Magazine Diario personale

Sez. Soap e sapone - Tema: Trauma da soap

Da Svolgimento @svolgimento

Sez. Soap e sapone - Tema: Trauma da soapCiak, prima scena:Dopo ore e ore di travaglio, febbrile attesa e discorsi frammentari, tra zaffate di fenolo e arabeschi di fumo sulle pareti di linoleum verde dell’ospedale, finalmente viene annunciato il lieto evento. In sala parto, si intravede un mucchietto di pieghe grinzose e bluastre appeso alla mano robusta dell’ostetrica. “Annuntio vobis gaudium magnum: è una femmina!!!” gioisce la levatrice, rivolgendosi al padre: un uomo sulla trentina, smilzo e allampanato dagli occhi grigio-verdi e un ciuffo nero sugli occhi. Per un attimo, il suo sguardo si colora di smeraldo, come attraversato da un lampo di sole. Ma subito dopo, viene riassorbito dai suoi pensieri  cupi e ossessivi, sotto la luce fredda e asettica dei neon. Al primo vagito della figlia, non sa far altro che accasciarsi su una sedia, già in preda alla depressione post-partum, lui! Da ore, non fa che recitare il suo mantra privato fatto di litanie senza senso, in uno stato catatonico. Cicca dopo cicca, le sue contorte spire di fumo si sono alzate lente e minacciose e già ghermiscono le piccole manine della neonata indifesa. Quale perfetta prolessi dell’imminente catastrofico legame che li avrebbe stritolati per tutta la vita. E questo non è che l’inizio. Ma passiamo oltre. L’idillio con l’esistenza può veramente durare lo spazio di un vagito.


Ciak, seconda scena:Lesta e sicura, l’infermiera depone la neonata su un lettino per lavarla e reciderle il cordone ombelicale. Dopo averla avvolta in panni ben caldi, la adagia sul petto della madre, stremata ma raggiante. La bimba scalcia e urla: non ha gradito il repentino cambio di setting e poi tutte quelle ombre giganti assiepate attorno a lei la terrorizzano. L’unico modo per esprimere il suo dissenso è un pianto dirotto di vagiti all’ultimo decibel. Pare un’aliena mentre strizza gli occhi come un ET in fasce – certo non è propriamente una bellezza, ma si sa: la nascita è un trauma e ne portiamo i segni su ogni centimetro di pelle.I parenti e gli amici, stipati in sala parto come sardine in barile, si scambiano sorrisi di circostanza e ammiccamenti compiaciuti…Come dicevano che la chiameranno? Ah sì Susanna o Carolina! Mah… Il prete lo sa? Chissà come starà la mamma. E’il suo primo travaglioMan mano che dalla sala operatoria giungono notizie confortanti sulla salute e il peso della neonata, il tempo dell’attesa affannata si scioglie in dolce commozione. Qualche lacrima brilla fugace tra sbavature di mascara e kleenex spiegazzati. Il decorso post-partum sembra dei più normali sia per la neo-mamma sia per la ‘new entry’. Mentre il sipario sta per calare sul prologo anonimo di una nascita qualunque, attori e comparse recitano pigri le ultime scontate battute. Ma nel sottofinale, ecco che il collaudato meccanismo s’inceppa…e l’incipit di una vita assume di botto i caratteri della tragicommedia. La sala parto, infatti, nasconde un’insidiosa buccia di banana o saponetta, che dir si voglia. La scena madre inizia sotto la regia occulta della sorte.

Ciak, terza scena: Ora l’ostetrica con fare sicuro solleva la pupa ignuda per farle il bagnetto. Con una mano la issa in alto come un trofeo, mentre con l’altra tasta la temperatura dell’acqua nella vaschetta. Sul letto del travaglio, la madre assopita sogna di tenere ancora la sua bimba tra le braccia. Invece, dall’altro capo della stanza, sta per iniziare una crudele commedia degli errori. Splash!! Sostenuta dalla manona dell’infermiera, ecco la bimba immersa nell’acqua appena tiepida. Sciaff…sciaff….i piedini vellutati scalciano di qua e di là mentre la doccia le irrora la carne tutta squamata e avvizzita dopo il brusco passaggio dal liquido amniotico all’atmosfera. Ora la pelle ha assunto una tonalità rosacea e il corpicino è ricoperto da una specie di lanugine. Mentre, per la rabbia incontenibile, i vagiti si fanno sempre più bassi e monotoni, l’ostetrica sposta la piccola sopra il fasciatoio per asciugarla e poi procedere con le varie misurazioni di rito. Ed ecco che, in un breve attimo, accade il misfatto: Patapum! Stop. Buona la prima. Fine della comica e inizio della storia.“Eh, sì, sei scivolata dalla mano dell’ostetrica e sei caduta come una pera cotta… T’è andata proprio bene quella volta.” Ricordo ancora come fosse ieri quando mia mamma con crudeltà degna di Nemesi, mi raccontava questo aneddoto e io, forse per una sorta di autodifesa, ho sempre visualizzato la scenetta quasi non riguardasse me. Ma perché, già in fasce, dovevo subire l’onta del ridicolo?“Ecco perché sei così svalvolata!!!” rincarano gli amici e i parenti ogni volta che a casa nostra si ride della mia disgrazia precoce. Da quella caduta in sala parto, tutta la mia vita —o vita di merda che dir si voglia — (quanto amo i chiasmi!), è stata un susseguirsi di gaffes, sempre alla ricerca dell’equilibrio sopra una saponetta impazzita, che ovviamente sto ancora affannosamente cercando e forse mai troverò…Sia l’equilibrio sia la saponetta, ovviamente!!  E quindi, direi che, mutatis mutandis, e per prendere le distanze dal ‘datum’,  come inizio di una ‘soap opera’, ci possiamo anche stare... C’era una volta una ‘Bella Figheira’ che da piccola esordì sul palcoscenico del mondo in un modo alquanto bizzarro…To be continued.
BA

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :