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Io amavo Fincher per il suo bellissimo capitolo 3 di Alien, una pellicola coraggiosa,radicale,pessimista, film adatto a un giovane occhialuto che ama le brillanti commedie di Lars Von Trier.
Seven fu la conferma,l'atto d'amore, il manifesto politico e tutto il resto. Sai quando rimani folgorato sulla via per Carate Brianza? Ecco,una cosa simile. Perché, e l'ho capito più tardi, Seven non è solo quel film tanto nichilista e cattivo che non piace ai buonisti e tutte quelle immense cazzati lì,perché è lampante che codesta pellicola non voglia solo dirci: che mondo di merda, il male vince sempre ecc..ecc.. E non cerca nemmeno lo schock per farti urlare e poi ridacchiare,che mr stremizi è andato via, ( stremizi= spavento , in brianzolo), in poche parole: questa pellicola fa dannatamente sul serio.
Usa tutti i luoghi comuni del genere,ma solo come superficie: certo, c'è la coppia di investigatori, ( quello giovane e scalpitante ,quello anziano e malinconico), il serial killer, ( che sceglie le sue vittime secondo i sette peccati capitali), riferimenti colti e simbolici, ( sette come i peccati,come i giorni della settimana, come i giorni che son serviti all'architetto signor dio per costruire sto mondo), ma non è solo questo.
Chiariamo una cosa: anche come solido thriller , il film funzione benissimo. C'è tensione,è avvincente, i personaggi sono davvero ben scritti.
Ecco: ben scritti. Non sono marionette che ripetono gesti e situazioni ampiamente collaudate,così...Per inerzia. E sopratutto non ci sono due personaggi odiosi, sciatti,disprezzabili, come mi è capitato di incontrarne ultimamente in certe serie tv, ma due uomini che sentono il peso delle ingiustizie, che vogliono fermare e combattere il male,anche se magari hanno poche speranze e illusioni,ma non si arrendono ad esso.
Pagandone le conseguenze.
I protagonisti di Seven non accettano , filosofeggiando da nichilisti irresponsabili, il male che popola il mondo, non accettano la deriva disumana della società, il vizio e la superficialità come alibi comodi per non prendere le proprie responsabilità, non accettano un mondo povero perché privo di morale ed etica. Ecco il punto centrale dell'opera: la difesa e il mantenimento di una Morale, di un'Etica, di quella che i grandi poeti chiamano: La Coscienza Immacolata.
I due protagonisti si scontrano con la desolazione, un mondo cupo e violento,indifferente, usando la legge. Cercando di rimanere lucidi e dalla parte " della luce",della ragione. Bellissimo, uno dei tanti meravigliosi dialoghi che formano questo film, il dialogo tra Pitt e Freeman, donde questo ultimo spiega come il killer non debba esser visto come psicopatico,perché questo ci manterrebbe in una sicurezza fittizia : lui è altro,è diverso, non è come noi. Ma appunto , deve esser considerato un essere umano: anche se questo ci porta a soffrire perché vorrebbe dire togliere ogni barriera tra la nostra apparente normalità e la loro follia.
Gran parte del successo del film, lo si deve - a mio avviso- per il personaggio di John Doe: codesto simpaticissimo tomo nella foto posta sopra.
Un folle lucidissimo, un purificatore sadico, uomo senza identità, incarnazione del Male Assoluto. Avvertiamo la sua presenza per tutta la pellicola,e lo temiamo. I suoi omicidi sadici, i suoi rituali disumani,eppure a ben vedere , capiamo che ha una sua missione "morale". Colpire attraverso i sette peccati capitali, e un furore religioso devastato e devastante, i pilastri infetti della società. Una battaglia , una guerra, contro questa deriva paurosa di egocentrismi,vizi sciatti, sete di danaro, ingordigia. Il peggio dell'occidente.
Non possiamo provare empatia per lui,ma lo temiamo. Io sabato scorso mi sono spaventato come un ragazzino,per tutta la parte finale. Il suo sottile gioco sadico contro il dectetive David.
Per l'atroce dilemma finale: cosa fai? Applichi la legge o ti lasci andare alla legge più vecchia, efferata, quella che ti offre l'illusione, la parvenza di una giustizia totale,ma ti condanna alla pazzia e al dolore assoluto? La vecchia, bastarda, legge della vendetta?
Seven è una macchina di devastazione assoluta , uno sguardo malinconico e disperato sull'impossibilità di uscirne puliti, l'abbandono in una terra arida,ma nonostante ciò non si rifugia nel nichilismo facilone e disimpegnato finto maledetto, al contrario ti lascia con la citazione di Hemingway: il mondo è un ottimo posto e vale combattere per esso . Alla fine l'agente Freeman ci dice che : ok, il mondo fa anche schifo,ma dobbiamo proprio per questo combattere e non arrenderci.
E non è poco.
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