Seconda puntata della nostra inchiesta sulle direttrici nell’informazione italiana. Questa volta l’analisi riguarda i settimanali censiti da Ads.
Dei 45 settimanali censiti da Ads due non sono più in edicola, quindi la nostra analisi si riferisce a 43 giornali. Di questi ben 11 sono diretti dallo stesso giornalista e, in particolare: Sandro Mayer è direttore di Di più tv, Di più, Di più tv cucina, Tv mia (tutti del gruppo editoriale Cairo); Aldo Vitali lo è di Tv sorrisi e canzoni, Telepiù, Guida tv editi da Arnoldo Mondadori; Alberto Sabbatini alla guida di Autosprint e Motosprint della Conti Editore; Annalisa Monfreda è direttrice di Confidenze e Donna Moderna editi da Arnoldo Mondadori.
Settimanali: quanti direttori? | Create infographicsRispetto alla nostra precedente analisi sui direttori dei quotidiani, la disparità di genere nella direzione di un settimanale si assottiglia: 17 uomini (di cui 3, come abbiamo visto, alla guida di più di un giornale) contro 15 donne (soltanto una dirige due settimanali).
Diciannove di questi settimanali appartengono al genere “femminili” ed è opinione diffusa che a dirigerli siano soprattutto donne. Invece, a scorrere l’elenco delle testate Ads scopriamo che ben nove sono diretti da uomini. Sui femminili e sul ruolo che negli anni ’60-’70 hanno avuto nella formazione di una nuova coscienza femminile nei giorni scorsi la 27ora del Corriere della Sera ha pubblicato alcuni capitoli della tesi di laurea magistrale di Camilla Lascheri che ha approfondito questo tema.
Intanto, qualche settimana fa sui social media abbiamo condiviso la notizia che per la prima volta in 172 anni di storia dell’Economist a dirigere il giornale è stata chiamata una donna: la 47enne Zanny Minton Beddoes. Alcuni giornali italiani hanno titolato così:
Internazionale Il Post Il Foglio Corriere della SeraSu come si diventa direttore dell’Economist e sulla questione di genere nell’informazione britannica è interessate questo post di Gideon Lichfield pubblicato su Quartz lo scorso 23 gennaio.
Sulla questione di genere, invece, nella nostra informazione uno spunto da approfondire viene dal consueto report sulla professione giornalistica a cura di Pino Rea per Lsdi. Pur non essendoci molti dati di genere, è indicativo quello sulle posizioni Inpg1: nel 2013 le professioniste iscritte erano il 42,4% e le pubblicista il 43,9%. Nel corso degli anni la percentuale femminile è cresciuta, quindi ne ricaviamo che anche il numero delle iscritte all’Ordine è aumentato. Non c’è una risposta, però, al fatto che ad una così significativa presenza di giornaliste non corrisponda una altrettanto significativa presenza delle colleghe nei ruoli chiave della professione.