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Naturalmente è partita la Facebook-cagata-omologante, quella di cambiare la propria immagine del profilo e di sostituirla con la foto di un cartone animato-amato della propria infanzia, quasi fosse una festa, tutti che parlano di cartoni, di infanzia: Remì, Heidi, Il Tulipano Nero, Daitarn III, evviva!
Il mio cartone preferito era Candy Candy, ho sempre amato le soap-cartoons, un genere tutto femminile, ma non per questo meno violento dei cartoni coi robot. La violenza di questi cartoni era tutta psicologica, quindi più subdola e più sottile. Di certo cartoni solo apparentemente adatti ai bambini.
Le soap-cartoons giapponesi avevano sempre al centro queste ragazzine belline, spaurite, ma al tempo stesso coraggiosissime, di preferenze orfane o vittime di qualche ingiustizia, impegnate a subire la cattiveria della gente o dei parenti (la matrigna, la nonna o il fratello) e mille sfortune. Erano cartoni dove le lacrime erano di casa, Candy Candy poi era ambientato in un ospedale, si vedevano anche storie di malati, di feriti. Perché molti bambini venivano conquistati dalle lacrime, dal dolore?
Forse perché non è vero che un bambino è così innocente, sa riconoscere qualcosa che è diverso dalla sua vita monotona, i cartoni giapponesi sono già storie da grandi, in effetti, ma hanno l'alibi di essere disegni, per l'appunto. Un alibi interessante, un tranquillo lasciapassare per l'infanzia.
Ma non voglio assolutamente liquidare Candy Candy con queste considerazioni da "Famiglia cristiana", diciamo che, come già dicevamo a proposito di Verdone, bisogna riuscire a cogliere ciò che va oltre l'apparenza; il senso della vita, di questa assurda vita, ci appare già dall'infanzia...Alessandro Piperno come il sottoscritto si era innamorato di Candy alla follia e l'amore poi conviveva con le scene da ospedale, con l'avvento della prima guerra mondiale, con la tragedia del personaggio di Anthony, caduto da cavallo, un evento che per Candy diventa un'ossessione vera e propria, dal quale non riesce a liberarsi. E il giorno prima dell'incidente una cartomante apre una carta che raffigura la Morte....quella puntata mi aveva fatto paura. Candy ed Anthony tornano a casa, pensano che quello che ha detto quella maga sia una stupidaggine...e invece....
Detto questo è ora di pensare, se l'innocenza dei bambini esiste...che i cartoni e le fiabe sono terribili e forse i bambini inconsciamente hanno bisogno della paura, della tristezza, della violenza virtuale. In questa società tecnologica la televisione o il computer è forse l'unico catalizzatore di emozioni, di fronte a uno schermo si può osare e volare. Mi si scaglierà contro tutta la pedagogia e psicologia contemporanea, ma io ho sempre creduto che esistono due infanzie, quella descritta nei manuali e quella della realtà, deforme, capricciosa, oltraggiosa.
Nostro dovere comunque è comunque vigilare sempre che tutti i nostri bambini non soffrano, noi dobbiamo parlare anche della paura, della televisione, insegnare loro cosa è il bene e il male, senza soffocare nemmeno troppo i loro desideri. L'impresa non è da poco...
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