* “Eccoci qui distesi, nudi amanti, belli per noi – ed è quanto basta –solo di foglie di palpebre coperti,sprofondati nella notte vasta” :
Perla pronunciò queste parole con dolcezza, rivolta al fiume.Ma ecco che si trovava a passare di lì per un’esercitazione notturna il principe del regno vicino, di nome Chatò. Nonostante il divieto di sconfinare fosse assoluto, pena la morte, spesso il ragazzo, scommettendo con i propri generali, riusciva a guadare il fiume in un punto dove era più basso, e a passeggiare a piacimento sulle rive dell’odiato regno vicino. Giusto per il gusto di sfidare le regole, com’è normale, per i giovani. Quella notte, il principe scorse la principessa che brillava ai raggi della luna, ma lui aveva la pelle talmente nera che, nonostante le si fosse messo a sedere vicino, la principessa non lo vide. Chatò la osservava trovandola bellissima, proprio per quel suo candore accecante. E quando la sentì pronunciare quelle strane parole ne restò molto turbato: non sapeva neanche che al mondo esistesse la poesia, e, per la prima volta in vita sua, pianse. La lacrima brillò alla luce della luna e Perla lo vide. Restarono in silenzio a guardarsi per alcuni minuti che a loro parvero anni, poi, senza dire una parola, si amarono fino all’alba. Tornata a palazzo, la scaltra principessa decise subito che avrebbe cambiato le leggi del proprio regno, pur di sposare il suo amato; sapendo bene, però, che era un’impresa da condurre con la massima astuzia: seppur illuminato e colto, infatti, il re suo padre detestava i vicini dalla pelle nera e mai avrebbe dato il consenso a quelle nozze.
Perla cercò l'ispirazione in biblioteca, nel regno delle parole e della saggezza, e in un libro stranissimo trovò qualcosa che le parve perfetto. Chiamò la cuoca di corte e le ordinò di procurarle alcuni ingredienti, poi si mise al lavoro e quella sera a tavola comparvero delle torte mai viste prima e dal profumo meraviglioso. Solo davanti al posto del re non c’era niente. Il monarca, buono e paziente, lì per lì non disse niente, ma quando i commensali iniziarono a mangiare e mandare gridolini di soddisfazione, cominciò ad alterarsi. “Che stupido scherzo è mai questo?” chiese alla figlia, che stava anche lei cominciando a gustare la torta. La principessa si finse stupita. “Ma padre” esclamò “davvero non credo possa piacervi, il miscuglio delle bianche e immacolate pere con il nero e selvaggio cioccolato!”. Tutti restarono con il boccone a metà, perché intuirono che poteva esserci sotto un trucco della scaltra principessa e che la questione poteva farsi seria. Si fece un gran silenzio. Il re non sapeva cosa rispondere: anche lui molto intelligente e furbo, aveva subito capito che quella sua risposta avrebbe cambiato per sempre la storia del regno. Ma il profumo di quel dolce era irresistibile. “Portatemi subito una tortaaaa!!!” strillò il poveruomo a squarciagola, perdendo il proverbiale autocontrollo. Da quella sera, le principesse bianche, cultrici della bellezza e della poesia, ebbero la possibilità di amare principi neri, selvaggi e guerrieri.
E, sempre da quel giorno, anche le pere e il cioccolato vissero felici e contenti. Come nelle torta di Antonella Tarantino.
R.L.
* incipit della poesiaNotorietà (Jawnosc) di Wislawa Szymborska.