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Sgarbi vs Benati, la storia dell’arte e la galera

Creato il 28 luglio 2015 da Micheledanieli

annibale carracci daniele benati vittorio sgarbi

E alla fine la inutile querelle Sgarbi-Benati è arrivata in tribunale.
E’ su tutti i giornali, ad esempio qui o qui.
Tutto si sgonfierà, perché Benati non ha nessuna colpa, né dai giornali si capisce il capo di imputazione.
Non si capisce, ancora, perché la colpa la debba prendere lui che ha detto a più riprese che il quadro è di Annibale Carracci, ma non si fa parola dell’Ufficio Esportazione della Soprintendenza che invece non distingue un capolavoro da una patata lessa.

Quindi, dal sottosuolo, una convinta parola di solidarietà per Benati che incautamente si è lasciato trascinare in un match di lotta nel fango contro il campione del mondo. E non poteva che soccombere.

Dalla vicenda emergono però alcuni elementi. Limitiamoci ai principali:
1. totale incomunicabilità tra proprietari, casa d’aste (Dorotheum), studioso (Benati), Soprintendenza. Tutte queste strutture, chiamate a fare sistema, sono invece l’una sospettosa dell’altra. Ognuno crede che l’altro lo voglia fregare e cerca di fregarlo per primo. Parlare in maniera aperta è severamente vietato.
2. la vendita di oggetti d’arte, nell’immaginario comune, è possibile (e forse anche divertente) solo se portata avanti in maniera truffaldina. Una truffa da poco, si intende. Da soliti ignoti.

Fare le cose secondo le regole è proprio da poveracci.
Vuoi mettere il brivido dello 007 dell’arte?
Certo, poi magari vai in galera.
Che brivido…



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