Coloro che coltivano una passione mi capiranno se dico che talvolta capita di trovarsi di fronte a qualcosa, ad essa legata, che si deve acquisire in tutti i modi. E’ stato il caso per me, mentalista di professione, di “Te lo leggo nella mente” l’ultima fatica letteraria di Mariano Tomatis, prolifico scrittore, storico della magia ed illusionista (umano solo in apparenza ma tradito inesorabilmente dalla mole e qualità di ciò che produce), che in questi giorni sto centellinandomi con molto piacere.
Il libro merita, e non sono solo io a dirlo, per le considerazioni che fa, legate al mentalismo e per come illustra quei fatti e risvolti storici che lo hanno reso ancor più interessante ed intrigante fino ad oggi, sia per gli addetti che per i profani. Ne scriverò (qui o altrove) prossimamente.
Ciò che segue è un estratto che l’autore ha avuto la cortesia di regalare a questo blog (corredato da immagini inedite nel libro) dopo avergli riferito di come fossi rimasto affascinato dai tanti riferimenti del testo alle sfide e ai conflitti esistiti nella storia della magia tra i vari artisti e di come oggi invece, tutto sia…..rimasto come allora:
“Di fronte ai prodigi di un mentalista, forse non pensate che – dietro di lui – esista un mondo in subbuglio, ben nascosto dietro le quinte. Il film di Christopher Nolan The Prestige ha svelato ai profani l’esistenza di aspre rivalità tra colleghi prestigiatori.
Nell’Ottocento, Parigi fu la sede di uno degli scontri più accesi nella storia del mentalismo. I due contendenti si chiamavano Robert-Houdin (1805-1871) e Henri Robin (1811-1874), al secolo Henri Joseph Donckele.
Entrambi presentavano in teatro la stessa performance, che i giornali avevano chiamato «seconda vista». Passando tra il pubblico, il mago prendeva tra le mani alcuni oggetti e ne trasmetteva le immagini a una persona bendata, che si trovava sul palco, la quale era in grado di descrivere nei particolari ciascun oggetto.
Nel 1845, Robert-Houdin si esibiva al Théâtre du Palais-Royal con il figlio Émile.
A proposito del ragazzo, i giornali raccontavano sbalorditi: «Nomina il valore delle monete e l’anno di conio, l’ora, i minuti e i secondi degli orologi, il nome dell’orologiaio inciso sul quadrante, la forma e il numero di anelli. Dettagli incredibili!»
L’illusionista raccontò di avere inventato la «seconda vista» guardando i suoi due figli che, a occhi chiusi, cercavano a turno di indovinare un oggetto scelto dall’altro. Negli stessi giorni, però, anche Henri Robin affermava di averla inventata e presentava l’effetto con la moglie. Chi dei due aveva ragione?
Qualche anno più tardi Robert-Houdin denunciò il collega di plagio, portando alla luce un intricato complotto organizzato alle sue spalle: Robin aveva convinto Omer Legrand, uno degli operai di Houdin, a costruire per lui delle copie esatte dei giochi di prestigio del collega.
A mescolare ulteriormente le carte pensò, mezzo secolo più tardi, Harry Houdini: l’illusionista rivelò che né Robin, né Robert-Houdin potevano fregiarsi del titolo di «inventore» della seconda vista. Nel 1781, infatti, era stato Philip Breslaw (1726-1803) a presentare per primo un effetto di telepatia a due.
Tre anni più tardi, Giuseppe Pinetti aveva coinvolto la moglie nella stessa esibizione a Londra.1 Nel 1841, inoltre, negli Stati Uniti si esibiva «The Mysterious Lady», una mentalista che indovinava gli oggetti scelti dal pubblico. Secondo i giornali, «descrive vestiti e gioielli di chiunque lo desideri, con un’accuratezza davvero sorprendente; se una carta viene scelta da un mazzo, ne annuncia il valore».
Stupiti? Davanti al prossimo spettacolo di mentalismo, ricordatevi delle battaglie senza esclusioni di colpi che avvengono di continuo tra le menti creative più brillanti. Da questa prospettiva, ciò cui assisterete apparirà ancora più vitale e sanguigno“.
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Questa voce è stata pubblicata il 28 marzo, 2013 alle 4:21 pm ed è archiviata in Varie. Segui i commenti a questo post con il feed RSS 2.0. Puoi lasciare una risposta, o mandare un trackback dal tuo sito.