefinalmente siarrivi, a scrivere una pagina digiustizia e verità.
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