Magazine Racconti
La Biblioteca si compone di un numero indefinito, e forse infinito, di scaffalature, ripiani e archivi compattabili con corridoi vasti o angusti nel mezzo. Dall'interno di ogni compattabile si vedono gli altri, a destra e a sinistra, interminabilmente, con i colori delle costole dei libri che formano arcobaleni di soli sotterranei. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è puramente casuale, nonostante più di uno studioso di biblioteconomia abbia ispirato la catalogazione e la disposizione dei volumi. Essi sono divisi in collezioni o fondi o continuazioni, e poi in numeri di collocazione e di volume, con i decimali e i bis e le seconde edizioni. Inventariazione esatta che non lascerebbe spazio a equivoci, eppure i volumi vanno spostandosi, a volte scompaiono, a volte si trovano in tutt'altra collezione, i più riottosi a lasciarsi leggere si nascondono scivolando oltre il bordo del proprio scaffale, oltre altre decine di libri. I corridoi sarebbero identici se a fare da punti di riferimento non ci fossero, abbandonati in un angolo o sui ripiani, tesi di laurea vecchie di vent'anni (ognuna col proprio cd), mouse e stampanti in disuso, mucchi di volumi non catalogati, resti di pranzi clandestini.Come tutti gli uomini della biblioteca, quand’ero alle prime armi io ho viaggiato; ho peregrinato in cerca di un libro, senza distinguere un corridoio dall’altro, un’uscita dall’altra, perché non riconoscevo i punti di riferimento; ora che non posso più percorrere quelle gallerie, affermo che la Biblioteca è interminabile. I pragmatici si ostinano a volere revisionare tutto, i romantici, come me, ripetono la sentenza: "La Biblioteca è un labirinto dagli infiniti volumi, il cui inventario è impossibile".A ciascuna parete corrispondono tre scaffali; ciascuno scaffale contiene un numero variabile di libri - tanti quanti se ne riescono a infilare nelle collezioni più numerose, pochi volumi che cadono sistematicamente in quelle meno ricche - il cui formato passa dalle miniature ai tomi settecenteschi da quaranta centimetri; alcuni hanno poche decine di pagine, altri migliaia e giacciono distesi per la loro enorme mole; ciascuna pagina ha un numero diverso di righe che dipende dal font e dalla misura delle lettere – dal 16 dei libri per bambini al 9 di alcuni dizionari- che sono nella maggior parte dei casi nere, ma possono essere di qualsiasi colore nelle definizioni o nei titoli e bombate, ritoccate e adattate alla grafica nelle copertine. Non si sa da quanto la biblioteca esista. Sembra esserci da sempre, nonostante qualcuno ne rintracci le origini fin dai primi giorni dell’Università, quando professori e signori generosi hanno messo da parte o donato libri per le generazioni future. L’uomo, questo imperfetto bibliotecario, ha poi ammassato acquisti, donazioni, trasferimenti, tanto che l’accumulo di scaffali, tomi, scale, carrelli sembra essere opera del caso o di demiurghi malevoli. Il numero dei simboli ortografici è infinito. Le pagine recano scritture in italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco, latino, greco, rumeno, croato, sloveno, russo, svedese, danese, norvegese, nederlandese, finlandese, portoghese, cinese, giapponese, turco, arabo, neogreco, swahili, somalo, tagalog, gotico, nepali, ebraico e aramaico, che tutte insieme danno un numero di simboli impossibile da definire a da comprendere per una sola persona. I testi di filosofia sono tutti in tedesco e hanno titoli interminabili, per dirne uno al proprio collega affinché lo appunti ogni revisionatore impiega giornate. I classici latini figurano in edizione francese e inglese, quelli greci hanno commenti anche questi in tedesco. Libri su mistica, cabala, storia, si fanno guerra dallo stesso scaffale che mette insieme arabi e ebrei. Ogni tanto un dottorando si spinge fin quaggiù e riesce a decifrarne il contenuto. Negli altri libri si trova tutto ciò che è dato esprimere: enciclopedie dantesche, l’archivio musicale di un maestro brasiliano, libri di fisica e di supereroi, dizionari biografici, enciclopedie dei santi, atti del comune di Ancona del 1975, fumetti, libri di design, tutte le lettere di tutti gli autori, milleseicentodiciannove periodici, tremila opere rare, tremilaottocento volumi antichi, duecentosessantacinque cinquecentine, quattro incunaboli. Nel sapere che la Biblioteca possiede tutti questi libri, la prima impressione è di straordinaria felicità. Ci si sente padroni di un tesoro accessibile. Non v’è argomento di studio che non sia contemplato in qualche scaffale. E allora a frotte vengono da lontano a cercare il proprio Libro. Questi pellegrini prenotano, riempiono moduli, fanno file, aspettano, ma se non colgono l’attimo esatto perdono l’occasione di poter aver tra le mani il Libro. Se riescono a mettersi in contatto con i bibliotecari, allora questi si spingono nell’abisso dello scantinato, se non conoscono la collocazione del volume scendono scoraggiati e a volte riemergono a mani vuote parlando di collocazioni scomparse o al cui posto stanno tavolette datate a quindici anni prima, di compattabili che li hanno quasi uccisi richiudendosi su se stessi, mentre loro, svogliatamente, aprivano libri a caso, magari ci fosse quello che cercavano, messo fuori posto.E allora il pellegrino si scaglia contro il bibliotecario: la certezza che il Libro si trovi in qualche scaffale e che sia inaccessibile lo fa infuriare, suggerisce che la Biblioteca chiuda e rimanga solo un grande stanzone in cui disperati si rifugiano per studiare; si dice che se ne trovi qualcuno nello scantinato, in equilibrio su qualche sediolina sgangherata, sommerso dai libri e dalla loro polvere.Se un viaggiatore cammina nella Biblioteca quando è vuota e nessuno è affaccendato a cercare, ne sente il respiro, l’umidità, l’odore di fumo che ha impregnato i libri a causa di sigarette proibite, l’acqua nelle condutture sopra la testa, i passi, gli sbuffi, il girare le pagine, gli spostamenti sulla sedia dei tanti che si affannano a trovare risposte in un libro. Allora ha una certezza: la biblioteca gli sopravvivrà, illuminata, soffocante, polverosa, puzzolente, caotica, preziosa, nascosta.
BV
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