Bert Stern passeggia nervosamente tra le stanze della suite dell’hotel Bel-Air.
Nella camera da letto è tutto pronto: il letto è rifatto con un lenzuolo bianco dal risvolto plissettato bordato da un filo di pizzo, sul tavolo vino rosso e bicchieri di cristallo. Non gli è sembrato vero quando lei gli ha detto sì e ora che l’aspetta gli sembra di aver sognato tutto. Continua a ripetersi di stare calmo, che è normale il ritardo poi si dice che non verrà, poi torna a ripetersi che è normale il ritardo in un loop mentale che dura da cinque ore. Poi di colpo lei è lì e satura lo spazio: biondissima, eyeliner nero e labbra cremisi. Più bella più di quanto l’avesse immaginata, così vitale e disponibile che l’angoscia dell’attesa gli sembra dovuta. - Scusami tanto – gli sussurra con la voce che l’accarezza – è che in questo periodo dormo così poco che Eunice non ha voluto svegliarmi per tempo. Ora però mi faccio perdonare, va bene? - e scalcia via le scarpe bianche col tacco a spillo. Sul fondo del letto Bert ha ammucchiato delle sciarpe di chiffon trasparenti, sul tavolo da toeletta ha appoggiato delle collane e fiori di stoffa. Le indica la camera da letto. - Con cosa ti andrebbe di cominciare? – chiede. Lei si guarda intorno sorpresa e batte le mani felice. Ignora i vestiti avvolti nel cellophane appesi ordinatamente sulla rella. Si avvicina alla toeletta e fruga tra le collane. Sposta perle e strass e tira fuori quella con i cristalli gialli. Si appoggia dietro l’orecchio una rosa di stoffa, si guarda allo specchio fa una smorfia e la lascia cadere. Poi si avvicina al letto e prende prima la sciarpa arancione, la lancia in aria e la lascia fluttuare a terra. Scarta quella rosa e sceglie quella a righe. Ora sta sorridendo anche con gli occhi.Bert la guarda affascinato uscire dal vestito: è dimagrita, le sue curve favolose sono meno evidenti e vicino agli occhi compare a tratti un reticolo leggero di rughe che la rendono più sexy di prima. Sull’addome spicca una brutta cicatrice, lei segue il suo sguardo. - Cistifellea – si giustifica con un lampo di dolore negli occhi – a quelle fortunate i tagli cesarei, a me i calcoli. Lui gliele sfiora con l’indice e si stringe nelle spalle. Non sa dirle che la perfezione nasce proprio da questi dettagli apparentemente imperfetti. Marilyn lo guarda e sorride di nuovo, con complicità. Si leva il reggiseno poi, lentamente, si vela il seno con la sciarpa a righe. - Let’s make love – gli sussurra mettendosi in posa. Adesso sorride anche Bert, toglie il tappo dall’obiettivo e accende le luci sul set. Ore 3.00 Am Si è addormentata. È sul letto sdraiata su un fianco: la mano sotto il viso, il braccio teso sotto il cuscino. Dopo dodici ore di posa e due bottiglie di vino rosso Marilyn ha chiuso gli occhi. È ancora aggrovigliata nelle lenzuola bianche con cui ha posato nuda fino a pochi minuti prima. Una gamba spunta dal lenzuolo. Bert non resiste: le ruba quest’ultimo scatto, poi uscendo spegne le luci e chiude la porta della camera, piano, per non svegliarla. Pochi mesi dopo Marilyn sarà trovata morta nuda nel suo letto. MB