Magazine Diario personale
Quell'attrice giovane che interpreta con garbo la ragazza figlia del contadino nel film italo-americano “Fried onion rings at crossroad”. Se sapessi come si chiama, il suo nome l'avrei scritto nel titolo.Nessuno, forse pochissimi tra gli addetti ai lavori, ricorda il suo vero nome. Quello che usava era infatti solo un nome d'arte fìttizio, un appellativo vezzoso con cui amava farsi chiamare sul set, un nomignolo facile che, per un disguido tra tipografo e casa di produzione, purtroppo non figurò mai sulla locandina del film.Di lei sappiamo che forse era siciliana, con una bella carnagione candida e capigliatura scura. Sono certo che in tanti la ricordano, sicura nei suoi movimenti, quando si cura del cavaliere crociato ferito al ginocchio, ribaltatosi in un fossato vicino casa mentre attraversava al galoppo un campo di grano occupato dal nemico. Quello stesso saraceno invasato che aveva assalito nottetempo la costa incustodita, e invaso le campagne della provincia più interna. Una roba impressionante, da girarci un film.La pellicola risale alla metà del secolo scorso, e l'attrice si vede che ha una certa familiarità istintiva con la macchina da presa. In alcune scene finge di emozionarsi, poi volge la schiena al pubblico, o anche solleva un oggetto, con esso si copre il volto in lacrime, mentre affetta la cipolla ad anelli tutti uguali e lo nasconde alla vista degli spettatori. Questi, per lo più zotici ignoranti, fischiano indispettiti e per così poco vogliono indietro i soldi del biglietto.Per bilanciare le sue capacità gestuali, questa attrice di cui non ricordo il nome ha invece una capacità modesta nell'uso della lingua italiana. Racconta un suo vecchio amico, uno dei pochissimi, forse il suo più raro amico, che in quel periodo la popolazione rurale era poco alfabetizzata, dice che la ragazza abituata al dialetto non riusciva a coniugare i verbi in modo corretto, e così quando formulava le frasi per non sbagliare utilizzava sempre il tempo all'infinito. Pronto da mangiare! diceva per esempio, e poi ancora, Meglio morire, Non mi lasciare!, oppure Tra dire e fare... e così via all'infinito. Tutti sorridevano comprensivi e capivano le sue difficoltà, anche se dava l'impressione di essere una ragazza straniera, una specie di extracomunitaria con la pelle candida.Il titolo “Fried onion rings at crossroad”, tradotto erroneamente o volutamente in “Non piangere capinera, che dalle crociate torno stasera”, ha ricevuto critiche ingiuste per la presenza di alcune scene troppo lacrimose e in seguito tagliate via. Questi tagli, fortemente voluti dai critici dell'epoca, hanno scatenato il pianto dirotto delle massaie e hanno contribuito a trasformare una ricetta medievale mediocre in un grande successo di botteghino, che ha fatto la fortuna della nostra attrice, se solo ricordassi come si chiamava. Da quel giorno, sui crocevia di molte città si può trovare un botteghino che vende i famosi anelli di cipolla fritti in pastella di grano saraceno.RQ