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Sez. Salone del libro, i temi proposti da voi - " La mia prima volta al Salone del libro di Torino"

Da Svolgimento @svolgimento
Questo tema è stato proposto da Marusca Caputo, ed è a lei dedicato.
Svolgimento:
Che ci vuole. Che ci vuole a capire che nel posto in cui lavori, in quella multinazionale multi mangiasoldi, la gente muove cose, gira i posti, passa le carte e nessuno fa niente. E quanti soldi! Federica è sempre stata sveglia e poi è carina, gambe lunghe, magra, tanti capelli ricci e neri. Mani piccole, mani da diva. “Ci starebbe bene un brillante, sul quel dito affusolato” butta là ogni tanto l’ingegnere. Ma Federica è così sveglia da fare finta di non capire. E lui è un brav’uomo, e non insiste. Tanto ha la Carla, la Francesca e la Simonetta, e le accontenta tutte, tutte. Tutte a brillanti e cotillons. Federica invece è tenuta in grande considerazione per gli acquisti, che l’ingegnere fa spesso on line. “Che ne dici, di questa borsa di Gucci? Piacerà alla Carla?” “Sì sì, no no”  : Federica conosce ormai i gusti di tutte. E non sbaglia un colpo. Così diventa la responsabile. Degli acquisti dell’ingegnere, si capisce. Ogni tanto c’è qualcosa anche per lei, che è così una brava ragazza. E, visto che è fidata, può agire direttamente: il capo le passa la carta di credito. Tanto non è il suo conto. No, non è neanche il conto della società. Non è il conto di nessuno o forse è il conto di tutti, dato che ci vengono pagate le cose più disparate. Forse è di quel signore che prima era assessore in comune e adesso consigliere alla regione. Sono tanto amici, con l’ingegnere. Chissà. Con quella carta Federica paga regali bellissimi, viaggi costosissimi, biglietti per i concerti. Un fiume di soldi. E ormai il suo lavoro è quello: far funzionare la magia della carta. Chi controlla? L’ingegnere non controlla. Nessuno controlla.E’ colpa del computer tentatore. Federica ha appena prenotato per la moglie dell’amico dell’ingegnere il volo Torino – Dubai, ed ecco che passa la pubblicità dell’hotel più esclusivo del Lingotto. Ci va spesso, l’ingegnere, lui dice per lavoro. Federica non è mai stata in un posto come quello. Clicca sul sito, vede le foto.  Benvenuti al Salone Internazionale del libro di Torino. Libri, scrittori e conferenze: benvenuti nel sogno di Federica. Le dita digitano le date per la prenotazione e il numero della carta che lei neanche se ne accorge.Si sente ladra. Si sente eccitatissima e sporca. Poi, all’improvviso, diventa fredda e tranquilla. Prende accordi con la sua amica – vado a Torino solo per il fine settimana, è per lavoro, dormo da mia zia, stai tranquilla – le lascia le chiavi di casa e la tutela del gatto.

Con la carta ha pagato una giornata di trattamento di bellezza completo: di giovedì, giorno di ferie, tanto l’ingegnere non c’è. E i suoi capelli diventano biondo platino. Lunghi e lisci. Nemmeno il suo micio la saprebbe riconoscere. Un salto a ritirare gli abiti già ordinati e pagati: Gucci, Versace e Chanel. Scarpe Manolo e Jimmy Choo. Neanche li prova: ha una taglia standard e una fretta terribile. Aggressiva ed elegante, con bagaglio Dior e tacco 12 mai osato prima, dietro un paio di occhiali neri sale sul Frecciarossa Milano – Torino. Il giovane controllore strabuzza gli occhi. E ti credo. Manda perfino un sms a un amico, Federica se ne accorge, mica è scema. Quando scende dal treno sono in due o tre a guardarla, ma lei allunga la falcata. Le pare perfino che uno l’abbia fotografata con l’iPhone. Andate tutti a quel paese. Federica è furba. Dissimula e al tassista che fa il cretino risponde in inglese. Fottiti, scemo. Pagamento della corsa, purtroppo, in contanti.  Alla reception smozzica qualche sillaba con l’accento americano che ha imparato ascoltando le conference calls dell’ingegnere, enigmatica e un po’ seccata. A fare gli onori di casa c’è il direttore. “Per la signorina, solo il meglio”, dice mellifluo, e timidamente la interroga sui suoi interessi di visita in città, mentre Federica invece si interroga sul potere infinito della carta di credito. Due inservienti intanto corrono a prenderle il bagaglio. Di nuovo, nel corridoio, una ragazzina le scatta una foto. Federica si ripara con una mano e procede verso la sua camera. A porta chiusa, non può fare a meno di lanciare un gridolino: è una suite piena di rose bianche, frutta e candele! Un po’ stranita, passa da una stanza all’altra, controlla il campionario dei prodotti di bellezza esposti in bagno (tutto Hermes), poi si getta sul letto e comincia ad avere paura.  Sa di avere fatto la più grande stronzata della sua vita, che la licenzieranno, la denunceranno e le faranno pagare le spese. In cambio di due giorni al Salone del libro, sta buttando via la vita. Per non pensarci, disfa i bagagli. Sarà il caso di mettersi scarpe comode? Ci sarà da camminare un bel po’: è previdente ed ha studiato la mappa del Lingotto, senza capirci niente. Sa che ci sono delle grandi lettere appese in aria. Le basterà camminare con il naso all’insù, si consola. Comunque non sa dove andare. E neanche perché si trovi lì. Tanto vale. Decide per un ingresso in grande stile: stivaloni, trench nero di pelle, capelli tirati all’indietro con il gel ed enormi occhiali neri. Non sia mai che incontri pure l’ingegnere! Trucca la bocca di rosso rosso rosso e infila la porta che pare una centometrista. Il direttore, proprio gentile, l’accompagna alla porta girevole. “C’è la sua auto”, le dice. Federica neanche si chiede a cosa serva un’auto per fare trecento metri, e, nell’abitacolo, due bestioni con i walkie talkie e l’auricolare. E poi tutta quella gente che la guarda, neanche venisse dalla luna. Per un attimo suda freddo, magari sono venuti a prenderla per portarla in prigione. Invece l’auto la lascia con dolcezza davanti a una porta secondaria. La calca è moltissima. Ce n’è di gente che legge: è il pensiero di Federica, commossa. E tutti sono così gentili, anche quel signore dai capelli bianchi, alto e un po’ magro, che le viene incontro, e si presenta “Sono Ernesto Ferrero, benvenuta, che bella sorpresa ci ha fatto, così all’improvviso” le dice compìto. Federica risponde stringendogli la mano in modo un po’ floscio e accennando un sorriso, poi lo saluta in inglese, e lui pare tutto contento. Uffa, chissà quando potrò visitare gli stand, pensa Federica un po’ seccata, ma l’anziano signore non la molla, la prende per un gomito e non la fa fermare “per di qua, per di qua, giusto un attimo da Mondadori". E lì c’è un ragazzo dal viso ombroso che si presenta un po’ schifato “Niccolò” le dice torvo, guardandole il tacco dello stivale. “A famous italian novelist” biascica il signor Ferrero “ci teneva a conoscerla, sa?” Federica non fa in tempo a svenire davanti al suo scrittore preferito e identifica all’improvviso tutto quell’avvenimento come una cosa enorme. Ma ormai è tardi. Ormai i bestioni aprono la folla e la ficcano a forza in una grande sala gialla e centinaia di telefonini scattano e dietro le lenti scure i suoi occhi possono distintamente leggere uno striscione, improvvisato dai fan:

“WELCOME, LADY GAGA”.  


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